Traversata del Marden

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CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 010

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (DOLOMITI DI SESTO)

SCHEDA N. 10

 

FOTO NOTEVOLI

I SELVAGGI CAMPANILI DEL MARDEN DALLA PARTE ALTA DELLA VAL DEL MARDEN

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Pian di Vedoia (uscita della A27 Mestre-Belluno) si raggiunge Auronzo di Cadore (862 m, 47 km da Pian di Vedoia).

b) Da Bressanone (uscita della A22 del Brennero) si percorre la Val Pusteria fino a San Candido (65 km da Bressanone). Qui si risale la verde Valle di Sesto fino al Passo Montecroce di Comelico (1640 m), da dove si scende in Val Pàdola fino a Santa Caterina, da dove si risale brevemente la Val d'Ansièi fino ad  Auronzo di Cadore (862 m, 40 km da San Candido).

c) Da Bressanone (uscita della A22 del Brennero) si percorre la Val Pusteria fino a Dobbiaco (60 km da Bressanone): qui si risale la Val di Landro fino a Misurina (1752 m), da dove si scende in Val d'Ansièi fino ad Auronzo di Cadore (862 m, 45 km da Dobbiaco).

 

Dall’abitato si risale la Val d’Ansièi per breve tratto poi, superate le poche case di Giralba (940 m), si giunge al ponte sul Torrente Marzòn (969 m): abbandonato il fondovalle, si devia a destra per la severa Val Marzòn (buona rotabile asfaltata). Superato un vasto deposito alluvionale (strada risistemata di recente), inizia una serie di tornanti: all’altezza del secondo, un cartello indica l’inizio del sentiero per la Val del Màrden (1127 m, parcheggio).

 

ITINERARIO

Si prende il sentiero (segnavia n° 106) che entra nel fittissimo bosco ed inizia subito a risalirlo, con infinita serie di lunghi tornanti in moderata pendenza. Si continua per un buon tratto lungo la boscosa costa, in ambiente selvaggio ed affascinante anche se poco panoramico, per traversare poi lo sbocco della dirupata Val del Marden (ripido canale di ghiaie). Si prosegue dall’altra parte, in piano per breve tratto, fino alle prime propaggini degli arditi Campanili dei Toni, che chiudono lo stretto solco ad occidente, da dove riprendono i tornanti, che tagliano da una sponda all’altra lo stretto vallone. 

Salendo, il bosco si dirada decisamente, consentendo belle vedute sulla sovrastante impressionante parete della Pala del Marden (2475 m) nonché, oltre il profondo solco della Val Marzòn, sulla Val d'Onge e sui Cadini di Misurina (rami di Croda Liscia e di Campoduro). Raggiunto un primo ripiano erboso cosparso di mughi (h 1,00), lo si attraversa e si risale poi con altri tornanti il successivo risalto, nuovamente boscoso: si giunge così su di un nuovo ripiano, questa volta al limitare dei ghiaioni. L’ambiente è sempre più impressionante, sia per le incombenti pareti rocciose dei Campanili del Marden (a destra) e dei Campanili dei Toni (a sinistra), sia per il selvaggio abbandono dovuto alla scomodità ed alla lunghezza degli accessi. 

La traccia, superato un gigantesco masso, si porta a sinistra e taglia il ghiaione con ampio semicerchio in salita: raggiunge così l’imbocco del tratto finale del vallone, mantenendosi alta sulla sponda sinistra. Le vedute sulle guglie rocciose del Marden, nonché sull’impressionante paretona della Cima d'Auronzo (2914 m), che sembra sbarrare la valle, sono veramente mozzafiato. Risalito questo tratto (numerose tracce di guerra portano, sulla sinistra, alle ardite forcelline di cresta fra i Campanili dei Toni, dov’erano alcuni osservatori), un'ultima breve salita su terreno delicato a causa della friabilità (la traccia comunque è ben evidente) consente di toccare la larga sella detritica che immette sull’ampio anfiteatro che si estende alla base del grandioso versante occidentale della Croda dei Toni (3098 m): ancora pochi passi verso destra e si arriva ad un bivio (h 1,40 dal ripiano con mughi, cartelli). 

Prendendo la traccia di sinistra si accorcia il precorso di circa 45 minuti, ma è consigliabile proseguire per quella di destra, che prende a risalire con ampi tornanti le gigantesche pietraie che scendono dalla Forcella dell'Agnello (2585 m), ben visibile, che separa la Cima d'Auronzo dalla più modesta Punta dell'Agnello (2736 m). Il sentiero, in questo tratto molto ampio e con una rozza lastricatura anche se franato in più punti, consente di guadagnare quota velocemente e di raggiungere l’ampia sella ghiaiosa (neve ad inizio stagione): fantastiche vedute sulle pareti della Croda dei Toni e, più lontano, su Cadini e Tre Cime di Lavaredo. Poco sotto la forcella, dall’altra parte, sorge il Bivacco de Toni (2578 m, h 0,35 dal bivio): da qui un immenso, insidioso ghiaione scivola ripido fino alla testata della dirupata Val Gravasecca, consentendo un interessante (ma impegnativo) collegamento con la Val Giralba ed il Rifugio Carducci

