Si prosegue lungo
l'ampia carrareccia che, con moderata pendenza, sale per ampi prati
punteggiati di baite (anche se gli sbancamenti delle piste da sci hanno
fortemente compromesso l'integrità del luogo) fino all'ampio ripiano
erboso di poco sottostante l'ampio Passo di Pampeàgo, dove sorge la
Zischgalm (2000 m, h 0,20).
Si
abbandona qui la carrareccia per andare a prendere, oltre l'ampio prato
retrostante la costruzione, il comodo sentiero n° 504:
questo taglia a mezzacosta i ripidi pendii erbosi discendenti dal Cavignòn
(cartelli del "Sentiero Geologico del Dos Capèl") e, percorso
un tratto di pista da sci, si raggiunge l'ampia insellatura erbosa del Passo
del Fèudo (2121 m, h 0,20 dalla Zischgalm).
Qui giungono gli impianti da Predazzo, oppure si può giungere
anche, con maggior dispendio di tempo ed energie, direttamente a piedi
lungo la Val Gardonè (vedi anche itinerario Passo
del Fèudo - Pian della Paura). Sulla linea del passo sorge il Rifugio
Passo Fèudo.
Da qui, verso sinistra, si imbocca
l'evidente sentiero n° 516
che, con salita sostenuta, risale i prati in direzione della bastionata
rocciosa del Cavignòn, ben evidente: appare anche, stagliata contro
il cielo, la sagoma del Rifugio Torre di Pisa. Con erto percorso
faticoso si aggira un rilievo roccioso e si risale un ampio pendio-canale
erboso fino all'insellatura cui fa capo. Scavalcato un breve dosso, ci si
inserisce in un avvallamento detritico che si risale fino ad imponenti
opere paravalanghe. Risalito con difficoltà (a causa della ripidezza e
della friabilità) il breve ghiaione a destra, si riprende per una buona
traccia che taglia per una comoda cengia nerastra, fino a superare uno
sperone. Un tratto scalinato ottimamente con travi di legno porta ad
incrociare un valloncello detritico: lo si risale, raggiungendo il
colletto fra il Cavignòn (a destra) e l'ardita pala rocciosa della Cima
di Valbona (2660 m).
Vale sicuramente la pena la breve digressione su
questa cima: abbandonata la traccia segnata, si scavalca a sinistra un
modesto speroncino roccioso e, per ripide ma buone tracce nell'erba, si
risale il successivo canale fino al colletto sulla cresta sommitale. Con
pochi passi verso sinistra si raggiunge lo spettacolare balcone della cima
(h 0,10 dal sentiero), con grande
croce. Panorama eccezionale, soprattutto sulla selva di pinnacoli dei Campanili
di Fuori del Latemar.
Tornati alla traccia, si prosegue con comodi
tornanti fra le rocce e si raggiunge il Rifugio
Torre di Pisa (2671 m, h 1,30 dal Passo
del Fèudo), in fantastica posizione panoramica. Dal dosso sopra il
rifugio si apre il panorama su tutto il circo interno del
Latemar,
nonchè su tutte le Dolomiti. Risulta anche evidente tutta la
cresta rocciosa che, attraverso la Cima del Fèudo ed i due Pizzi
dei Muss, costituisce la sponda meridionale del lunare altopiano.
A
destra del rifugio si prende dunque quella traccia, segnalata con tacche
rosse e verdi, che si dirige verso l'inizio della cresta: con piacevole
percorso a scarsi saliscendi, la traccia si districa nel dedalo di rocce e
pinnacoli che costituisce la Cresta del Cavignòn, fino al grande
ripetitore visibile da ogni parte del Gruppo del Latemar, e che un
po' ne disturba i panorami. Sempre lungo evidenti tracce, si prosegue fino
ad uno sperone roccioso: si scende dall'altra parte per una strettissima
spaccatura (I° grado, la difficoltà è comunque solo quella di non
rimanere incastrati!), e si toccano le ghiaie della pittoresca Forcella
del Cavignòn (2550 m, h 0,30 dal
rifugio).
Tagliando per aperti pendii erbosi e detritici, con ampio
semicerchio si raggiunge la grande croce posta sull'Anticima Sud della
Cima
del Fèudo (2565 m, h 0,15 dalla
forcella, libro di vetta), che domina Predazzo e la Val Gardonè.
Risalendo con facilità la cresta
meridionale, si raggiunge con percorso
evidente la bella sommità principale della Cima del Fèudo (2632 m,
h 0,10 dall'anticima): magnifiche vedute su tutte le
principali cime del Latemar, nonchè su Sassolungo, Sella, Marmolada, Pale di San Martino e
Lagorài. Bella anche
l'osservazione della tormentata cresta rocciosa che unisce
Cima del Fèudo al Primo Pizzo dei Muss.
Tornati al
Rifugio Torre di
Pisa (h 0,40 dalla cima), si può ovviamente
scendere per l'itinerario di salita, oppure in quest'altro modo: si
prosegue lungo il sentiero n° 516,
che scende per facili roccette alla base del piccolo circo ghiaioso dove
si possono notare la caratteristica Torre di Pisa, il
Battistero
e la Porta del Latemar, alcune delle più pittoresche strutture
rocciose della zona. Superato un colletto alla base della Cima di
Valsorda, si scende sui ghiaioni dei Lastèi di Valsorda. Con
scarsi saliscendi, si passa alla base delle pareti rocciose della Cima
di Valsorda fino allo stacco del sentiero n° 18
(a sinistra): con faticosa ma breve salita, si rimontano i ripidi ghiaioni
e si riesce sulla larga insellatura della Forcella dei Camosci
(2636 m, h 0,45 dal rifugio).
Disceso
un breve canalino nerastro (corda fissa, facile), si
attraversa un
avvallamento detritico fino ad una successiva insellatura, da dove la
traccia prende a seguire un articolato sistema di vallette racchiuse fra
pareti rocciose e pinnacoli, portando alquanto a destra. Dopo un non breve
tratto, il sentiero inizia a scendere decisamente per ghiaie franose,
lungo un caratteristico pendio costituito da una serie di trincee naturali
("Stallo dei Camosci"). Oltre le trincee, si esce sui ripidi
pendii erbosi che si discendono con lunghi tornanti fino a poco sopra
l'arrivo degli impianti di risalita di Oberholz (2150 m, h
1,15 dalla forcella).
Si segue ora per un tratto, verso
sinistra, il bel sentiero n° 22
che, attraverso prati e boschi, raggiunge l'ampia pista da sci poco sotto
l'arrivo di una seggiovia. Seguendo la pista in discesa, si raggiunge la
bella Malga La Mèns (Maierlalm, 2037 m, h
0,15 da Oberholz). Di qui una carrareccia raggiunge in
breve la strada che sale da Obereggen al Passo di Pampeàgo
(asfaltata), che si raggiunge in breve. Con un'altra mezz'oretta, si
ritorna alla macchina.