Dal rifugio il
Lastròn
dei Scarperi è già bene in evidenza, così come la prima
parte del percorso da seguire: si prende la traccia (cartello) che taglia in piano tutto il basamento erboso
e detritico del complesso Sasso di Sesto - Torre di Toblin, mantenendosi
alto sulla testata di Val Sassovecchio (Alpe dei Piani, con gli omonimi
graziosi laghetti). Si raggiunge così in breve l'ampia sella sassosa di
Forcella di San Candido (2381 m, h 0,10), che mette in comunicazione
l'Alpe dei Piani (Val Sassovecchio) con l'Alpe Mattina
(Val Campodidentro):
bellissime vedute su Tre Cime, Paterno e, dall'altra parte, su tutti i
Rondòi-Baranci. Sulla forcella, importantissimo caposaldo austriaco
durante la Prima Guerra Mondiale, notevoli resti di trinceramenti.
Rimanendo
sul versante Alpe dei Piani, la traccia taglia il successivo pendio
detritico (qualche banale roccetta) e sale al bel ripiano prativo che
precede di poco la stretta Selletta Bassa (2465 m, h
0,15 dalla Forcella di San Candido): anche qui
notevoli resti della guerra. Dall'altra parte, ci si affaccia sull'ampio
Cadin di San Candido, tributario di Val Campodidentro, e sulle cime che gli
fanno da corona: di fronte il Lastròn dei Scarperi (2957 m), poi le Punte
Sassovecchio (2880 m) e il Crodòn di San Candido (2891 m).
Si scende
dall'altra parte nel cadin (attenzione alle roccette, friabili ed un po'
esposte), per poi attraversarlo tutto in leggera discesa per buone tracce;
un sentierino si stacca quasi subito sulla destra e si mantiene alto,
evitando di perdere molta quota, ma l'attraversamento di una esposta
fascia rocciosa non attrezzata mi porta a sconsigliarne l'utilizzo.
Raggiunto il versante opposto del cadin, la traccia supera il rio e risale
poi con numerosissime svolte il ripido pendio detritico. Si giunge così
alla base di una rocciosa, nera scarpata da cui colano numerosi rigoli
d'acqua. Si attacca il salto sulla sinistra, alla base delle rocce del
Lastròn,
e si superano con facilità (più del
previsto, in verità!) le roccette seguendo gli abbondanti segni rossi. Al
sommo della scarpata ci si riunisce alla traccia che si mantiene più alta
già notata in precedenza e si continua a risalire per fini detriti
l'avvallamento superiore del Cadin di San Candido, fino all'ampia
conca sassosa che si estende, come un anfiteatro, alla base delle pareti
del Lastròn, delle Punte Sassovecchio e del Crodòn di
San Candido (h 1,35 dalla Selletta
Bassa).
Trascurate le
evidenti tracce che salgono a destra verso l'evidente
Forcella del Crodòn (2775 m), si prosegue dritti (tracce,
numerosi ometti) fino alla base del ripido pendio detritico che sale alla
fronteggiante, vicina Forcella Sassovecchio (2790 m). Senza salire
alla forcella, le tracce deviano decisamente a sinistra e, lungo una
cengia comoda anche se un po' esposta, guidano fino alla base di un
canalino roccioso che sale ripido verso la linea di cresta del
Lastròn.
Si risale il ripido canalino (passi di I° grado) e, prima della
forcellina cui fa capo, se ne esce a sinistra (passaggio più impegnativo,
anche se sempre facile); appaiono per la prima volta le principali cime
dei Tre Scarperi. Una buona traccia aggira il cupolone sommitale
(percorso facile ma esposto) e, presso alcuni giganteschi massi in bilico, risale l'ultimo ripido pendio di terriccio rossastro fino agli ometti
della spaziosa cima del Lastròn dei Scarperi (2957 m, h
0,30 dall'anfiteatro detritico).
Veduta fantastica su Tre Cime,
Paterno, Croda dei Toni,
Popera,
sulla Punta dei Tre Scarperi
(veramente interessante l'ardita cresta da quest'angolo visuale!) e sui Rondòi
- Baranci, oltre che sui più lontani gruppi dolomitici.
Ritorno
per la stessa via in h 1,30 (fino al
Rifugio Locatelli).