Dal rifugio la
vista è già superba: alle spalle, sopra i vasti ghiaioni, si erge il
versante meridionale delle Tre Cime di Lavaredo, il meno ardito ma
comunque imponente; di fronte, svettano i pinnacoli e le guglie dei Cadini
di Misurina, a destra dei quali occhieggia il bel lago omonimo,
dominato dal Sorapiss (3205 m); ancora più a destra, ecco le
imponenti pareti del Gruppo del Cristallo (3221 m), seguito dal Gruppo
di Fanes e dalla Croda Rossa d'Ampezzo (3145 m). A sinistra dei Cadini, invece, la vista spazia sulla
Val
d'Ansièi, con il
bel Lago d'Auronzo sul fondo, sovrastato dal lembo più orientale
delle Marmarole; oltre la valle, di nuovo sul nostro versante,
emerge il poderoso bastione della Croda dei Toni
(3094 m), una
delle cime più imponenti ed insieme slanciate delle Dolomiti di Sesto.
Dal grande parcheggio, affollatissimo d'estate, si prende la larga
stradetta che pianeggia alla base delle Tre Cime: lasciata sulla
destra una traccia (segnavia n° 104)
che scende con numerosi tornanti nel profondo Vallon di Lavaredo
(confluente più in basso in Val Marzòn, tributaria di Ansiei),
si raggiunge in breve una graziosa cappelletta (Cappella degli Alpini,
2314 m, h 0,15), da dove si amplia la
vista sulla Catena delle Marmarole e sui settori più selvaggi dei Cadini
di Misurina (soprattutto sul Ramo di Croda Liscia).
Oltre la
cappella, si tocca in breve un ampio ed ondulato altopiano erboso (Piani
di Lavaredo), che verso Sud precipita però con bruschi salti rocciosi
sul selvaggio Vallon di Lavaredo, al cui centro sorge il bel Rifugio
Lavaredo (2344 m, h 0,10
dalla Cappella degli Alpini).
Proprio di fronte, dalle ghiaie, si staglia l'affilato Spigolo Giallo,
torrione secondario emergente dallo stesso basamento della Cima Piccola
di Lavaredo (2857 m), che costituisce una delle più celebri e
ripetute arrampicate classiche del mondo. A destra, oltre la larghissima
sella detritica di Forcella Lavaredo (2454 m), fa capolino la cima
del Monte Paterno (2744 m), da cui si allunga verso di noi la
turrita appendice della Croda Passaporto (2714 m) e della Torre
Pian di Cengia (2700 m), che svetta all'estrema destra del complesso
roccioso, prima che questo si abbassi sensibilmente sfilacciandosi in una
serie di arditi torrioni rocciosi dominanti il Pian di Cengia.
Oltre i torrioni, fortemente accentrante, si erge maestosa la Croda dei
Toni.
Dal rifugio, per raggiungere
Forcella Lavaredo, ci sono
due possibilità: o seguire la traccia n° 101
sulla sinistra della conca, che rasenta la base di Cima Piccola e
sale ripida in forcella, oppure con la stradina, che risale l'opposto
versante con percorso meno ripido ma anche meno diretto, fino a toccare le
ghiaie della Forcella Lavaredo (a circa metà percorso, sulla destra, stacca la
traccia n°104
per il Rifugio
Pian di Cengia, 2528 m); con ambedue i percorsi, comunque, la
forcella si raggiunge in circa h 0,20
dal rifugio.
Da qui si apre la vista sulla zona settentrionale
(altoatesina) delle Dolomiti di Sesto: da sinistra, oltre le
imponenti pareti Nord delle
Tre Cime che si scorgono d'infilata (è
questo il versante più celebre, immortalato su migliaia di cartoline),
ecco il complesso di Monte Rudo (2826 m), seguito dalla bella
parete striata di cenge della Croda dei
Rondòi (2859 m); più
avanzata, la Torre dei Scarperi (2687 m) si erge sull'altopiano
dell'Alpe Mattina, mentre più lontana spunta la seghettata cresta
sommitale della Rocca dei Baranci (2966 m), la vetta più elevata
del sottogruppo dei Rondòi-Baranci, costituente tutto il lato
occidentale delle Dolomiti di Sesto. L'ardito castello roccioso
della Torre di Toblin (2617 m) domina la forcella omonima, su cui
è visibile la bianca sagoma del Rifugio Locatelli (2405 m); a
destra, la mole rocciosa del Paterno non riesce a coprire del tutto
il sottogruppo dei Tre Scarperi, con la tondeggiante sagoma del Lastròn
dei Scarperi (2957 m). A destra, dominano la forcella gli appicchi
rocciosi della Croda Passaporto. Alla base della forcella si apre un ampio
avvallamento erboso e ghiaioso, pianeggiante, che isola nettamente le Tre
Cime dal resto del gruppo, e che prende il nome di Grava Longa.
