Cimòn di Cadinello 2438 m

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N.B.: ITINERARIO E RELAZIONE A CURA DI ANNA PIERMARTINI

 

CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 014

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO LAGORÀI-CIMA D'ASTA)

SCHEDA N. 34

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Si risale la valle fino all'ingresso di Panchià (965 m, 34 km da Egna-Ora). Senza entrare in paese, ci si porta nei pressi della Baita Sette Nani, dove si lascia l'auto (poche centinaia di metri oltre la baita, quando la strada diventa sterrata, vi è infatti un divieto di accesso).

 

ITINERARIO

Si comincia dunque a salire per buona sterrata a lato del torrente fino a che, poco prima di un ponte sulla destra, indicazioni per "Cavelònte" non fanno deviare dalla carrareccia. Ci si immette su una mulattiera immersa nel fitto bosco di conifere che, dopo poco, si ricongiunge ad un'altra carrareccia: questa proviene dalla frazione di Zanolìn e (credo) sia percorribile alle auto fino all'altezza della ex Colonia Cavelònte. 

Proseguendo dunque per detta mulattiera, ed ignorando tutte le numerose deviazioni non segnalate, il percorso prosegue nel bosco, che alterna tratti ombrosi e fitti a panoramici squarci, fino a che non si arriva ad un punto in cui, nei pressi di un ponte, la strada spiana decisamente. È l'area in cui sorge la costruzione, ora in rovina, della ex Colonia Cavelònte, che sfruttava una sorgente di acqua ferruginosa; indicazioni per raggiungere la sorgente subito dopo il ponte a sinistra. Oltre il ponte, tabelle spingono a proseguire diritto per "Malga Aie, Malga Toàzzo e Cima di Litegòsa", e si continua quindi sempre per buona sterrata e per una ventina di minuti fino ad arrivare in vista della bella Malga Toàzzo (h 1,00 dal parcheggio). 

Dalla vasta spianata che ospita la malga si trascura la prosecuzione sul fondovalle verso Malga Aie o il Passo di Litegòsa e si prosegue verso destra (tabelle e indicazioni per "Forcella di Cadinello"), lungo una buona mulattiera che si inoltra pianeggiando verso il fondo del vallone posto tra la Cima di Litegòsa e le bastionate del Cimòn di Cadinello e del Formiòn. Arrivati al limitare del bosco (tabelle) la carrareccia termina, lasciando il posto ad una vecchia mulattiera; dopo un primo tratto un poco sconnesso, la traccia migliora nuovamente, inoltrandosi ripida nel fitto dell’abetaia. Come il bosco accenna a diradare, la vegetazione comincia a prendere il sopravvento sul tracciato della mulattiera che, pur rimanendo sempre visibile, viene sempre più frequentemente invasa da fogliame ed alte erbe (fortunatamente le ortiche latitano!). Si supera una zona invasa dai massi e, continuando a salire, dopo circa h 1,00 di cammino da Malga Toàzzo, si esce su un’ampia radura per buona parte occupata da una rigogliosa prateria di rabarbaro alpino: il sentiero, qui un po' meno evidente, vi passa proprio nel mezzo (palina visibile un poco più avanti, in alto), continuando poi la salita con diversi zigzag. 

Proseguendo nella boscaglia si esce finalmente su terreno più aperto e, nei pressi di un bivio con una traccetta non segnata (che prosegue verso la testata del vallone deviando poi verso la ex Malga Litegòsa), tabelle indicano la direzione da prendere e, fatti pochi passi, ci si imbatte nei miseri resti del Baito Màndre di Muro. Ora il sentiero prosegue quasi in piano e, traversando in costa, transita sotto ad un roccione sporgente dove è posto l’abbeveratoio (ora asciutto) che serviva il baito: da qui si prosegue alternando tratti di salita ad altri in piano fino ad aggirare il costone nord orientale del Cimòn di Cadinello (h 0,30 dall'ampia radura). 

Una volta doppiatolo, il paesaggio cambia radicalmente mentre il terreno si fa meno intricato e più aperto: qui il sentiero lambisce una conca invasa dai massi per poi proseguire verso la già visibile Forcella di Cadinello. Occorre quindi abbandonare la traccia segnata e attraversare la conca per raggiungere il crestone del monte, su cui sono peraltro già ben visibili, ad intervalli regolari, una serie di grossi ometti. Puntando al primo intaglio di cresta libero da alberi, e rimanendo nella parte sinistra della conca, si sale al meglio costeggiando un minuscolo rio e passando rasenti ad un basso affioramento roccioso (qualche raro ometto). Alzandosi un poco, compaiono anche segni bianco-rossi, ma una vera e propria traccia non è mai davvero visibile. Raggiunta la cresta, il percorso si fa nettamente più agevole e, a tratti, si rinviene anche un sentierino. Scompaiono invece i segni bianco-rossi, ma a questo punto l’orientamento è elementare e la via da percorrere evidente: occorre infatti seguire sempre il panoramico filo della cresta, che man mano che si sale si fa sempre più ripida, fino a che si giunge sulla sommità del Cimòn di Cadinello (2438 m, h 1,00 da quando si abbandona il sentiero segnato), dove è posta una croce dedicata alla memoria di Umberto Vanzetta. 

Il percorso di ritorno avviene per la medesima via in circa h 2,30. In alternativa, oltrepassata la croce e proseguendo lungo la cresta, si scende per ciuffi d’erba e qualche roccetta fino a raggiungere una sella (quota 2377 m); da qui è possibile proseguire l’escursione sulla vicina Cima Formiòn (2529 m, h 1,00 circa) oppure calare senza percorso obbligato fino nei pressi del Baito Màndre di Muro (occorre però superare in discesa una cordonata rocciosa), e da qui collegarsi nuovamente al sentiero percorso all’andata rientrando così alla Malga Toàzzo e alla macchina.

 

TEMPO TOTALE

h 6,00 circa 

DISLIVELLO

1450 m circa 

DIFFICOLTA’

EE allenati

ULTIMO SOPRALLUOGO

agosto 2009 

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Itinerario solitario e poco battuto che conduce ad una cima raramente visitata ma che regala un panorama ampio ed aperto su tutto il settore centrale del Lagorài.