Si segue la
carrareccia sterrata che, inizialmente ripida, taglia la costa boscosa
alla base dei Cornàcci: dopo un breve tratto la forestale spiana,
e la si segue piacevolmente attraverso il bel bosco di abeti e larici.
Trascurata una diramazione a sinistra diretta alla Busa delle Dolàe,
la strada si inserisce dall'alto nel selvaggio solco della
Valle del
Rio Bianco: tosto si incontra a destra un sentierino che sale
direttamente da Panchià.
Sempre pianeggiante, la strada (qui
segnavia n° 510)
taglia a mezzacosta il dirupato versante sinistro del vallone fino ad un
ponte in cemento, oltre il quale termina (1266 m, h
0,30): dalla parete di fronte precipita con un bel salto
un'esile cascata.
Si prosegue sul buon sentiero che costeggia, per un
tratto, il rumoreggiante rio, addentrandosi nell'opprimente gorgia: in un
paio di punti, elementari, si incontra un cavo d'acciaio. La salita si fa
decisa, mentre la traccia si fa strada nella gola sfruttando i passaggi
più facili e logici. Si supera nuovamente il rio su un ponticello, e si
risale dall'altra parte con erti e stretti tornanti fra rocce ed alberi
abbarbicati alle pareti, in ambiente molto suggestivo. Si giunge così
allo sbocco superiore della gola, nel punto in cui la valle si apre in
pittoresche radure fra boschi secolari. Alle spalle, il Lagorài
domina la scena. Con salita meno ripida si raggiunge così un bivio, posto
poco distante dalla diruta Casèra Vecchia (1752 m, h
1,00 dall'inizio del sentiero).
Si abbandona qui il sentiero
n° 510
per seguire, a sinistra, il n° 514,
che risale con pendenza moderata lo splendido bosco di abeti. Con salita
poco faticosa si taglia uno sperone per entrare in un altro valloncello,
oltre il quale una breve risalita conduce ad un bivio a poca distanza da
un baito con possibilità di ricovero (Baito Val Sossòi, 1964 m, h
0,30 da Casèra Vecchia).
Trascurato il sentiero di sinistra, diretto all'Armentagiòla
ed alla Croce Cornòn (I Cornacci), si prosegue a destra, con
salita un po' più sostenuta, fino ad uscire sui vasti pendii prativi che
precedono di poco l'ampia insellatura erbosa de La Bassa (2168 m, h
0,30 dal Baito Val Sossòi): anche qui una piccola
baita, sempre aperta, offre riparo
in caso di maltempo. Appare la conca di Pampeàgo, coi brutti solchi
delle piste da sci, dominata dalla massiccia Pala di Santa e dalle
rocce del Latemar; buona anche la veduta su Lagorài e Pale
di San Martino.
Si volge a questo punto a destra, risalendo la comoda
dorsale erbosa (I Cènsi, 2215 m) lungo una serie di paletti
segnavia che conducono, dopo un'altra breve discesa, al più stretto
valico de La Porta (2154 m, h 0,15
da La Bassa),
aperto al piede della cresta Nord-Ovest del Monte Agnello (2358 m).
Da qui, lungo il sentiero n° 509,
si ritorna nella Valle del Rio Bianco, tagliandola dall'alto a
mezzacosta alla base della cresta del Monte Agnello stesso.
Oltrepassati due abbeveratoi, il sentiero si porta ad una sella erbosa
sullo sperone divisorio fra la Valle del Rio Bianco e la Val
Bonetta, dove sorge il Baito Valbona (2194 m, h
0,30 da La Porta): anche qui possibilità di ricovero.
Seguendo le indicazioni, si scende a questo punto nella erbosa testata
della Val Bonetta, pittoresca valletta che costituisce il tratto
superiore della selvaggia Val Avèrta, che sfocia sul fondovalle
presso Ziano di Fiemme (vedi anche itinerario Monte
Agnello - Pizzancae). Discesa per un tratto la valle, fra magnifici
pascoli, si raggiungono le dirute costruzioni della
ex Malga Valbonèta
(2035 m), dove si abbandona il sentiero di fondovalle (509)
e si segue a destra il n° 510,
che risale nuovamente per le falde boscose sovrastanti. Si raggiunge in
breve una vasta conca erbosa, dove sopraggiunge il sentiero da Casèra
Vecchia e dove scende anche una più diretta traccia dal sovrastante Baito
Valbona.
Si prosegue a questo punto verso sinistra, seguendo i ben
evidenti segnavia bianco-rossi (la traccia non è molto marcata) lungo una
specie di spallone erboso e roccioso, con vedute sempre più ampie verso
Lagorài, Pale e Dolomiti Fassane, fino al suo punto
culminante, che si allunga come un balcone panoramico sulla Val di
Fiemme: le Pizzancae (2162 m, h 1,30
dal Baito Valbona).
Da qui la traccia scende, all'inizio
moderatamente, fino ad un ripiano erboso, dove sorge il Baito de le Bèse
(2106 m): anche qui possibilità di ricovero. Per una traccia incerta (ma
i segnavia sono stati rinnovati di recente) si scende per boschi,
ora ripidissimi, e fasce erbose: raggiunto un piccolo poggio alberato, si prosegue a
mezzacosta verso destra, risalendo leggermente un tratto roccioso, per poi
ritornare a scendere con estrema decisione. In ambiente fortemente
dirupato (attenzione a non abbandonare il sentiero!), si ritorna in vista
della Valle del Rio Bianco, di cui si discende la rocciosa sponda
destra, sfruttando i punti deboli della selvaggia fiancata. Un tratto di
erta discesa conduce ad un piccolo ripiano erboso: se lo si attraversa, ci
si ritrova sul ciglio di un altissimo burrone, con bellissima veduta sulla
Val di Fiemme (il posto si chiama Mandrolìna). Proseguendo a
scendere, comunque, ci si ritrova infine all'inizio della forra del Rio
Bianco, ad una decina di minuti dall'inizio della strada (h
1,00 da Pizzancae).
Per il percorso dell'andata, si
ritorna a "le Stradèle" ed alla macchina (h
0,30).