Si prosegue lungo la carrareccia fino ad incontrare
un primo gruppetto di baite, nei pressi di un bivio con la ripida
mulattiera di accesso al sovrastante ripetitore. Si prosegue lungo la
traccia, ora a tratti pių incerta, con modestissima pendenza fino ad
arrivare ad uno splendido prato punteggiato di baite (una sola, sulla
sinistra, aperta); si prosegue sempre su terreno aperto in vista dei cavi
degli impianti sciistici, fino ad arrivare alle costruzioni in legno in
prossimitā dei piloni delle seggiovie. Da qui č oramai ben evidente il Passo
di Lusia, con lomonimo Rifugio
Passo Lusia.
Lo si raggiunge e si prosegue il cammino lungo un brutto
tratto di pista da sci fino a che non si giunge in vista della stazione a
monte di una seggiovia. Qui, giusto dietro la baracchetta degli
inservienti, stacca la traccia (segnata ma non numerata) che percorre
tutta la cresta del Vičzzena. Ci si allontana dagli impianti e il
panorama si fa via via pių bello, spaziando fino al lontano Lago di
Paneveggio, verso il Lagorai e le Pale
di San Martino. Sempre seguendo lesile ma ben evidente traccia,
si percorre tutto
il filo di cresta, che talvolta si allarga fino a rivelare
insospettabili vallette, fino a arrivare alla piccola croce di legno
dellampia
vetta della Cima Viezzena (2490 m). Il panorama
č vasto e circolare e lambiente insolito; cigli erbosi,
piccole guglie di roccia, minuscoli avvallamenti e dirupati canaloni.
Lasciata la vetta, si scende sul versante opposto puntando alla non
lontana insellatura alla cui altezza la cresta del monte da rocciosa si fa
erbosa; il sentiero per un po' rimane alto, per poi scendere sul versante
della Val Viezzena rimanendo un poco pių sotto il filo di
cresta. Il percorso č chiaro ed i segni abbondanti, tuttavia a tratti la
traccia tende a perdersi data la scarsa frequentazione di questo versante
del monte.
Arrivati alla selletta
erbosa (quota 2300 m circa), indicazioni su un masso segnalano la
possibilitā di discesa verso Moena. Il percorso continua invece
ancora sul largo crinale erboso, tra fioriture profumatissime ed
incredibilmente varie, rimanendo ora sempre ben evidente. Nellesaurirsi
della cresta, le tracce si fanno pių confuse e tendono a perdersi: si
raggiunge un abbeveratoio oramai al limitare del bosco, oltre il quale
ricompare il segno su un tronco di un grosso abete. Ci si cala un poco e
si cerca comunque di puntare, guidati anche dai campanacci delle mucche,
alla larga insellatura tra la Cima Viezzena e il Monte Mulāt, dove
sorge il piccolo Baito delle Vacche.
Qui le indicazioni suggeriscono
la sinistra e, superati alcuni abbeveratoi, tra prati e un rado bosco si
giunge in unoretta scarsa alla grossa croce posta sulla cima
del Monte Mulāt (2150 m). Anche da qui il panorama si allarga circolare,
abbracciando sia la Valle di Fassa sia la Val di Fiemme.
Guardandosi alle spalle, č bene evidente tutto
il tragitto fino ad ora percorso.
Il rientro avviene sullo stesso
percorso fino al Baito delle Vacche; qui si segue la marcatissima
traccia che scende fino alla mulattiera della sottostante Val Viezzena dove, giunti nei pressi di tabelle segnaletiche ("Bellamonte"),
si devia a mezza costa in salita in mezzo ad uno spettacolare boschetto di
contortissimi larici. Si arriva ad uno spiazzo erboso, la traccia si
allarga e compie qualche saliscendi incrociando paletti bianchi e rossi
con indicazioni per una direttissima per
la Cima Viezzena, poi
sempre traversando in costa, ma ora in discesa, si arriva ad incrociare
una mulattiera che riporta verso le case di Bellamonte.