Dalla linea della forcella, si segue un sentierino a destra tra le ghiaie che sale
verso le pareti rocciose della Croda Passaporto, fino ad un
terrazzino dove si possono notare vecchie opere di guerra, posto presso
l'ingresso di una buia galleria: è questo l'attacco del sentiero
attrezzato a Forcella Passaporto (h 0,10
da Forcella Lavaredo, targa).
Si entra nella galleria (necessaria
la torcia, attenzione alla volta piuttosto bassa) e se ne esce in
corrispondenza di una stretta cengia terrosa (cavi) che porta ad aggirare
uno spigolo; ci si ritrova così in piena parete, lungo una cengia
artificiale con soffitto e muretti di protezione, opere italiane della
I°
Guerra Mondiale (qui passava la prima linea). Raggiunta un'altra
brevissima galleria, che permette di scavalcare un costone, ci si trova al
sommo di un muretto di circa 2 m, che bisogna discendere faccia alla
roccia (appoggi per i piedi piuttosto in basso, ma la corda aiuta), forse
il punto più impegnativo della salita. Toccato il fondo di un piccolo
canalino detritico (attenzione, poco più in basso scivola repentino sui
ghiaioni basali), si risale dall'altra parte, seguendo le funi o, meno
impegnativo, risalendo per pochi metri il canalino e traversando sulle
roccette in alto (in questo secondo caso, nessuna assicurazione);
un'ultima breve traversata su cengia orizzontale (lavorata dagli alpini)
consente di toccare la piatta sella di Forcella Passaporto (2530 m,
h 0,30 da Forcella Lavaredo),
in splendida vista delle
Tre Cime. Sul versante opposto giace
l'ampio Cadin Passaporto, circo detritico racchiuso tra le pareti
del Passaporto, del Paterno e della Cresta del Camoscio;
sullo sfondo la Croda dei Toni ed il Monte Popera.
Da qui il
sentiero taglia in piano tutto l'allungato rilievo che unisce la
Forcella
alla Forcelletta Passaporto, stretto intaglio proprio alla base
della cresta Sud del Paterno, mantenendosi sul versante del Cadin
Passaporto: in questo tratto, si possono visitare alcune belle caverne
di guerra, con finestroni che si affacciano sulla Grava Longa e
sulle Tre Cime. Senza toccare la Forcelletta Passaporto, la
traccia si abbassa lievemente alla base del Paterno, che aggira per
un sistema di strette cenge rocciose (ponticello in un
punto), fino a
toccare il fondo ghiaioso del Cadin Passaporto, nel punto in cui la
sua pendenza aumenta per diventare un ripido canale facente capo
all'evidente Forcella del Camoscio (2650 m), che separa il Paterno
dalla Cresta del Camoscio. Bella veduta, alle spalle, sui torrioni
della Croda Passaporto e sulla Torre Pian di Cengia,
separata da questi ultimi dall'evidente Forcella Rossa.
Si risale
il canale, che alterna lunghi tratti detritici a qualche roccetta
elementare, fino all'ultima rampa che conduce alla Forcella del
Camoscio (2650 m, h 0,45 da
Forcella Passaporto). Si apre la vista sui Tre Scarperi e su Forcella
di Toblin, mentre a destra un sentiero traversa orizzontalmente per
cenge fino ad alcune caverne di guerra (questo sentiero è in realtà il
"Sentiero Attrezzato delle Forcelle", che traversa tutta
la Cresta del Camoscio e consente di raggiungere il Rifugio
Pian di Cengia e il Rifugio
Zsigmondy-Comici, con percorso esposto ma non difficile).
