Dal rifugio si
risalgono, con moderata pendenza, le impressionanti lastronate, fratturate e
contorte, che precedono la Vedretta degli Sfulmini. Mantenendosi
sulla sinistra, le tracce nella pietraia si dirigono in direzione
dell'evidente Bocchetta Molveno (2729 m) poi, lasciato a sinistra
lo stacco della "Via
delle Bocchette Alte", si portano verso destra fino a raggiungere la
parte mediana del ghiacciaio, in corrispondenza del suo tratto più
ripido. Con qualche tornante, per una buona pista, si supera il breve tratto
(nella zona centrale, piccola seraccata con ghiaccio vivo), poi si prosegue
lungo la parte alta della vedretta, quasi pianeggiante, fino alla bella
sella della Bocca degli Armi (2747 m, h
0,45), aperta tra la Cima degli Armi (2951 m, a
sinistra) e la Torre di Brenta (3013 m, a destra).
Da qui
(tabella "Via delle Bocchette Centrali") una serie
di scale, facili ma esposte, consente di guadagnare velocemente la
sommità di uno sperone roccioso, appoggiato alla parete della Torre di
Brenta. Dalla cima dello sperone di afferra una vertiginosa cengetta
orizzontale che taglia la parete Est della Torre: le funi metalliche
compensano, almeno in parte, l'esposizione da capogiro! Si arriva alla
tetra gola della Bocchetta Alta degli Sfulmini.
Più in là la
cengia si allarga, poi si risale un tratto con alcuni zigzag (corde e
pioli, facile), attraversando successivamente il fianco degli Sfùlmini
per una cengia spesso nuovamente
espostissima.
Oltre la
Bocchetta Bassa
degli Sfulmini si attraversa la fiancata del
Campanile Alto
(2936 m), fino ad uscire su di un curioso ripiano roccioso dominato da un
aguzzo pinnacolo ("La Sentinella"): dall'altra parte,
appare la spettacolare guglia del
Campanile Basso (2883 m),
incorniciato dalla vista d'infilata della Brenta Alta (2960 m).
Oltre il ripiano, si scende per una gola detritica (tracce), con numerosi
tornanti, fino ad una rampa rocciosa che forma, con la parete a lato, un
largo diedro umido. Si discende la rampa con attenzione (corde e pioli,
attenzione alle rocce bagnate!), per poi tagliare lungo una buona cengia
fino all'insellatura della Bocchetta del Campanile Basso (2620 m, h
1,15 dalla Bocca degli Armi), aperta tra lo stesso
Campanile Basso e la Brenta
Alta.
A questo punto si passa sul versante della
Val Brenta,
seguendo un'esile cengetta che, con qualche saliscendi, taglia la
fiancata della Brenta Alta. Discesi in un canale grazie ad una
scaletta, si prende un'altra cengia, comoda ma molto esposta, che traversa
in piano alta sulla Val Brenta (corda e qualche passerella di
legno) fino ad un'ultima scala che deposita sulle ghiaie alla base della
parete della Brenta Alta (h 0,30 dalla
Bocchetta del Campanile Basso).
Traversando per grandi massi si raggiunge il fondo del vallone, dove sono
i resti della Vedretta della Bocca di Brenta: risalita la piccola
vedretta con qualche tornante, si esce sui detriti dell'ampia Bocca di
Brenta (2522 m).
Scendendo con qualche tornante dall'altra parte, per
un canale detritico, si traversa poi a destra, in leggera discesa, per un
sistema di comode e larghe cenge erbose, seguendo un tubo dell'acquedotto
che conduce, in breve, alla rocciosa Sella del Rifugio, tra la Brenta
Bassa ed il Croz del Rifugio, dove sorge il Rifugio Pedrotti
alla Tosa (2487 m, h 0,30 dalla
fine della via attrezzata).
Poco più in basso, lungo il sentiero che scende a Molvèno, sorge
il vecchio fabbricato del Rifugio Tosa (2439 m), oggi adibito a
dipendenza del Rifugio Pedrotti.