Si
segue la comoda carrareccia che conduce, sempre con pendenza più che
moderata, alla Malga
Venegiòta; poco oltre questa (segnalazioni),
stacca sulla sinistra il sentiero n° 749.
La traccia si inoltra in un rado bosco risalendo un costoncino roccioso,
fino ad arrivare ad un ampio altipiano prativo poco oltre il quale si
intuisce il
Passo della Venegiòta.
Si segue la comoda traccia
che, aggirando sulla sinistra morbidi dossi
erbosi, va prima a
ricongiungersi con un tratto dell'"Alta Via delle Dolomiti
n° 2" proveniente da
Forcella Venègia (vedi anche itinerario Cresta
di Val Venègia), per poi piegare verso il
passo (volendo fare un giro meno
ampio si può tagliare per i prati dirigendosi a vista verso il passo
stesso).
Giunti
al
Passo della Venegiòta
(2303 m), tabelle segnaletiche indicano la direzione da seguire per il Rifugio
Volpi: si scende brevemente sull'altro versante, si supera un
facilissimo tratto attrezzato (catene utili
forse solo in caso di ghiaccio) e ci si immette in un ampio vallone
pietroso. Qui cartelli più trascurati e segni più sbiaditi testimoniano
il fatto che si è lasciato il precisissimo Trentino per passare nel più
"ruspante" Veneto. Si attraversa una vasta pietraia dove il
sentiero si fa leggermente più scomodo (le caviglie gemono!), quindi si
supera un
nuovo traverso attrezzato (facile) e, dopo aver
deviato sulla destra, si risale un breve valloncello detritico (qualche
facile attrezzatura all'inizio) che sbuca
presso il
Passo dei Fochetti.
Ci si immette così nello spettacolare
Vallone del Focobòn,
al termine
del quale sorge il rifugio. Le cime sono imponenti e il panorama è
spettacolare, mentre il sentiero si mantiene sempre ben segnato e tracciato
e, nonostante qualche tratto attrezzato, sempre abbastanza facile.
Il
vallone ha un andamento a gradoni, superato il secondo dei quali, vincendo
un canalino terroso (fune), si giunge ad una piccola conca con laghetto e
proprio di faccia ad una lastronata inclinata, che si risale sempre
coll'aiuto di corde fisse. Terminata la roccia, si arriva ad un'ultima
insellatura poco sotto il
Sasso Arduini (grande croce), e affacciata sulla spettacolare conca in cui sorge il
Rifugio
Volpi al Mulàz.
Continuando
a salire fin quasi a raggiungere l'ampio Passo del Mulàz, si devia a destra
lungo il ben marcato sentierino che, in breve, conduce al piccolo
monumento con campana in
vetta
del Monte Mulàz (2906 m); qui
il panorama è a dir poco
spettacolare e, se armati di binocolo, ci si può davvero divertire a
spaziare con lo sguardo su tutte le Dolomiti da un lato e sul Lagorài
dall'altro.
Scesi
nuovamente al Passo del Mulàz, si scende
a destra verso la verdissima Val Venègia, seguendo il segnavia n°
710;
il sentiero è stato da poco rinnovato e, abbandonato il tracciato
originale lungo il ghiaione che scende dal Passo delle Faràngole,
si mantiene in costa sulla destra con percorso a zigzag mai troppo
faticoso. Si segue la nuova traccia, perdendo gradatamente quota, fino a che
una tabella segnaletica non ci fa piegare nuovamente a destra e,
rientrando nel bosco, ci riporta sul primo tratto del sentiero n° 749
percorso all'andata.
Da qui, si torna verso la Malga Venegiòta, e
poi verso l'Agritur Malga Venègia e il punto di partenza.