Risalita della Valsorda

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CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 014

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO DEL LATEMAR)

SCHEDA N. 20

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

UN CARATTERISTICO TRATTO NEL BOSCO DELLA "CAVA DELLE BORE"

TORRIONE ROCCIOSO DURANTE LA RISALITA DEI "BURTI"

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Risalita interamente la valle, oltre Predazzo si entra in Val di Fassa, raggiungendo subito Forno di Moèna (1124 m, 42 km da Egna-Ora).

Dal centro del minuscolo paesino si sale per una stradina fino all’imbocco della Valsorda, dove si lascia l’auto nel primo posteggio disponibile (limitata capacità, eventualmente fermarsi in paese).

 

ITINERARIO

Si imbocca la carrareccia sterrata che supera subito il rio su un ponte in cemento e poi prende a risalire la Valsorda sulla sinistra idrografica. Presso un piccolo sbancamento si lascia a destra un erto sentierino diretto a Medìl (indicazioni) e si prosegue lungo il torrente, con pendenza moderata. Poco più avanti la carrareccia termina in un dissestato slargo, oltre il quale inizia un’antica mulattiera affiancata (e per qualche tratto coincidente) ad una eccezionale antica opera pubblica, la cosiddetta "Cava delle Bore" (cartello esplicativo all’inizio della mulattiera). Si tratta di un lungo solco scavato nel terreno, opportunamente rinforzato da muretti a secco o terrapieni di tronchi, che serpeggia dall’ampia radura di Malga Valsorda, situata nell’alta valle, fino al paese di Forno, e che un tempo era sfruttato, opportunamente ghiacciato, per il trasporto del legname. Oggi quest’opera monumentale è in parte inagibile, ma fino alla fine degli anni’40 è stata regolarmente utilizzata dai tagliaboschi della zona per trasferire il frutto del loro lavoro alle segherie di fondovalle, secondo una secolare tradizione che solo recentemente è stata abbandonata. 

Si sale dunque lungo la bella mulattiera, attraverso un tratto stretto ed ombroso della valle: il rio scorre infatti in una sorta di gola rocciosa, che il sentiero evita passando più in alto, in un fitto bosco dapprima misto, e poi di soli abeti. L’osservazione delle varie soluzioni costruttive adottate per la "cava" è sempre interessante ed istruttiva, specialmente per quel che riguarda alcuni ponti sospesi sulla forra del torrente. Si giunge così ad una vasta radura in pendenza, dove il tracciato della "cava" si fa meno evidente a causa di alcuni smottamenti. La mulattiera invece prosegue chiara e, dopo un ulteriore tratto nel bosco, sbuca su una larga strada forestale (h 1,00). 

La si segue in salita per un tratto nel bosco, poi si attraversa il rio su un ponte e, con un tornante, si guadagna quota sulla sponda opposta. Un lungo rettilineo in salita (in questo tratto la sede della "cava", sull’altro lato del torrente, risulta impraticabile) riporta a superare nuovamente, più a monte, il rio, questa volta con un guado che può risultare malagevole a seconda della portata del corso d’acqua. Sulla sponda opposta, a destra, si trova subito la prosecuzione della "cava" (la si può seguire attraverso un magnifico bosco, a poca distanza dal rio) mentre la carrareccia, dopo un tornantino, prosegue nel bosco, ora fitto, sulla destra idrografica del vallone. Poco più in basso si vede a tratti il tracciato della "cava", raggiungibile in ogni punto facilmente. Nel bosco un po’ più rado si oltrepassano un paio di massi con lapidi che ricordano alcune disgrazie nella vita dei taglialegna, quindi si giunge ad un nuovo ponte sul rio. Qui si abbandona la forestale per seguire a sinistra un sentierino (indicazioni) che sale con alcuni tornanti nuovamente nel bosco, andando a reintercettare il tracciato della "cava". Con andamento in costante, leggera salita nella splendida abetaia, la mulattiera sbuca in una vasta radura di erba e massi (h 0,50 dall’incrocio con la forestale), in vista della grande bastionata ("I Burti") che sbarra l’alto corso della Valsorda. 

