Nei pressi di una fonte, una
tabella segnaletica indica di proseguire lungo la strada, aggirando le
ultime case e imboccando una carrareccia sterrata. Oltre gli ultimi fienili, occorre
piegare decisamente a destra (tabelle con indicazioni per "Ambrusògn"),
imboccando un viottolo in salita che si inoltra nel bosco di faggi; il
primissimo tratto è erto e disagevole, poi la situazione migliora e ci si
trova a camminare su una vecchia mulattiera che si snoda tra gli alberi.
La pendenza rimane sempre abbastanza sostenuta, ma si cammina su un
morbido tappeto di foglie secche, su una traccia davvero comoda e a tratti
pure panoramica,
per cui la fatica non risulta mai eccessiva. Oltre una prima radura, il
sentiero taglia una frana (pare causata dall’alluvione del '66) e
guadagna un ponticello
in legno che consente di scavalcare il profondo orrido sottostante
(h 0,45 circa).
Proseguendo oltre, il
sentiero continua a guadagnare quota con erti zigzag nel bosco secolare,
fino a giungere in vista della radura che ospita la Malga Torcòl
(1382 m, utile come ricovero d’emergenza, comunque dotata di camino e
ruspanti pagliericci). Da qui la traccia, seppur buona e ben marcata,
perde di definizione, e ci si trova spesso a camminare in mezzo a distese
di felci ed alte erbe.
Dopo
h 1,15 circa dal ponticello, si esce definitivamente dal bosco nei pressi di tabelle
segnaletiche e ci si affaccia nell’ampia radura che ospita la Malga d’Ambrusògn
(1700 m); la costruzione, nonostante un certo abbandono, potrebbe ancora
servire da ricovero di emergenza (è collegata addirittura con un
rubinetto!), ma qualche buontempone l’ha ridotta in rovina rompendo
panche e tavoli e spargendo a terra i pagliericci. Capre e cavalli,
liberamente entrati dalla porta sempre aperta, hanno fatto il resto
insudiciando il tutto ... un vero peccato! In ogni caso, il posto è
davvero incantevole e appartato, oltre che ottimamente affacciato verso la
vicina Cima di Pape e il Monte Prademùr; dietro la malga
spuntano invece le costruzioni rocciose del Monte
San Lucàno mentre, oltre la ben visibile Forcella Gardès,
fanno capolino alcune cime delle Pale di San Martino.
Da qui la
traccia prosegue passando tra l’edificio della malga e la diroccata
stalla, cominciando ad inerpicarsi sul fianco delle retrostanti Cime d’Ambrusògn
verso la Forcella
della Besàusega. Comincia da qui la parte più bella e
panoramica del percorso (nuvole permettendo) e, guadagnando quota, si
oltrepassano piacevoli radure, fino a che il sentiero non giunge proprio
sotto le bastionate rocciose della montagna. Da qui, con lunga diagonale
verso destra e oramai in vista della forcella, si sale per ghiaie fino a
giungere alla Forcella della Besàusega (2131 m, h 1,00
circa dalla malga); ci si lascia invece sulla destra una ulteriore e vicinissima
selletta erbosa ove transita una evidente traccetta segnalata da ometti
(vedi anche itinerario Boràl
della Besàusega).
Dalla
Forcella
della Besàusega il percorso prosegue transitando lungo esposte (ma
sicure) cengette
erbose, che traversano sopra i vertiginosi baratri del Boràl della
Besàusega e che
permettono di uscire in breve sul prativo pianoro sommitale della Prima
Pala di San Lucàno (2210 m, h 0,30
dalla forcella). Qui sorge anche il Bivacco
Bedìn, bella struttura a semibotte dotata di 9 cuccette e
di una bellissima zona soggiorno stupendamente affacciata verso la pianura
agordina (acqua da esigua sorgente lungo il percorso o in cisterne
alimentate da acqua piovana).
Da qui in breve tempo si può facilmente
salire sull’altura posta proprio alle spalle del bivacco da dove, sempre
nuvolaglia permettendo, pare si possa godere di un panorama ancora più
superbo.
Per il ritorno, occorre ripercorrere a ritroso l’itinerario di
salita.