Monte Lastè delle Sute 2616 m

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N.B.: ITINERARIO E RELAZIONE A CURA DI ANNA PIERMARTINI

 

CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 014

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO LAGORÀI-CIMA D'ASTA)

SCHEDA N. 32

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Risalita la valle fino a Cavalese (1072 m, 24 km da Egna-Ora), si devia a destra verso Masi di Cavalese; oltre il paese si prosegue avendo alla propria sinistra il torrente Avisio fino quasi ad arrivare alla frazione Lago; qui un cartello indica sulla destra la diramazione verso la Val Lagorài. Imboccata la strada e superato un piccolo gruppo di case (Masi di Lagorài) l'asfalto lascia il posto allo sterrato e a questo punto si può decidere se proseguire a piedi oppure se impolverare la macchina proseguendo fino a che una sbarra situata qualche chilometro oltre, non ci costringerà all'uso forzato delle gambe!

 

ITINERARIO

Inizialmente, si segue la carrareccia che costeggia il Rio Lagorài, assai impetuoso e ricco di acqua ad inizio stagione, si superano alcuni bivi segnalati che conducono verso la stazione intermedia dei vicini impianti del Cermis, fino ad arrivare ad un ponte carrabile in corrispondenza del quale la carrareccia fa un bivio (località Le Màndre). 

Qui occorre proseguire diritto e affrontare la parte più ripida della strada sterrata (in alcuni punti lastricata) fino ad incontrare sulla sinistra prima un dosso roccioso solatio e molto panoramico (cascata) e quindi un bivio a sinistra con indicazioni per "Malga Fratòn". Oramai con minor pendenza, si arriva ben presto ad un ponticello che scavalca il Rio Lagorai nel punto in cui precipita nella bella cascata, e ci si immette nella vasta spianata occupata dal Lago Lagorài (1870 m) e dall’omonima malga (aperta: fontana, camino, legna e brande). Fin qui calcolare h 2,00 circa da dove termina l'asfalto (h 1,00 partendo dalla sbarra posta più in alto).

Costeggiato il lago sul suo lato destro, si oltrepassa la malga e si prosegue dritti per la stradina che ben presto si trasforma in sentiero, risalendo con moderata pendenza il Vallone; risalitolo per circa due terzi, tabelle C.A.I. invitano a deviare verso sinistra per un buon sentiero che, con pendenza sempre moderata, si inoltra nella amena Valle dei Laghetti. Oltre un dosso il sentiero attraversa il Rio Lagorai, che qui si impaluda leggermente, per ricominciare a salire verso la pietrosa conca che ospita i due Laghetti di Lagorài (2270 m). 

Oltre i laghetti (ottimi per una sosta con annesso pisolino ...), la traccia prosegue fino all’ampia insellatura di Forcella Lagorài (2372 m, h 1,30 dalla malga), ove si trovano ancora abbondanti resti di opere belliche e da dove lo sguardo può spaziare sia verso la Cima d’Asta  sia verso la bella valletta appena risalita. 

Trascurando a destra il sentiero diretto alla Forcella delle Buse dell'Oro (vedi anche itinerario Cima Lagorài - Cimòn di Busa della Neve) e proseguendo verso sinistra (indicazioni per "Forcella dei Pieròni"), si recupera una vecchia mulattiera, che va poi abbandonata a favore di un ben marcato sentierino diretto verso la grande pietraia che scende dalle bastionate del Monte Lastè delle Sute. Sulla pietraia a tratti il sentiero scompare, ma i segnavia rimangono sempre buoni, e a tratti ci si trova a percorrere una traccia di guerra in cui i blocchi di porfido sono stati sistemati in maniera tale da formare un perfetto lastricato. Oltre la pietraia ricompare il sentiero che, guadagnando quota con qualche zigzag, si dirige verso un canalino che incide la parete; lo si risale grazie ad una scaletta in parte franata, realizzata anch’essa in periodo bellico, formata da grossi blocchi accatastati. Superato l’ostacolo, si esce su una piccola forcelletta affacciata sull’immensa pietraia, punteggiata qua e là da piccole pozze d’acqua, che costituisce il versante settentrionale del Monte Lastè delle Sute; in fondo spicca per contrasto il verde squillante dei prati attorno alla Malga Lagorài e il blu intenso dell’omonimo lago. Oltre, le altre cime del Lagorài, con la Litegòsa e il più vicino Formiòn e, in secondo piano, sul versante opposto della Valle di Fiemme, le rocce del Latemar. 