Per
raggiungere la vetta del Paterno, è necessario invece traversare
sulle rocce a sinistra sempre sul versante Cadin Passaporto, fino
alla base di una paretina verticale di una quindicina di metri, striata di
nero: la corda metallica guida in diagonale prima a
destra, poi a sinistra
e infine dritto negli ultimi metri, fin al sommo del salto, all'inizio di
un pendio detritico non troppo ripido (passaggio più impegnativo della
gita, richiede un minimo di tecnica o di forza). Si risale il
pendio,
facendo attenzione agli ometti e ai segni di vernice, fino ad un corto
caminetto che si scala facilmente; si risale l'ultimo tratto di cresta
fino alla spaziosa sommità ghiaiosa del Monte Paterno (croce, h
0,30 dalla Forcella del Camoscio), che spalanca un panorama
fantastico: sopra le torri della Cresta del Camoscio, da qui molto
più basse, ecco la muraglia della Croda dei Toni, affiancata dal
Monte Popèra, dalla Cima Undici (3091 m) e dalla Croda Rossa di
Sesto (2965 m); di fronte, oltre l'Alpe dei Piani con gli
omonimi laghetti, il possente sottogruppo dei Tre Scarperi, con la
Punta
dei Tre Scarperi (3152 m, la più elevata delle Dolomiti di Sesto),
mentre oltre la sagoma del
Rifugio Locatelli, sulla Forcella di
Toblin, si individuano via via il Sasso di Sesto, la Torre
di Toblin e la lontana Rocca dei Baranci. Il complesso Croda
dei Baranci (2922 m) - Croda dei Rondòi - Monte Rudo chiude
l'orizzonte a Nord Ovest, mentre, oltre la Grava Longa e la Val Popèna, si vede il Cristallo. Ma sono comunque le Tre Cime
che la fanno da padrone, inconfondibili e portentose per potenza ed
insieme slancio, un trittico forse senza eguali in
natura. Oltre
l'insellatura di Forcella Lavaredo svettano i Cadini di Misurina, mentre le Marmarole
emergono oltre la cresta del Passaporto.
Tornati a
Forcella del
Camoscio (qualche difficoltà nelle belle giornate, per scendere
bisogna fare la coda nel tratto attrezzato), la gita può proseguire in
due modi: o seguendo il già citato Sentiero delle Forcelle (dal Rifugio
Pian di Cengia si può raggiungere il Rifugio Locatelli in
circa h 1,00), oppure scendendo sul
versante Nord con il "Sentiero Attrezzato Innerkofler-De Luca": dalla
forcella si scende per il canale Nord, detritico all'inizio ma molto
ripido (corda
metallica). Il canale diventa quasi subito una rampa
rocciosa che scende da destra a sinistra, che il tracciato segue sul suo
margine esterno, sempre assicurato da funi metalliche: raggiunto un
gradino verticale di 4-5 m, lo si discende (corda), e ci si ritrova su di
un ripiano dove si apre l'ingresso di una caverna. Entrati nella caverna
(torcia indispensabile!), se ne segue il tracciato, molto ripido e a
gradinata, si tralascia un'uscita intermedia e se ne esce in
corrispondenza di una cengia rocciosa in un anfratto della parete;
traversata la cengia, si entra in un'altra caverna, più breve, meno
ripida e saltuariamente illuminata da feritoie, che conduce fino
all'inizio della crestina rocciosa che collega il Paterno alla Forcella
di Toblin. Seguendola senza difficoltà, si passa alla base della
caratteristica guglia chiamata "la Salsiccia" e si giunge
al ripiano erboso presso la Forcella di Toblin, nei pressi del Rifugio
Locatelli (2405 m, h 1,00 da Forcella
del Camoscio). Bella inquadratura del Paterno, che di qui
appare come una svelta guglia, e classica visione delle Tre Cime,
che emergono dalle ghiaie della Grava Longa tra Forcella
Lavaredo (a sinistra) e Forcella Col di Mezzo (a destra).
Dal
rifugio si può tornare a Forcella Lavaredo per l'ampio sentiero n° 101
(che perde un centinaio di metri di quota per poi risalire), oppure per la
traccia che attraversa tutto il versante occidentale del Paterno,
al limite delle rocce (più diretta, ma con un paio di passaggi fastidiosi
per superare piccole frane). In ogni caso, si raggiunge la forcella con h
1,00 di marcia dal rifugio, dopo di che si segue a ritroso il
percorso di salita fino al Rifugio Auronzo (h
0,40 dalla Forcella Lavaredo).