Dal bivacco si ritorna alla forcella e si scende per breve tratto sul sentiero già percorso in salita, fino allo stacco di un’evidente traccia sulla destra, che si mantiene alta alla base delle ciclopiche pareti della Croda dei Toni. Seguendo la traccia, con modesti saliscendi, si ammirano panorami sempre più ampi sugli altri gruppi delle Dolomiti di Sesto e sulle Marmarole: incontrata la traccia proveniente direttamente dalla Val del Marden, si passa alti sopra lo sbocco dell’impercorribile Val dei Toni e si giunge ad un insidioso canale quasi sempre nevoso che si origina dal pieno della parete occidentale della Croda dei Toni

Se le condizioni lo consentono, si attraversa il canale in diagonale ascendente fino alle facili roccette sull’altra sponda (croce commemorativa); altrimenti, si può attraversarlo direttamente ed entrare in una piccola gola rocciosa dall’altra parte che va risalita con l’ausilio di alcune funi metalliche (piuttosto impegnativo) fino alla croce di cui sopra; o ancora, in caso di ghiaccio particolarmente duro, si può discendere per un tratto ed attraversare lo sbocco del canalone su facili ghiaie, per poi risalirlo rasente alle rocce del versante opposto ed imboccare la gola dell’opportunità precedente (in quest’ultimo caso, notevole perdita di dislivello). 

Raggiunto in uno dei modi precedenti il poggio con la croce, non resta che proseguire su facile terreno detritico, traversando ancora lo sbocco della selvaggia Val del Salto, e risalire il breve pendio che adduce alla larga Forcella della Croda dei Toni (2524 m, h 1,00 dal bivacco). Magnifica veduta sulla verticale parete Nord della Croda dei Toni, nonché sulla testata di Val Fiscalina, con il massiccio di Cima Undici (3092 m) proprio di fronte. In basso, sui prati, si scorge il Rifugio Zsigmondy-Comici,  eventualmente raggiungibile con ripida discesa sui ghiaioni. 

Si prosegue rimanendo sul filo di cresta, per una larga traccia di guerra (caverne), aggirando il cocuzzolo sabbioso del Collerèna e scendendo poi con alcuni tornanti alla larga Sella di Monte Cengia (2491 m, h 0,20 dalla forcella). Proseguendo in discesa, si taglia in alto l’ampia conca del Pian di Cengia Basso e si raggiunge un bivio: trascurata la traccia che risale a destra verso il Rifugio Pian di Cengia (vedi itinerario Crode Fiscaline), si prosegue la comoda discesa fino al ripiano erboso del Pian di Cengia Basso, dove sorge un monumento agli Alpini e giace il bel Lago di Cengia (2324 m, h 0,35 da Forcella della Croda dei Toni). 

Proseguendo in piano tra bellissimi pascoli, si costeggia alla base il versante meridionale della Cresta del Camoscio e, ormai in vista delle Tre Cime, che svettano dietro all’ardita Croda Passaporto, si prende una appena percettibile traccia che si stacca verso sinistra (qualche segno rosso n° 107 ed indicazione poco evidente su un masso “Val Cengia”). 

Scendendo tra i prati, si raggiunge lo sbocco superiore della lunga Val di Cengia, costituito da uno stretto canalino roccioso. Disceso con alcune svolte il canale, si prosegue lungo una serie di ripiani erbosi e detritici, fino ad entrare nel bosco. Una lunga discesa a tornanti fa perdere decisamente quota e, superato un rio, si arriva ad una pittoresca radura dove sorge il Casòn di Cengia Basso (1602 m, h 1,10 dal Lago di Cengia): il luogo, veramente idilliaco, invita ad una lunga sosta. Proseguendo la discesa, il sentiero si fa sempre più rovinato a causa delle frane e del ruscellamento: superato il rovinoso corso del torrente, un ultimo tratto di fitto bosco porta ad incontrare una larga rotabile sterrata che conduce in breve nuovamente sul fondovalle di Val Marzòn, poco a monte del Casòn della Crosèra (1310 m, h 0,35 dal Casòn di Cengia Basso). 

Seguendo in discesa la strada asfaltata, si supera il bivio per la Val d'Onge e si prosegue fino a ritrovare la macchina (h 0,25).

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 - 7,30 circa 

DISLIVELLO

1500 m circa 

DIFFICOLTA’

EE molto allenati 

ULTIMO SOPRALLUOGO

8 agosto 2004 

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre

COMMENTI

Fantastico itinerario, attraverso luoghi appartati e poco frequentati. La risalita della Val del Marden risulta molto pittoresca e, tutto sommato, meno faticosa del previsto, grazie al sentierino di guerra tracciato con intelligenza. Qualche difficoltà si può incontrare nell’attraversamento del canale nevoso a seconda delle condizioni (eventualmente utile una piccozza). Molto bella anche la discesa, altrettanto poco frequentata, lungo la Val di Cengia.