Dalla sterrata, subito dopo un primo bivio
(indicazioni per il "Sentiero Attrezzato Attilio Sieff"), parte la traccia
n° 509
che, dopo un primo tranquillo tratto su mulattiera, subito dopo aver girato
attorno ad una presa per l’acqua, si inerpica ripidamente verso la
testata della stretta Val Avèrta, risalendo il corso del torrente. Il
sentiero si fa ora stretto, ma sempre evidente e ben segnalato, attraversa
il torrentello in più punti fino ad arrivare sotto una paretina che viene
superata con l’aiuto di corde fisse (facile). Interessante notare le
iscrizioni rupestri di colore rossastro, spesso molto antiche, fatte dai
pastori in tutti i punti in cui la roccia, con tetti o sporgenze, offriva
un qualche minimo riparo.
La marcia prosegue, sempre con andamento
subverticale, verso le rocce che sostengono la parte finale della valle e
fino ad arrivare in vista di un ampio pascolo punteggiato di primule e,
finalmente, privo di rocce a strapiombo; sulla sinistra due baite in
rovina. Arrivati alle baite (ex Malga Valbonèta), le frecce spingono a proseguire per “La
Porta”; si risale ancora un poco il corso del ruscelletto fino ad
ulteriori indicazioni. Ma a questo punto è oramai bene evidente la
direzione da prendere: si risale il pendio erboso fino a portarsi in
cresta e da qui ci si dirige verso le evidenti antenne di un primo rilievo
posto davanti al Monte Agnello, quindi verso la cima vera e propria
(2358 m).
Dalla cima, scendendo sul versante opposto rispetto agli
impianti da sci e tornando brevemente sui propri passi, si nota poco più
in basso una piccola baita (aperta e pubblica) che si raggiunge senza
percorso obbligato. A questo punto ci si riconnette al sentiero che
conduce verso la sommità delle Pizzancae; si attraversa un’ampia zona
prativa a morbidi saliscendi fino ad arrivare alla cima (2162 m). Cima per modo di
dire, trattandosi più che altro del punto più elevato di una serie di
dolci elevazioni che, però, precipitano ripidamente verso il sottostante
paese di Ziano di Fiemme.
Proseguendo, si giunge ad un altro
accogliente baito (Baito le Bèse), aperto e pubblico, con
possibilità di fare fuoco; qui il percorso diviene più chiaro e meglio
segnato (non c’è però corrispondenza tra la cartina e la situazione reale
dei sentieri in loco!) e si
comincia la ripida discesa entro splendide abetaie. Come per il percorso
di salita, anche la discesa non scherza quanto a pendenza e non è
difficile sentire le rotule gemere ad ogni passo.
Sempre nel bosco lungo
un buona traccia segnata si oltrepassano i ruderi dei Baiti dei Sassi
e si arriva ad un bivio (non presente sulla cartina), dopo il quale
bisogna piegare verso sinistra per raggiungere, sempre in erta discesa, la
carrareccia poco sopra l’Agritur Valbonèta.