Poco
prima di raggiungere la radura di Peniòla si stacca a destra un erto ramo
lastricato (indicazioni) che si inoltra con crescente pendenza nel fitto
bosco: ad un bivio, si trascura il proseguimento della carrareccia per
prendere a destra la traccia n° 521, che presto si restringe a mulattiera
mentre prende a risalire il ripido pendio boscoso. Dopo una serie
di tornanti, si supera una zona disboscata di recente, oltre la quale si
raggiunge una prima ampia radura erbosa: bivio a destra per l'"Anello
di Val da Ciàmp", traccia che permette il collegamento con la media
Val Peniòla.
Attraversata la radura, si supera un ulteriore gradino
boscoso e, aggirato lo sperone discendente dal Sass da Ciàmp, si
entra in una ripida valletta erbosa che si risale interamente. Lasciata a
sinistra una traccia pianeggiante che taglia gli erbosi versanti della
Cima da Ciàmp (2265 m), si prosegue diritti fino alla larga sella erbosa
della Forcella Peniòla (2130 m c., h 1,30
da Peniòla): magnifico panorama dall'altra
parte verso Passo di Costalunga
e Roda di Vaèl
(2806 m). Da questo lato,
un ripidissimo canale detritico scivola in Val Peniòla.
Volendo, seguendo le
facili tracce a destra, per pendii erbosi si tocca in breve la vetta del
Sass da Ciàmp (2193 m), sulla quale sorge un pittoresco palo.
Proseguendo lungo la traccia
n° 521, che risale la cresta proprio sul filo, sul ciglio degli scuri
dirupi nord-orientali, si supera un breve risaltino e si toccano gli
ondulati dossi erbosi che costituiscono la vetta della Cima da Ciàmp (2265
m, h 0,30 da Forcella Peniòla).
Scesi brevemente alla successiva forcella,
si prendono a risalire i ripidi pendii vulcanici del Toàc', con suggestive
vedute sui tetri canaloni che precipitano in Val Peniòla. Superata
un'anticima, si risalgono gli ultimi ripidi prati fino alla sommità del
Monte Toàc' (2319 m, h 0,30
dalla Cima da Ciàmp), costituita da una breve crestina orizzontale.
Per erbe e roccette si cala in poco tempo alla larga Forcella del Toàc'
(2273 m), dove si trova un crocevia di cartelli. Trascurate la discesa per
ripidi prati in Val Toàc' (vedi anche itinerario Sass
da Ciàmp) ed il sentiero che scende in
Val Peniòla ed al Passo di Costalunga, si prosegue dritti,
lungo la linea della forcella, seguendo le indicazioni per la Forcella
Piccola del Latemar. La traccia, in qualche tratto un poco esposta, si
snoda lungo i ripidi prati e le roccette del versante Sud-Ovest del Lastè
di Vallaccia (2463 m), rimanendo alta sulla verde Val de la Cagnòta.
Raggiuntane la conca superiore, in uno splendido ambiente prativo si sale in breve
alla larga insellatura erbosa di Forcella Zacarògn,
oramai in vista della più alta Forcella Piccola, punto di unione
fra la frastagliata Catena delle Pope e la cresta principale del Latemar.
Attraversata l'erbosa testata di Val Zacarògn (che scende fino al Passo
Costalunga, traccia marcata), si risale un ripido canalino terroso e
si raggiunge la Forcella Piccola del Latemar (2526 m, h
1,15 da Forcella del Toàc'): appare alla vista il Lago
di Carezza e l'abitato di Nova Levante. Qui si incontra
l'importante sentiero n° 18,
proveniente da Carezza e diretto ad Obereggen.
Lo si segue
verso sinistra, mentre risale con erti tornanti il roccioso versante
orientale del Cornòn (2744 m). Giunta alla base di verticali
paretine rocciose, la traccia taglia a sinistra e, rimanendo pressochè in
quota, taglia tutto l'ampio versante Sud del Cornòn: l'ottima
marcatura del sentierino e la sua sostanziale facilità non devono
comunque impedire di prestare la dovuta attenzione, soprattutto a causa
della discreta esposizione di diversi passaggi (attenzione in caso di
bagnato!). Si raggiunge comunque l'ampia sella rocciosa tra il Cornòn
e lo Schenòn (2791 m, a sinistra): ammirato ancora una volta lo
splendido panorama, si risalgono le elementari ghiaie sommitali e, per una
più esposta cresta, si tocca la grande croce di vetta dello Schenòn
del Latemar (h 1,00 da Forcella
Piccola): impressionante veduta a volo d'uccello sui boschi di Carezza
e sugli arditi campanili del
Latemar.
Da qui
un ardito sentierino
permette di calarsi, con attenzione a causa del terreno friabile, fino
all'ampia insellatura di Forcella Grande, dove sorge il piccolo Bivacco
Rigatti (2620 m, h 0,30
dallo Schenòn). Veramente impressionante l'abisso Nord della
forcella, che sprofonda sui ghiaioni sopra la foresta di Carezza,
così come la croce di vetta dello
Schenòn, che da qui appare
veramente in cielo!
Da questo punto il programma originale prevedeva la
"Via
Ferrata dei Campanili
del Latemar", che attacca proprio nei pressi del bivacco:
causa maltempo, invece, si è proseguiti lungo il più basso sentierino
(sempre marcato n° 18)
che attraversa per cenge erbose tutto il versante meridionale del Latemar
fino a raggiungere l'ampio anfiteatro carsico che si apre ai piedi del
pendio finale che fa capo all'ampia Forcella dei Campanili (2601 m,
h 1,00 da Forcella Grande). La
breve risalita alla forcella è vivamente
raccomandata!
Scendendo invece
lungo l'ottimo sentiero n° 516,
trascurata quasi subito a destra la deviazione per il Rifugio Torre di
Pisa, si superano una serie di risalti erbosi e si raggiunge il
caratteristico Bivacco
Sieff (o Bivacco Baita Latemar, 2365 m, h 0,30
da Forcella dei Campanili): questo è ricavato in una baita in
pietra, e risulta più accogliente delle solite strutture a semibotte.
Proseguendo la discesa, si raggiunge l'orlo della conca erbosa, dove questa
sprofonda in Valsorda: il sentiero affronta il salto (chiamato
localmente "i Burti") con divertenti e logici passaggi (in un
punto facile corda fissa) e raggiunge facilmente la fitta e selvaggia
foresta sul fondovalle. Raggiunta un'ampia carrareccia, si supera il
torrente e si tocca in breve la radura dove sorge la piccola Malga
Valsorda (1696 m, h 1,00 dal bivacco,
fontana): qui si abbandona la carrareccia diretta a Forno (vedi anche
itinerario Risalita
della Valsorda) per seguire alcune labili tracce
di cacciatori (ometti) che dietro la malga risalgono i prati. Superato un
primo rio, si prosegue nel bosco fitto e sempre più selvaggio. Tagliato
lo sbocco inferiore della Val Toàc', il sentiero prende a risalire
con decisione la costa boscosa contrapposta, con marcia a volte fastidiosa
a causa delle erbacce e dei tronchi caduti. Superato un canalino ed una
cengia rocciosa, si raggiunge infine l'inizio di una ben marcata
carrareccia (h 0,45 da Malga
Valsorda): seguendola, si ritorna sul versante di Moèna e si
raggiunge, con lungo percorso nel bosco, nuovamente la radura di Peniòla
(h 1,00 dall'incrocio
della carrareccia).