Poco più a monte si incontra una traccia (indicazioni) che, a destra, si va a raccordare alla vicina forestale, abbandonata in precedenza, che termina alla ormai prossima Malga Valsorda (1676 m). Proseguendo invece lungo i vasti prati, seguendo i segnavia bianco-rossi, si riprende a salire, raggiungendo un grosso masso isolato con antiche iscrizioni chiamato Sass del Canalìn (1829 m, h 0,15 dalla radura), dove la leggenda vuole che un tempo sorgesse il rifugio di un tagliatore di pietre di Canale d'Àgordo: bellissimo panorama sul settore meridionale del Latemar, in particolare sulla selvaggia costiera dei Pizzi dei Muss

Il sentiero rientra quindi nel bosco e, con numerosi ripidi tornanti, attacca la severa bastionata dei "Burti". In ambiente solitario e selvaggio, si esce dalla vegetazione e, tendendo a sinistra, si raggiungono le prime rocce: si risale con ampie svolte un ripido pendio erboso, quindi si sale a destra di un torrione roccioso, in un canalino che sbuca su una forcelletta presso un'imposta di caccia al riparo di un landro. Si scende dall’altra parte per pochi metri e si attraversa un ripido canale detritico (attenzione in caso di neve residua!), per risalire dall’altra parte lungo una scarpata di roccette (fune metallica). Si traversa poi per una comoda cengia verso destra, quindi si sale una nuova rampa gradinata per erba e roccette (I°-) fino ad uscire sui superiori pendii erbosi, ormai al di sopra del tratto roccioso. Con alcune svolte, il sentiero risale quindi una ripida valletta e taglia, quasi pianeggiante, una fascia detritica. Per un ultimo canalino erboso e qualche tornante si guadagna il ciglio dell’altipiano superiore (Lastèi di Valsorda), da dove appare la cresta sommitale del Latemar in tutta la sua imponenza e particolarità. 

Proseguendo per l’ondulato altipiano erboso, con splendide fioriture, si supera una preziosa sorgente e, con qualche zig zag fra i magnifici prati, si guadagna il ripiano dove sorge il caratteristico Bivacco Sieff (o Bivacco Baita Latemar, 2365 m, h 1,20 dal Sass del Canalìn). Bellissimo panorama sulla cresta superiore del Latemar e, verso lo sbocco della Valsorda, sul Gruppo di Bocche, il Lagorài e le Pale di San Martino. 

Di qui è possibile raccordarsi con i vari sentieri che attraversano il Latemar (vedi itinerari Traversata del Latemar Nord-Orientale e Via Ferrata dei Campanili). 

Ritorno per la stessa via fino a dove la mulattiera si stacca dalla carrareccia (h 1,45): di qui volendo è possibile proseguire lungo quest’ultima e, guadato il rio, tagliare quasi in piano il boscoso versante sinistro idrografico della valle. Con un’ultima breve salita, si esce infine sui meravigliosi pascoli punteggiati di baite intorno alla frazione Medìl (1363 m, h 0,35 dal bivio). Attraversato il caratteristico paesino, si incontra la strada asfaltata di servizio al centro abitato. Dopo poche decine di metri si prende una mulattiera a destra (indicazione) che scende dapprima con moderata pendenza, poi con tratti ripidissimi, fino ad intercettare la carrareccia di fondovalle presso il piccolo sbancamento poco a monte di Forno, da dove si ritorna in breve all’auto (h 0,25 da Medìl).

 

TEMPO TOTALE

h 6,00 circa

DISLIVELLO

1200 m circa 

DIFFICOLTA’

E allenati

ULTIMO SOPRALLUOGO

6 giugno 2010

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Escursione faticosa, ma molto interessante e panoramica. Caratteristica la "Cava delle Bore", piacevole la risalita dei "Burti", riposante e idilliaco l’ambiente sull’altipiano superiore. Possibilità di pernottare al bivacco, ma nel caso è necessario provvedere al cibo ed alle coperte. Gradito il trasporto di legna fino al bivacco (anche se non si pernotta!).