Traversata Litegòsa - Cupolà - Lastèolo

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N.B.: ITINERARIO E RELAZIONE A CURA DI ANNA PIERMARTINI

 

CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 014

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO LAGORAI-CIMA D'ASTA)

SCHEDA N. 33

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Si risale la valle fino all'ingresso di Panchià (965 m, 34 km da Egna-Ora). Senza entrare in paese, ci si porta nei pressi della Baita Sette Nani, dove si lascia l'auto (poche centinaia di metri oltre la baita, quando la strada diventa sterrata, vi è infatti un divieto di accesso).

 

ITINERARIO

Si comincia a salire per buona sterrata di fianco al torrente fino a che, poco prima di un ponte sulla destra, le indicazioni per "Cavelònte" non fanno deviare dalla carrareccia.

Ci si immette su una mulattiera immersa nel fitto bosco di conifere che, dopo poco, si ricongiunge ad un'altra carrareccia: questa proviene dalla frazione di Zanolìn e (credo) sia percorribile alle auto fino all'altezza della ex colonia Cavelònte. Proseguendo dunque per detta sterrata ed ignorando tutte le numerose deviazioni non segnalate, il percorso prosegue nel bosco, che alterna tratti ombrosi e fitti a panoramici squarci, fino a che non si arriva ad un punto in cui, nei pressi di un ponte, la strada spiana decisamente. E' l'area in cui sorge la costruzione, ora in rovina, della ex Colonia Cavelònte (1310 m, h 0,40), che sfruttava una sorgente di acqua ferruginosa; indicazioni per raggiungere la sorgente subito dopo il ponte a sinistra.  

Dopo il ponte, tabelle spingono a proseguire diritto per "Malga Aie", "Malga Toàzzo" e "Cima Litegosa", e si continua quindi sempre per buona sterrata e per una ventina di minuti, fino ad arrivare in vista della bella Malga Toàzzo (1452 m, h 0,30 circa dall'ex colonia).  

Attraversato il torrente (tabelle), si passa dietro gli edifici della malga e, nuovamente nel bosco, si imbocca una buona carrareccia che si segue fino ad un bivio; qui occorre lasciare a sinistra la mulattiera diretta a Malga Aie (vedi anche itinerari Laghetti delle Aie e Monte Formentòne) e proseguire a destra. Continuando a camminare su buona sterrata, si arriva nel punto ove, dopo uno slargo sulla sinistra, la carrareccia va ad innestarsi nella vecchia mulattiera che, più ripida e sconnessa, prosegue fino alla diruta costruzione dell’ex Malga Litegòsa (1770 m, h 0,45). 

Si esce nella piccola radura invasa dalla vegetazione e, passando dietro la malga, si rientra nel bosco sempre seguendo la vecchia mulattiera. La vegetazione dirada sempre più, fino a che si esce su una nuova radura ove si trovano i pochi muri superstiti di una ulteriore malga (1840 m). Nei paraggi pascolano spesso cavalli "zainofagi": fare attenzione! Oltre la radura si rientra per un breve tratto nel bosco, per poi trovarsi su terreno aperto e panoramico fatto di piatte lastronate rocciose, mughi e bassi cespugli; qui talvolta la vecchia mulattiera diventa un poco "evanescente" ma, prestando un minimo di attenzione, non si rischia comunque di perdere la strada. Nonostante, infatti, siano davvero pochi gli sbiaditi segni rossi superstiti, vi è qualche ometto a segnare la strada e, inoltre, la direzione da seguire è evidente, poiché il vasto intaglio del Passo di Litegòsa è già ben visibile. 

Giunti all’ampio e panoramico Passo di Litegòsa (2277 m, h 1,00 dalla ex Malga Litegòsa), tabelle poste proprio sotto un gendarme della soprastante Cima Formentòne (poco sopra vi è il "ruspante" Ricovero Nada Teatin, vedi anche itinerario Traversata Sàdole-Litegòsa), indicano di proseguire verso destra. Ci si innesta sulla più marcata traccia della "Translagorai" (n° 321) che in questo punto transita appena sotto la linea del passo, abbondantemente segnato da imponenti resti di trincee e baraccamenti, e ci si porta proprio sotto le pareti della Cima di Litegòsa. Subito prima che il sentierino cambi brevemente versante per aggirare la cima, si nota una deviazione abbastanza marcata (segno rosso su grosso masso sporgente a tetto e ometti) che, con breve digressione, conduce sulla cima. 

