Dal
rifugio si prende il
sentiero n° 307
diretto in Val d'Agola ma, dopo pochi metri, superata una
spaccatura, lo si abbandona per imboccare la traccia n° 304
("Sentiero dell'Ideale"), che inizia a risalire con
pendenza sostenuta un vallonetto ghiaioso sulla destra.
Per ghiaie e
modeste roccette, si giunge con un po' di fatica alla
testata del vallonetto, dove si trova la fronte dell'ampia e
pittoresca Vedretta d'Agola. Con erti tornanti fra le ghiaie, la
traccia risale il costone morenico a sinistra (bella veduta sulla
sottostante vedretta, che origina un bel laghetto al limite del ghiaccio)
fino a raggiungerne il filo, che poi percorre con percorso panoramico fino
ad una conca con grossi massi. Traversando
brevemente a sinistra, con splendide vedute sul versante occidentale
della Cima d'Ambièz, si giunge alla rocciosa insellatura della Bocca
dei Camosci (2784 m, h 1,00), che
mette in comunicazione i due bacini della Vedretta d'Agola e della Vedretta
dei Camosci. Sull'altro versante, si apre la vista sulle severe
pareti sud-occidentali della Cima Tosa (3173 m) e del Crozzòn di
Brenta (3135 m).
Una breve
scarpata di roccette (corda fissa, facile) consente di scendere
dall'altra parte, fino a toccare la bianca Vedretta dei Camosci: si
trascura a questo punto la
prosecuzione del "Sentiero dell'Ideale" (che traversa
alto per risalire il ripido e delicato canale ghiacciato della Bocca d'Ambièz) per scendere
lungo la vedretta, normalmente lungo una buona pista. Attenzione
perchè, nella parte mediana, a metà stagione possono affiorare alcuni
insidiosi crepacci. Se le condizioni sono buone, comunque, la piccozza si
rivela superflua, vista anche la mai eccessiva ripidezza del ghiacciaio.
Mantenendosi al centro del campo nevoso, comunque, si scende senza grossi
problemi fino ai grossi massi alla sua base, dove si incontrano i segnavia
rossi del "Sentiero Martinazzi" (segnavia n° 327).
Questo si mantiene sulla destra dell'ampio e selvaggio vallone,
percorrendo una serie di conche ghiaiose intervallate da brevi fasce
rocciose, mai problematiche. Scendendo poi per una serie di canalini, si
giunge al sommo di una placconata, che si
discende grazie all'ausilio di corde fisse (unico breve tratto
attrezzato del percorso). Raggiunto il fondo detritico del vallone, lo si
percorre seguendo la direttrice degli ometti (non molto evidenti in caso
di nebbia): ci si mantiene comunque lungo il corso del rio, che compie una
semi-curva a destra portandosi a ridosso delle strapiombanti pareti del
Crozzòn.
Risalito brevemente un dosso detritico, si segue un sistema di larghe
cenge ghiaiose che aggirano lo spigolo del Crozzòn di Brenta,
portandosi alla base della parete Est, dominante la Val Brenta.
Appare alla vista l'arditissima
catena degli Sfulmini, con il Campanile Basso in primo piano.
Traversando in discesa, su terreno in qualche punto un po' precario per
via delle ghiaie friabili, si raggiunge la base dell'impressionante "Canalone
Neri", che si insinua ghiacciato fra le pareti della Tosa e del Crozzòn.
Scendendo per una buona cengia erbosa, si raggiunge il fondo della Val
Brenta. Seguendo ora una traccia in ripida salita, si risalgono
faticosamente le coste erbose di fronte e, attraversata una
pittoresca valletta erbosa, si raggiunge il poggio molto panoramico
dove sorge il Rifugio
Brentei (2175 m, h
1,45 dalla Bocca dei Camosci).