Dal rifugio si
prosegue per la rotabile, ora sterrata, che rientra per breve tempo nel
bosco (indicazioni, segnavia n° 101):
in falsopiano, la rotabile avvicina il grande salto roccioso che sembra
sbarrare la valle, da cui precipitano due belle cascate a più rami. Di
fronte, incombenti, le altissime pareti del Sasso e dei Campanili
di Selvapiana. Raggiunto il greto dell'impetuoso Torrente Risèna,
lo si attraversa, ed il tracciato, ridottosi a mulattiera, prende a salire
con decisione con una serie di ripidi tornanti. Superando tratti rocciosi
alternati a fitte macchie di mughi, il sentiero guadagna quota
velocemente: un lungo traversone verso destra porta a guadare i due rii
all'origine delle cascate ammirate dal basso e, con ultima breve salita,
si raggiunge il bell'edificio del Rifugio Berti al Popèra (1950 m, h 0,50).
Eccezionale panorama su tutto il selvaggio Vallon Popèra, con il Passo
della Sentinella (2717 m) alla sua testata.
Superato il
rifugio, si prosegue sul bel sentiero n° 101
che, rimanendo a mezzacosta, attraversa i dossi erbosi al centro del
vallone, in ambiente veramente
pregevole; a tratti, risultano facilmente
visibili vestigia risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Superata una
sorgente, il sentiero risale con alcune ripide svolte un dosso erboso e
detritico oltre il quale giace il piccolo, azzurro Lago
di Popèra (2142 m, h 0,40
dal rifugio): proprio di fronte la bella, triangolare parete della Pala
di Popèra (2582 m), mentre dalla parte opposta svettano le altissime
pareti, solcate da canaloni ghiacciati, di Cima
e Monte Popèra (3046 m) e della Cresta Zsigmondy
(2998 m).
Innestatisi sul tracciato n°
124
(proveniente dal lontano Passo Montecroce di Comelico), si prosegue a
mezzacosta sui ghiaioni, per tagliare poi verso sinistra con ampio
semicerchio: superato un tratto in cui il sentierino di guerra, seppur
ben tracciato, risulta leggermente esposto, si toccano le enormi colate
detritiche della testata del vallone. Risalito al meglio il vasto
ghiaione (diverse tracce possibili), si raggiunge la soglia glaciale del
Ghiacciaio Alto di Popèra, annidato nella vasta conca morenica
ai piedi della parete orientale di Cima Undici. Risalito un ripidissimo
pendio sulla destra, si monta sul filo della cordonata morenica che
taglia in due il vallone, e la si risale con percorso esposto ma sicuro:
l'ambiente è quanto di più selvaggio si possa immaginare, rinserrato
tra altissime, verticali pareti. A sinistra il ghiacciaio appare
"bombardato" dalle scariche di sassi provenienti dai precipiti
canaloni, mentre a destra le Guglie di Croda Rossa incombono verticali.
Superata la
strettoia originata dal modesto Sasso Fuoco
(che mostra comunque una bella paretina strapiombante), si supera l'ultimo
tratto di morena e si ritorna sui ghiaioni di destra: traversatili per una
traccia ora piuttosto precaria (attenzione), si oltrepassa lo stacco della
"Via Ferrata Zandonella - 1° tronco" e si attacca l'ultimo canale
detritico che, ripidissimo, sbocca alla larga insellatura del Passo
della Sentinella (2717 m, h 1,20
dal lago, monumento alla Madonna e resti di postazioni degli Alpini).
L'ultimo tratto prima del passo risulta quello più impegnativo di tutta
la gita, specie in discesa, a causa della estrema ripidezza e della
friabilità delle ghiaie. Splendide vedute su Val Fiscalina, Tre
Scarperi e, dall'altra parte, su tutto lo svolgimento del Vallon
Popèra e su Monfalconi - Spalti di Toro. Sul versante Val
Fiscalina, un orrido canalone, più in basso ghiacciato, sprofonda nel Vallone della Sentinella (vedi anche itinerario Strada
degli Alpini): la discesa lungo il canalone è possibile, ma
sconsigliata a causa della ripidezza e del pericolo di scariche (comunque
ramponi e piccozza). Una traccia segnata verso sinistra, alla base di Cima
Undici, indica l'inizio della "Strada degli Alpini".
Ritornati al
Lago di Popèra (h 0,50 dal passo), si
può proseguire sul sentiero n° 124
che, mantenendosi alto sul fianco sinistro del vallone, taglia alla base i
verdi pendii discendenti da Forcella Popèra (bivio) e risale poi
ad una forcella erbosa che permette di scavalcare il Crestòn Popèra,
una cordonata erboso-detritica che costituisce la sponda meridionale
dell'omonimo vallone.
Toccato
un punto panoramico (rosa dei venti con le
principali cime), si scende brevemente per un pendio erboso fino all'ex
Rifugio Olivo Sala, ricavato da una vecchia casermetta e ormai
abbandonato a vantaggio del Rifugio Berti. La traccia scende ora
per un ripido canalone al piede delle rocce (qualche corda, facilissimo),
fino ad un panoramico poggio con bella vista sulla conca di Selvapiana,
da dove traversa in salita tutta la base del Crestòn Popèra fino
ad innestarsi sulla rovinata rotabile ex militare che univa Selvapiana
con il Passo Montecroce di Comelico. Una breve discesa verso destra
consente di toccare l'ampia sella prativa di Forcella Pian della Biscia
(1942 m, h 1,00 dal lago), aperta tra la
Croda
Sora i Colesèi e la Cima Colesèi.
Ammirato lo splendido
panorama su Popèra e
Alpi Carniche,
si imbocca una ripida traccia (indicazioni) che, verso destra, scende
lungo un bel bosco ed esce a Selvapiana, nei prati poco sopra il Rifugio
Lunelli (h 0,30).
NB:
trovare questo sentiero a partire dal Rifugio Lunelli non è per
niente facile, in quanto non ci sono indicazioni nè tracce che possano
guidare l'escursionista fino a quando non si entra nel bosco.