Transitati quindi sotto il sassone a tetto, si passa ai piedi di una liscia placconata, per poi cominciare a salire grazie a blocchi di pietra accatastati a formare una scaletta; al termine della rudimentale gradinata, si prosegue per camminamenti e tracce di passaggio arrivando in breve sulla panoramica vetta di Cima di Litegòsa (2548 m, h 0,15). 

Da qui, per ricongiungersi al sentiero segnato, vi sono due possibilità: o tornare sui propri passi fino a riprendere la traccia ufficiale, oppure calarsi lungo un ripido canale a cui fa capo la traccetta che si nota tra le rocce su cui sorge la croce di vetta e l’ampia caverna di guerra presente sulla cima. In questo caso, percorrendo con attenzione il tracciato di guerra e le ripide ed esposte scalette di pietra ora un poco traballanti, si giunge alla selletta tra la Cima di Litegòsa e Cima di Cupolà, ove sbuca anche il sentiero n° 321

Da qui, invece di scendere lungo il percorso della "Translagorai", si sale lungo un marcato ed evidente camminamento che percorre tutta la dorsale della Cima di Cupolà e che, dopo essere passato attraverso baraccamenti di cui sopravvivono ancora i resti delle intelaiature lignee, porta sulla ampia ed erbosa sommità (2547 m, h 0,15 da Cima di Litegòsa). 

Ridiscesi nuovamente alla selletta, si riprende il sentiero n° 321 che comincia a perdere gradualmente quota; per camminamenti di guerra e con qualche modesto saliscendi, si passa di poco sotto a due successive depressioni di cresta arrivando infine alla Forcella di Cupolà (2533 m, h 0,30 dalla Cima di Cupolà). 

Il sentiero sale ora più decisamente per portarsi, dopo qualche breve zigzag, sul vasto pianoro roccioso (paesaggio davvero "lunare") compreso tra il Cimòn di Lastèolo e le ultime propaggini della cresta sud del Formiòn. Si passa di fianco a considerevoli resti di trincee, baraccamenti e terrapieni, fino a transitare proprio sotto le elevazioni principali del Cimòn di Lastèolo. Nel punto in cui si passa di fianco a resti di baraccamenti che formano una specie di terrazza, e prima di una sorta di "scalone monumentale" formato con pietra accatastate, si lascia la traccia segnata per salire verso sinistra su sentierino di guerra: si transita presso quel che resta di un baraccamento su terrapieno e quindi, per traccia in parte franata, si arriva in pochi minuti alla cima del Cimòn di Lastèolo (2560 m), ove sorge una rudimentale croce di legno. Nonostante la quota non elevatissima, il panorama è comunque ampio e circolare; da un lato la Valle di Fiemme e dall’altro la verde china che cala verso la Val Cia, mentre voltandosi indietro si riesce ad abbracciare collo sguardo buona parte dell’itinerario percorso

Tornati sul sentiero principale, si può scegliere di ritornare indietro percorrendo a ritroso il percorso seguito fino ad ora oppure proseguire ancora un poco fino alla Forcella dei Pieròni per poi scendere nell’omonima valletta fino ad intercettare la traccia diretta alla Forcella Cadinello (2124 m, h 1,30, vedi anche itinerario Monte Lastè delle Sute). 

Dalla forcella si percorre in discesa il sentiero n° 319 che in circa h 1,00 porta alla Malga Toàccio; da qui, nuovamente per carrareccia, in ulteriore h 0,30 al punto di partenza e alla macchina.

 

TEMPO TOTALE

h 8,00 - 9,00 

DISLIVELLO

1800 m circa 

DIFFICOLTA’

EE allenatissimi

ULTIMO SOPRALLUOGO

agosto 2008 

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Itinerario lungo e che si svolge su sentieri non sempre evidentissimi, transitando lungo una porzione del Lagorài che rimane abbastanza solitaria anche nel trafficato mese di agosto. Molto interessante il tratto dal Passo di Litegòsa al Cimòn di Lastèolo, ove il percorso si svolge ancora interamente su vecchi camminamenti di guerra.