Si prende la
grande pista da sci che, dall'albergo, si dirige verso sinistra, supera un
piccolo rio (laghetto) e risale ripida gli ampi pendii prativi della Campagnaccia. Raggiunto un bivio, si trascurano
le diramazioni di destra (diretta in Val Tegnousa) e di sinistra
(per il Passo delle Selle, vedi anche itinerario Alta
Via Bepi Zac - 1° tronco), per proseguire dritti, lungo una labile
traccia (ind. Ciadìn) che rimonta un dosso erboso e, per un appena
accennato avvallamento, giunge ad intersecare un'altra carrareccia.
Seguendola per pochi metri verso sinistra, si raggiunge un cartello che
indica lo stacco della traccia per la Forcella del Ciadìn.
Per una
prima ripida balza erbosa, la traccia raggiunge un grande ripiano con
massi e resti di trinceramenti austriaci: trascurata una labile traccia a
sinistra, diretta alla stazione della nuova Seggiovia della Costabella,
si taglia con alcuni erti tornanti un altro ripidissimo gradone, per
uscire nella detritica conca sottostante la rocciosa
Forcella del Ciadìn, dominata da un evidente dente roccioso. Attraversato il fondo
della conca, fra grandi massi, la traccia si porta sui pendii
detritici di destra e, con alcune ampie svolte, raggiunge l'ultimo pendio
sottostante la forcella: oltrepassato uno speroncino roccioso, si risale
un ripido canalino da destra a sinistra (facile, corda fissa) e si sbuca
sull'esile Forcella del Ciadìn (2661 m, h
1,30). Dall'altra parte, verso la Valle di San
Nicolò,
si inabissa un vertiginoso canalone.
Trascurando i segnavia che, verso
sinistra, guidano al Sasso di Costabella ed all'Alta
Via Bepi Zac - 1° tronco, si prende l'esile traccia verso destra che,
con percorso esposto, segue la sottile cresta rocciosa che unisce la
forcella al versante Nord-Ovest della Cima delle Vallate (2832 m),
ben visibile già dall'insellatura. In diversi punti la traccia percorre
esposte cenge rocciose, e non sempre le corde metalliche sono abbondanti
(qualche fittone di quando in quando consente eventualmente
un'assicurazione a corda). Con piede sicuro, comunque, si procede senza
grossi problemi: disceso un friabile canalino, si rimonta una rampa ed un
corto caminetto, si passa attraverso uno stretto foro naturale e si
raggiunge l'ampio canale detritico che sale alla forcellina al piede del
versante NO della Cima delle Vallate, già ben visibile dalla conca
sottostante la Forcella del Ciadìn, e che l'antica via normale alla
montagna risaliva integralmente.
Ora, senza raggiungere il fondo del
canale (pericolo di scariche), si taglia alti la paretina della sua sponda
sinistra (pioli metallici) poi, raggiunta una evidente fessura verticale,
la si risale interamente con l'ausilio delle corde metalliche. Al termine
della fessura, si traversa brevemente verso destra, per rimontare un bel
diedro di una decina di metri (qualche piolo e funi ottimamente collocate)
che conduce, senza altre difficoltà, nel canalone detritico, pochi metri
prima del suo sbocco superiore sulla forcella di cresta (2730 m circa, h
0,45 dalla Forcella del Ciadìn). Ci si affaccia così su
un'ampia conca detritica verso la Valle di San Nicolò, con
spettacolare panorama su Sella,
Catinaccio e Marmolada.
In pochi passi verso sinistra si raggiunge la sommità dello sperone
roccioso che costituisce la sponda sinistra del canale precedente, da dove
si gode di una vista ancor più ampia e completa. Tagliando ora per
evidenti tracce il detritico versante Nord della
Cima delle Vallate,
si guadagnano i dolci pendii superiori e, per ghiaie e sassi, si raggiunge
la bellissima sommità della Cima delle Vallate (2832 m, h
0,15 dalla selletta di
cresta). Colpo d'occhio
particolarmente interessante sulla prosecuzione della cresta che,
attraverso la
Cima di Colbèl e la Punta del Ciadìn, si salda
alla possente Cima dell'Uomo (3003 m), oltre che sulla Val di San Nicolò,
sul
Sassolungo e sul Sella.
Dalla cima, una ben segnata
traccia segue la movimentata crestina di collegamento con la vicina, più
bassa Cima di Colbèl (2795 m): oltrepassata la rocciosa forcella di
cresta, una breve risalita guida all'ampia spianata detritica dalla quale
si innalzano i tre piccoli testoni sommitali della Cima di Colbèl
(paletto di legno su quello a
destra, nonchè numerosi resti di
trinceramenti, h 0,15 dalla Cima
delle Vallate).
Scesi alla successiva forcella, si prosegue lungamente
per cenge tagliando il roccioso versante meridionale della
Punta del Ciadìn (2919 m): durante questo tratto, si passa alla base di alcune
ardite guglie, prima fra tutte la monolitica
Torre California, un
evidente campanile di una cinquantina di metri quasi appoggiato alla
retrostante parete. Oltre una selletta, un ultimo tratto di corde fisse
(facili) fa guadagnare ancora un po' di quota, fino all'ultima traversata
per friabili ghiaie che consente di raggiungere l'ampia Forcella
dell'Uomo (2840 m, h 0,40 dalla Cima
di Colbèl). Altro impressionante canalone che si inabissa verso le
ghiaie del circo terminale della Valle di San Nicolò, sotto
l'isolata Forcella Paschè, dove si nasconde anche il piccolo Ghiacciaio
dell'Uomo.
Sulla forcella, alla base delle verticali rocce di
Cima
dell'Uomo, si trova una modesta baracca di legno che può offrire un
precario riparo in caso di maltempo. Seguendo le abbondanti indicazioni,
si scende ora il ripidissimo canalone di destra, verso il Passo di San
Pellegrino: in questo primo tratto le ghiaie sono friabilissime ed il
terreno, molto precario, richiede estrema cautela ed attenzione. Lasciata
a sinistra la deviazione per la via normale a Cima dell'Uomo e,
poco più in basso, quella per l'Alta Via Bepi Zac - 3° tronco
(che, attraverso la Forcella del Laghèt, scende in Val de Tasca
e permette il collegamento col Passo delle Cirèlle), si scende il
tratto più delicato del canale: oltre una ripida rampa di roccette
coperte di ghiaino, si raggiunge una labile traccia che non consente, in
ogni caso, di procedere con sicurezza sul friabilissimo fondo del canale.
Quando il canale sbocca finalmente sugli immensi ghiaioni alla testata
della Val Tegnousa (h 0,30
circa dalla forcella, 30 minuti molto sudati!), ci si ritrova come per
incanto su un entusiasmante ghiaione
mobile, di quelli che consentono la
discesa "di corsa" come troppo pochi se ne trovano in giro! Nel
giro di pochi minuti, con gran divertimento, si raggiungono i prati sul
fondo della Val Tegnousa: volgendo indietro lo sguardo, si rimane
impressionati dalla vastità e dalla estrema ripidezza dei ghiaioni
percorsi in discesa. Per vaghe tracce, si attraversano i prati fino alla
evidente carrareccia che, aggirata l'altura erbosa dell'Uomo
(stazione di seggiovia sulla sommità), taglia in moderata discesa i vasti
pendii prativi fino ad incrociare la pista da sci risalita al mattino e
che, verso sinistra, riporta in breve all'Albergo Cima Uomo (h
1,15 dalla Forcella dell'Uomo).