Superata la
sbarra, ci si incammina sulla strada, a tratti asfaltata, che percorre la
pittoresca Valle dei Monzòni; dopo qualche tornante, si prosegue con
pendenza più moderata costeggiando una bella forra del torrente, mentre
sullo sfondo appare la scura cresta vulcanica dei Monzòni. Lasciato sulla
sinistra il sentiero 640
(h 0,25), che attraversa un ponticello e
porterebbe al Lagusèl, si continua sulla strada principale, fino a
raggiungere una zona prativa dove, in alto sulla destra, sorge la Baita
Monzòni (1792 m), che si raggiunge con breve salita (h
0,15 dal bivio precedente). Vista
ampliata sulla Cresta dei Rizzòni (2646 m), che sbarra la valle.
Si prende
a questo punto una stradetta che stacca proprio sul lato destro della
costruzione (indicazione "Sentiero De Luca") e che si
inoltra pianeggiante nella fitta abetaia. Dopo un po', si abbandona la
stradetta e si prende sulla
sinistra il sentiero 635, che taglia in quota tutto il pendio discendente
dall'ardito Sasso delle Undici (2550 m) finchè, giunti ormai in vista
dell'angusto solco della Vallaccia, scende con qualche tornante e traversa
sotto il vertiginoso spigolo della Torre della Vallaccia (2514 m) fino a
congiungersi con il sentiero 615 che percorre sul fondo tutta la Vallaccia (h
1,00 dalla Baita Monzòni).
Tra quinte di roccia incombenti, si continua a risalire la valle
fino ad una placca rocciosa
inclinata, che si supera da sinistra a destra
grazie alla corda metallica (facile); appare alla vista, su un poggio
erboso, la rossa sagoma del Bivacco
Zeni, che si raggiunge con un'ultima
breve salita (2100 m, h 0,20 dal bivio precedente). Bella veduta sulla
testata della
Vallaccia,
con la Punta della Vallaccia (2630 m), la Mezza Luna (2623 m) e il Sass de
Stèngia (2546 m); sul versante della valle opposto al bivacco, è il
poderoso paretone del Sasso delle Undici (2550 m). A sinistra della Punta
della Vallaccia, alla testata dell'avvallamento, si nota il ripido
canalone che sale alla Forcella
della Vallaccia.
A questo punto,
risalendo brevemente i prati alle spalle del bivacco, si raggiunge la
base delle rocce e, quindi, l'attacco della "Via Ferrata Franco Gadotti" (2150 m
circa): si supera subito un gradino roccioso da destra a sinistra (corda
fissa), e si procede poi con una traversata orizzontale
verso destra dove l'unico
appoggio per i piedi sono i pioli metallici infissi nella parete (punto
più esposto della ferrata, anche se non tecnicamente difficile). Si
raggiunge così un ripiano erboso, da dove si risale un corto caminetto
che immette su di un nuovo pendio erboso (bella vista sul Bivacco
Zeni e il Sasso delle Undici), questa volta molto ampio, che la
traccia risale interamente con una serie di ripidi tornanti (tratto
piuttosto faticoso); risalito infine un breve canalino detritico, si
raggiunge una stretta forcelletta aperta tra il fianco della montagna ed
un roccione staccato, da cui ci si affaccia su di un esteso circo
detritico.
Si traversa detto circo mantenendosi rasenti alle rocce della
parte superiore (corda) per risalire poi su di uno sperone roccioso da cui
appare la prima vetta da raggiungere: il Sasso delle Dodici (2446 m).
Traversando in piano ripidi prati, si raggiunge la sella erbosa che
congiunge questa cima al Sass Aut (2555 m); una breve deviazione verso
destra permette di toccare la vetta del
Sasso delle Dodici (croce di
ferro, h 1,30 dall'attacco della
ferrata). Eccezionale panorama su tutta la Val di Fassa, su Catinaccio,
Sassolungo, Sella, Marmolada,
Latemar e sugli abitati di Vigo e Pozza
di Fassa, che si sovrastano direttamente.