Da qui la vetta è davvero vicina e per raggiungerla occorre abbandonare il sentiero segnato per risalire, rimanendo un poco sotto la linea di cresta, grossi blocchi e rocce rotte in direzione di un evidente intaglio: poco sotto la cima, si recupera un buon sentiero di guerra che facilita il percorso e che conduce in breve a quel che resta dell’ometto e della croce di vetta del Monte Lastè delle Sute (2616 m, h 1,00 dalla Forcella Lagorài). 

Per la discesa si recupera il sentierino di guerra e lo si segue in una lunga diagonale fino a reperire la traccia segnata in prossimità della Forcella delle Sute (2480 m), ove si trovano altri notevoli resti di ricoveri, fortificazioni, trinceramenti e altre opere belliche. 

Da qui, sempre sfruttando tracce e scalette di pietra risalenti al primo conflitto mondiale, si risale brevemente un dosso e con qualche ulteriore saliscendi ci si cala definitivamente al piccolo intaglio della Forcella dei Pieròni (2438 m). Non vi sono tabelle o indicazioni, solo i segnavia della "Translagorài" che proseguono in direzione Est verso la Cima di Litegòsa. 

Seguendo ancora un poco il sentierino e risalendo appena le pendici del Cimòn di Lastèolo (volendo raggiungibile in breve per sentiero di guerra), si arriva in vista del piccolo Laghetto dei Pieròni, caratteristica pozza d’acqua incassata tra grandi placconate di porfido. 

Dal laghetto, seguendo abbondanti ed evidenti ometti di pietre, si comincia a scendere con pendenza modesta la bella e panoramica Valle dei Pieròni; ci si mantiene inizialmente in costa sul lato destro della valle, poi si comincia a scendere rinvenendo di tanto in tanto anche qualche sbiadito segno rosso. La traccia, sempre abbastanza buona, arriva fino a quel che rimane di un vecchio baito (2100 m circa), posto in panoramica posizione, e qui, improvvisamente, si perde del tutto. 

Procedendo con attenzione tra l’erba alta, si scorgono radi ometti e qualche sbiaditissimo segno bianco-rosso e, verso la fine della spianata, un grosso ometto abbastanza evidente. Prendendo quest’ultimo come punto di riferimento, lo si raggiunge e si prosegue oltre avvicinandosi al punto in cui la spianata erbosa del baito va a morire contro la soprastante parete di roccia (cascatella). Cercando di rinvenire la traccia soffocata dalla rigogliosa vegetazione, si prosegue fino ad un caratteristico strapiombo nerastro e gocciolante acqua ai piedi del quale il sentiero torna per un poco a farsi evidente, per poi scomparire di nuovo. Con qualche zigzag e tratti in costa si comincia a scendere in direzione della vicina Forcella di Cadinello fino a recuperare la traccia che la raggiunge, in corrispondenza di nuove tabelle segnaletiche. 

Sul sentiero per la forcella i segni sono nuovi, come pure nuove sono le tabelle, ma la traccia è anche qui incerta a causa della scarsa frequentazione; il fatto che, comunque, le nuove tabelle segnalino l’itinerario attraverso la Valle dei Pieròni fa presupporre che sia in programma un ripristino del sentierino. Recuperata dunque la traccia che scende verso il Lago Lagorài, si rimane inizialmente alti sopra le acque del lago, per poi scendere in direzione della malga (h 2,00 dalla Forcella dei Pieròni) e da qui, nuovamente per la carrareccia percorsa in salita, si ritorna a recuperare l’auto.

 

TEMPO TOTALE

h 6,00 - 8,00 (h 9,00 - 10,00 partendo dalla fine dell'asfalto)

DISLIVELLO

1400 m circa (1700 m circa partendo dalla fine dell'asfalto)

DIFFICOLTA’

EE allenatissimi

ULTIMO SOPRALLUOGO

giugno 2008 

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - ottobre

COMMENTI

Bell’itinerario che si svolge in parte in ambiente selvaggio e che consente di vedere le diverse "facce" del Lagorài. Quella verdeggiante e idilliaca e quella aspra e pietrosa. Attenzione all’ultima parte della discesa nella Valle dei Pieròni; la traccia a terra scompare, restando visibili solo pochi ometti e qualche sbiadito segno rosso.