Dal tornante sulla
SS n° 51, nei pressi di Ponte
Sant’Hubertus, si segue un primo tronco di
strada asfaltata (chiusa al traffico, ma non agli infami bus-navetta!)
verso la Malga
Rà Stua fino a che un cartello con indicazioni ("Antruiles –
Col Becchèi") non spinge a scendere a sinistra inoltrandosi nel bosco
di conifere. Si segue una mulattiera che in breve porta prima ad un ponte
a poi al Casòn des Antruiles (1525), posto in una fantastica e
soleggiata radura. Da qui il sentiero piega sulla destra (indicazioni) e
inoltrandosi nel bosco con moderata pendenza, costeggia sul lato destro il
letto del torrente (asciutto in estate)
che scende dalle pendici del Col Becchèi.
Il bosco comincia
a diradarsi e la traccia attraversa il letto detritico del corso d’acqua
cominciando a salire in maniera più decisa
(MOLTO più decisa); faticosamente si supera il primo “gradino”,
giungendo su un piccolo pianoro erboso chiuso
su tutti i lati da rocce poco
invitanti. Il sentiero prosegue implacabile verso una seconda balza da
superare, e poi verso la terza ed ultima, oltre la quale si apre davanti a
noi il panorama sul Fanes, sulle Tofane e sulle cime della Val Badia.
Oltre al panorama, da segnalare anche la massiccia presenza
di camosci, più o meno nascosti nei vari avvallamenti che si scorgono
lungo il percorso (in particolare a quota 2500 circa, superato il terzo ed
ultimo tratto in salita nei pressi di una decisa svolta del sentiero, si
apre una valletta verde ed in moderata pendenza, poi a picco sul
sottostante impaludamento della Valle di Fanes, in cui è facile imbattersi
in un grande branco di camosci).
Attraversato in costa una sorta di imbuto
detritico ben riconoscibile anche sulla cartina, il sentiero prosegue
ancora con qualche dolce saliscendi fino ad arrivare (2565 m) ai resti di un
baraccamento militare da cui si gode uno spettacolare panorama sulla
vallata sottostante, sulla Tofane (da qui davvero imponenti!) e sui gruppi
montuosi del Vallòn Bianco, della Furcia Rossa, delle Conturines e della
cresta rocciosa del Sass d’la Crusc che scende ripidamente a strati
verso l’altipiano del Fanes.
Alle
nostra spalle stacca una traccia che attraversa i prati in direzione della
cima del Col Becchèi, inerpicandosi verso facili gradini rocciosi e poi,
dopo una forcelletta tra le due
cime, fino
alla croce di vetta
(2794 m) dove, nuovamente, il panorama è davvero imponente
potendo spaziare a 360 gradi anche verso la Croda Rossa
ed i rilievi attorno all’altipiano del Sennes, che prima rimanevano celati dalle pareti del Col
Becchèi stesso.
Scesi dalla cima nuovamente ai resti dei baraccamenti militari, si
prosegue per il sentiero che avevamo prima abbandonato, in moderata
discesa e per prati misti a sassi, fino a giungere ad un pianoro
soprastante il Lago di Limo, dalle
forme tondeggianti e di origine glaciale, più o meno ricco d’acqua a
seconda della stagione e dell’abbondanza delle piogge.
Giunti al lago,
facendo lo slalom tra le mucche al pascolo, si arriva all’ampia
carrareccia della Val di Fanes ed al Passo di Limo (2159 m); da qui si può scendere
subito verso la Malga Fanes Grande e poi verso la
Val di Fanes
oppure optare per una digressione verso il cuore del regno del Fanes … Il modernissimo
Rifugio
Fanes è un
po' un pugno in un occhio, ma le sponde del
Lago Verde, il terreno modellato dall’erosione, l’abbondanza d’acqua
e i gradonati rilievi circostanti (denominati eloquentemente “Parlamento
delle marmotte”) meritano decisamente una sosta … Il luogo è quanto
di più idilliaco si possa immaginare, peccato che sia anche quanto di più
affollato si possa immaginare!!!
In ogni caso, dal Passo di Limo
l'itinerario principale prosegue
scendendo a sinistra lungo la carrareccia, fino a che una scorciatoia sulla nostra
sinistra permette di accorciare di poco il percorso tagliando fuori la
Malga Fanes Grande (peraltro molto bella e posta in incantevole
posizione!); riguadagnata la carrareccia, il sentiero scende seguendo il
corso del Rio Fanes fino a giungere ad una zona pianeggiante
caratterizzata da forte impaludamento.
Oltrepassatala, il sentiero
comincia ad inoltrarsi nel bosco mentre, sulla sinistra, si incontra la
prima deviazione per la micro-ferratina della Cascata di Fanes; si
prosegue sempre lungo la mulattiera fino ad un’ulteriore indicazione di
una scorciatoia che conduce fino alla balza rocciosa da cui si diparte
l’altro anello di un brevissimo percorso attrezzato che porta ad
ammirare la gola ed il salto del Rio Fanes (il primo tratto, fino alla
cascata, è fattibile a mio avviso anche senza attrezzatura e consente di
vedere da vicino la profonda gola scavata dalle acque).
Abbandonata la
scorciatoia e ritornati sulla carreccia, si passa un ponte, altissimo
sulle profonde gole scavate dall’acqua alla confluenza dei rii Fanes e
Travenànzes, e si continua a scendere nella boscaglia fino a che, dopo un
altro ponte, il percorso non diventa nuovamente asfaltato. Si prosegue
ancora, oramai in piano, fino a
che, dopo l’ennesimo ponte, non si trovano le frecce che, sulla sinistra,
indicano la via per ritornare in breve verso il Ponte Sant’Hubertus.