Si risale la
stradetta con pendenza quasi nulla, a fianco del torrente, fino a sbucare
nell'ampia radura erbosa dove sorge la grande Agritur Malga
Venègia
(1778 m, h 0,20): qui è possibile
giungere con l'auto, pagando però pedaggio. Sul fondo della valle appare
la ciclopica muraglia delle
Pale di San Martino.
Si prosegue per
boschi e prati lungo la strada, praticamente pianeggiante: l'ambiente
idilliaco e lo sfondo maestoso rendono la camminata particolarmente
rilassante. Una brevissima e blanda salita consente di raggiungere l'accogliente
Malga
Venegiòta (1824 m, h 0,30
da Malga Venègia), con ampia terrazza panoramica.
Salendo un po' più
decisamente, ma sempre con tranquillità, si attraversa un tratto di
bosco, si supera la stazione a valle della teleferica del Rifugio Volpi
al Mulàz e la relativa traccia n° 710
(vedi anche itinerario Monte
Mulàz) e si giunge così al vastissimo ripiano detritico del Campigòl
della Vezzàna. Qui confluiscono i detriti che scendono dagli immensi
ghiaioni sottostanti la Cima dei Burelòni e la Cima della Vezzàna.
Superato quindi il tratto detritico, si ritorna sull'erba per
iniziare a risalire con più decisione, con una lunga serie di tornanti
comunque poco ripidi, la testata erbosa della
valle, fino a sbucare sui
prati dell'ampio Passo della Costazza (2174 m, h
0,40 da Malga Venegiòta): qui, nei pressi di un piccolo laghetto, sorge la
pittoresca Baita Segantini
(2170 m, ristoro).
Poco prima di raggiungere la costruzione, nei pressi
della sbarra del "Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino", stacca sulla destra una traccia segnalata
per il Castellazzo: questa taglia in piano i grandi pendii prativi
della Costazza (2275 m) e, con percorso a dire il vero un po'
fastidioso a causa dell'abbondante bestiame, consente di raggiungere una
verde valletta che si apre ai piedi della parete Sud del Castellazzo,
a questo punto ben visibile. Cercando di perdere meno quota possibile, si
scende nella valletta (piccola baita) e si raggiungono per prati alcune
evidenti indicazioni: qui l'itinerario per il Castellazzo viene
indicato a destra, ma si consiglia invece di proseguire diritti,
attaccando direttamente lo zoccolo di detriti del versante meridionale.
Si
intercetta presto una traccia della guerra che risale i ghiaioni in
diagonale da sinistra a destra: all'inizio la marcia risulta un po'
scomoda a causa del pietrame friabile, poi la situazione migliora. Con una
lunga serie di ripidi tornantini la traccia risale un canalino fra il Castellazzo
vero e proprio ed uno spuntone a destra, fino ad uscire su di una panoramica
selletta di cresta (h 1,00 dalla Baita
Segantini). Qui si possono visitare facilmente due gallerie degli
Alpini con interessanti ricoveri.
Oltre la selletta si incontra la bella mulattiera
lastricata che risale il facile versante Est (dove guidavano le
indicazioni sottostanti): seguendola verso sinistra, si passa per un altro
ricovero e si raggiunge la bella cresta sommitale, in corrispondenza di
una ardita postazione che si affaccia sul Cimòn della Pala. Si
risalgono quindi gli ultimi metri fino alle roccette sommitali
del Castellazzo (2333 m, h
0,10 dalla selletta): attenzione al salto incombente verso Sud!
Vista eccezionale sul fronteggiante Mulàz,
sulle Pale e sul
Lagorài (se non c'è
nebbia!).
Per la discesa, si consiglia questa opportunità: tornando per
pochi metri sui propri passi, nel tratto fra la postazione ed il ricovero,
si individuano una serie di ometti che scendono per facili prati verso
Nord-Ovest. Seguendoli, si scende in una conca carsica veramente
pittoresca, dove si possono continuare ad ammirare postazioni ed opere
della Grande Guerra. Raggiunto il ciglio del tavolato, che precipita sui
prati di Juribello con pericolosi dirupi, la traccia, qui un po'
più marcata, compie un ampio giro su tutta la bassa e media Val Venègia, per poi immettersi su una molto rovinata mulattiera militare
che taglia in quota le pendici del Castellazzo e riporta alla
valletta con baitina ai piedi del versante Sud (h
1,00 dalla vetta).
Da qui si ritorna alla
Baita Segantini
ed al Pian dei Casòni in altre h 1,30
circa.
N.B.: sulle cartine è segnata la possibilità di
scendere direttamente al Campigòl della Vezzàna dalle pendici del Castellazzo
per tracce militari: noi non siamo riusciti a trovare tracce sicure, sia
per la nebbia, sia per l'evidente stato di abbandono in cui versano tali
tracce. Pare più sicuro il ritorno per il Passo della Costazza.