Attraversata la
provinciale, si prende una stradetta (indicazioni per "Gardonč") che
si mantiene per un buon tratto parallela alla strada di fondovalle, tra
prati e villette. Lasciata a sinistra una cava, si trascura un bivio a
destra per il villaggio di Vardābe e si prosegue lungo la stradina,
ora in leggera discesa. Si arriva cosė alle poche case di al Fōl
(1078 m, h 0,10) dove, oltre un ponte,
ci si innesta sulla strada asfaltata che prende a risalire con decisa
salita la boscosa Val Gardonč.
Ben presto si incontra
un segnale
di divieto di accesso, mentre la strada prosegue lungo fondovalle, cha
alterna tratti boscosi ad ampie radure dove pascola il bestiame. Raggiunto
il punto in cui la valle si impenna decisamente, la strada inizia a
risalirne la sponda sinistra con una serie di ripidi tornanti, diventando
sterrata: verso lo sbocco inferiore č inquadrato il Gruppo del Lagorāi.
Con un lungo traversone in una zona di bosco pių rado si passa sotto i
cavi delle telecabine, poi si risale un'erta valletta in mezzo ad uno
splendido lariceto (a sinistra, dietro un dosso, sorgono alcune baite) per
uscire, con un ultimo strappo, su alcuni panoramici ripiani erbosi sedi di
pascoli (1532 m, fontana, h 1,00 da
al Fōl). Un
altro breve tratto di salita, un po' meno ripida, conduce a riprendere i
pali delle telecabine in corrispondenza dell'ampia conca erbosa del Gardonč
(1637 m, h 0,20 dai pascoli). Qui, oltre alla
stazione intermedia degli impianti Predazzo-Fčudo, sorgono
la bella Baita Gardonč
e a sinistra, oltre il rio, l'antica Malga
Gardonč, in fase di ristrutturazione (2006).
Raggiunta la poco
discosta stazione di partenza della successiva seggiovia, si segue la
comoda stradetta sterrata (segnavia n° 504)
che si dirige verso l'evidente depressione erbosa del Passo del Fčudo:
questa, effettuati due tornanti per superare alcuni dossi erbosi, si
inserisce in una pittoresca valletta, che risale per un tratto. Lasciata a
destra una traccia di collegamento con il Pian della Paura, si
prosegue lungo il tracciato principale, che risale con alcune svolte un
ripido pendio erboso, passa presso un'ultima malga e, con lungo traversone
in salita, raggiunge un vastissimo pendio erboso dove in inverno passa la
pista da sci. Raggiunta l'ertissima stradetta di servizio, la si risale
con fatica e, per un ultimo solco erboso, si esce sulla sella prativa del Passo
del Fčudo (2121 m, h 1,00 da
Gardonč). Bel
panorama sulla zona di Pampeāgo, sulla Pala di Santa, sul Monte
Agnello e sulle rocce del Latemar (Cima Valbona -
Cavignōn -
Cima del Fčudo). In alto si indovina la sagoma del Rifugio Torre di
Pisa. Sul versante opposto della profonda Val di Fiemme,
dominano il Lagorāi e le Pale di San Martino. Salendo di
poco sulla linea del passo, verso il Latemar, si incontra il Rifugio
Passo Fčudo, con possibilitā di ristoro.
Si segue a questo
punto, sempre sul versante Gardonč, la traccia n° 50,
che taglia quasi in piano gli scoscesi pendii prativi alla testata della Val
Gardonč: superato il rio, la traccia prosegue a mezzacosta su erbe e
detriti, supera una zona rocciosa e si affaccia su una splendida conca
erbosa ("I Muss"), dominata dalla massiccia Cima del
Fčudo (2670, su cui č
ben visibile una grossa croce) e dalla ardita cresta rocciosa dei Pizzi
dei Muss (2636 m - 2565 m). Tra il
Primo ed il Secondo Pizzo
dei Muss, č ben individuabile l'ardito pinnacolo chiamato, per la sua
forma curiosa, Guglia del Faraone.
Si risale comunque la conca, con
moderata salita (segni rossi) per poi rimontare la sponda opposta su erte
tracce: raggiunto il culmine del costone, ci si ritrova su un altopiano
carsico vasto ed isolato chiamato Pian della Paura, un posto
veramente suggestivo! Le vedute su Lagorāi e
Pale sono
sempre spettacolari, ma da qui si vedono anche Sella e Marmolada.
Si attraversa l'ondulato altopiano, costituito da bianche roccette in
mezzo a splendidi prati fioriti, facendo attenzione a non perdere di vista
gli ometti ed i segni rossi (la traccia č qui poco marcata). Scesi in una
valletta, si incontra inaspettatamente un minuscolo baito
(Baito de Sugadōi, 2196 m, h
1,00 dal passo), spartanamente attrezzato come ricovero di
emergenza.
Da qui la traccia comincia a scendere, dapprima per prati, poi
per pittoreschi pendii con radi
larici. Raggiunta una vasta
radura, il
sentiero entra nel bosco e scende ora con pių decisione. Oltre un punto
dal quale si ha una delle pių interessanti vedute sul versante Sud del
Latemar,
il sentiero raggiunge una prima grande conca erbosa con ruderi di baite e
presa dell'acquedotto (Baita delle Prese, 1935 m), oltre la quale,
con percorso non sempre evidentissimo, scende sempre pių ripidamente.
Raggiunta una carrareccia forestale, la si segue verso destra con
ripidissima discesa nel bosco: con lunga serie di tornanti la strada
scende in una valletta e, superato un costone, si affaccia sul fiabesco
altipiano prativo dove sorgono le poche case di
Vardābe (1498 m, h 1,30 dal
Baito de Sugadōi).
Abbandonata la strada, si scende
fra le case fino ad alcuni cartelli: seguendo la direzione per "Gran
Pian - Predazzo", si risale brevemente un tavolato prativo e,
raggiuntone il termine in corrispondenza di un traliccio delle telecabine,
si inizia a scendere nel fittissimo bosco. Con discesa ripidissima (ma la
traccia č comunque comoda) si perde quota molto velocemente, e si arriva
in una ventina di minuti ad incrociare nuovamente la stradetta seguita al
mattino presso la cava.
Da qui, in pochi minuti, nuovamente alla
macchina.