Tornati alla
sella erbosa, alcuni cartelli indicano due possibilità: o discendere
dalla parte opposta per un sentiero (un po' esposto nei primi metri, poi
elementare) che, attraverso splendidi boschi, porta fino a San Giovanni
di Fassa (frazione di Vigo di Fassa, h 2,00 dalla
cima), oppure proseguire per il sentiero attrezzato, opportunità
sicuramente più consigliabile, condizioni fisiche e meteorologiche
permettendo.
Seguendo la traccia segnalata, si raggiunge la base delle
rocce del Sass Aut, ben evidente già dalla
sella erbosa, e per un sistema di cenge e canalini, sempre aiutati
dalle corde metalliche (facile), si tocca in breve un ampio ed
insospettato altopiano prativo, che non è altro che il plateau sommitale
del Sass Aut: con breve salita sulla destra, si giunge alla vetta
vera e propria del Sass Aut (2555 m, h 0,45
dalla sella erbosa). Curiosa veduta dall'alto sul
Sasso
delle Dodici e, in secondo piano, del Gruppo del Catinaccio;
belle vedute anche sul Gruppo della Marmolada.
Tornati sul
sentiero, lo si segue fino al margine Sud-Occidentale del ripiano prativo,
dov'è l'unico punto debole per ridiscendere a valle: un erto
ed incassato canalone che taglia tutto il fianco della montagna
fino alle ghiaie basali, che si discende con
attenzione (funi). Circa a metà
altezza, un immenso masso incastrato ostruisce il canalone; il tracciato
passa sotto detto masso ("Bus del Diàol"), dopo di che, con
passaggio originale ed ardito, ci si cala da un salto di tre o
quattro metri (pioli di ferro, passaggio più impressionante che difficile
perchè percorso in discesa) di nuovo sul fondo del
canale.
Giunti alla
fine del solco, il sentiero si innalza sulle roccette di sinistra, e si
distende su di un altopiano detritico rasentando le pareti del
Sass de Stèngia e della Mezza Luna; un'ultima salitella permette di
raggiungere la bella Forcella Barànchie (2528 m, h
1,00 dal Sass Aut), aperta tra la Mezza Luna ed il Sass
de la Giòna. Sull'altro versante si annida la solitaria Busa di Barànchie, bella conca prativa ai piedi della Punta della
Vallaccia.
Il sentiero, inoltratosi nella conca, risale
poi un ripidissimo
canalino detritico sulla sinistra che sbuca su una forcelletta di cresta a breve distanza
dalla vetta della Punta della Vallaccia, che si raggiunge
velocemente (2630 m, h 0,45 dalla Forcella
Barànchie). Meraviglioso panorama a 360 gradi!
Tornati alla
forcelletta, si scende per tracce sulla linea di cresta (ci si mantiene
sulla sinistra, versante Valle dei Monzòni), fino all'ampia sella
erbosa della Costella (2529 m), valico che mette in comunicazione
l'alta Valle dei Monzòni con la bassa Valle di San Pellegrino.
La Costella è raggiungibile anche direttamente dalla Busa di Barànchie traversando brevemente per ghiaie e tralasciando l'ascesa
alla Punta della Vallaccia.
Dalla
Costella, bella veduta sui
sottostanti ripiani prativi di
Gardeccia
(Monzòni) e sul Sasso delle
Undici,
di cui è riconoscibile sia il precipite versante Ovest, sia i dolci
pendii erbosi di quello Est. Si discendono ora per sentiero gli splendidi
prati di Gardeccia, con bella vista sulla Val delle Selle,
fino alla costruzione del Rifugio
Vallaccia (2275 m, h 0,30
dalla Punta della Vallaccia). Continuando a scendere, con bella
veduta dell'impervia parete della Cima Malinverno
(2626 m, Monzòni) e della triangolare parete Est della Punta
della Vallaccia, si entra nel bosco e si giunge sul fondovalle
dei Monzòni all'altezza della Malga
Monzòni (1862 m, h
0,40 dal rifugio).
Seguendo ora la carrareccia della
Val dei Monzòni, si arriva in breve alla Baita Monzòni e, per il
percorso già seguito in salita, al parcheggio (h
0,30 dalla Malga Monzòni).