Tralasciando
la stradina inghiaiata che scende sulla destra (eventualmente utilizzabile
per parcheggiare) e proseguendo dritti, si trovano subito le indicazioni
per il "Rifugio Dal Piàz", oltre a minacciose raccomandazioni circa il
comportamento da tenere nel caso ci si imbatta nell’orso ... TIMOROSI
ASTENERSI!!!!
Nei
pressi delle tabelle vi è una provvidenziale fontana (non c’è acqua
sul resto del percorso), che però non sempre è attiva; da qui si imbocca il
sentiero (immediatamente a sinistra rispetto alla stradina) che si inoltra
nel bosco con pendenza sostenuta. La traccia, sempre ben segnata,
interseca più volte la carrareccia, fino a sbucare nei pressi di un
tornante con sbarra ed ulteriori indicazioni.
Da qui il sentiero di salita
si stacca decisamente dal tracciato della carrareccia (14 km, ottimo per
le mountain bike, eventualmente buona soluzione per la discesa) e sale
dritto, compiendo poi una brusca svolta ad angolo retto verso destra nei
pressi di un punto panoramico. Si prosegue, sempre piuttosto ripidamente,
mentre il bosco comincia gradualmente a diradare, fino ad uscire
definitivamente dalla vegetazione nei pressi del grosso blocco di cemento
della vecchia teleferica del rifugio. Da qui la cima del Paviòne ancora non si vede,
nascosta dietro ad altre elevazioni, ma il rifugio
appare ancora maledettamente lontano.
Ci si reimmette quindi sulla
carrareccia, seguendola per un buon tratto, per poi ricominciare a deviare
per le varie scorciatoie segnalate, che consentono di guadagnare dislivello
molto più in fretta rispetto alla stradetta.
Da
ultimo, dopo aver tagliato diversi tornanti, si imbocca di nuovo la
carrareccia nei pressi di una forcelletta,
da cui la vista spazia sulla sottostante città di Feltre e sulla pianura
circostante. Si prosegue attraverso un caratteristico passaggio
protetto con un corrimano e, prendendo le ultime scorciatoie, si è nei bei
prati sottostanti il Rifugio
Dal Piàz (1990 m).
La
traccia prosegue sulla sinistra del rifugio (indicazioni), lo aggira e
giunge in breve al
Passo
delle Vette Grandi
(indicazioni); da qui si sale verso sinistra per una cresta che da un lato
è erbosa, ma che dall’altro precipita ripidissima verso la Busa
delle Vette.
Saliti
in cresta,
il panorama si apre a 360 gradi, riuscendo a distinguere (se non si è
avvolti dalle nuvole!!) praticamente tutto il percorso che, sempre lungo
creste (erbose, panoramiche e per nulla “brividose”) porterà fino
alla cima del Monte Paviòne.
Risalita una prima elevazione, occorre
scendere brevemente ad una ampia forcella prativa, risalire con un paio di
tornanti l’elevazione successiva per portarsi nuovamente sul filo di
cresta del Col
di Luna anche se, in realtà, la traccetta rimane di pochi
metri sotto la cima. A questo punto la cima è proprio di fronte e, per
raggiungerla, occorre scendere ancora un poco all’intaglio tra la cima
stessa e il Col di Luna, per poi risalire il ripido fianco del
monte fino al segnale trigonometrico posto sulla tondeggiante sommità
del Monte Paviòne
(2354 m).
Da
qui il panorama è davvero spettacolare (sempre nebbia e nuvolaglia
permettendo!) e spazia da una parte verso le Pale di San Martino e
dall’altra verso la pianura e le altre cime della zona.
Per
il ritorno,
si può o ripercorrere
l’itinerario di salita, oppure, volendo evitare saliscendi e
giungere più in fretta al rifugio, calarsi fino alla forcella tra Paviòne
e Col di Luna, per poi scendere il breve ma ripido ghiaione
(visibili tracce di discesa) fino a prendere la carrareccia (in vista)
della Busa di Monsapiàn che, con percorso rilassante e in piano,
riporta al Rifugio dal Piàz.
Dal rifugio, poi, in base alla
disponibilità di tempo, si può scegliere se tornare alla macchina
attraverso il sentiero e le scorciatoie seguite in salita o se optare per
seguire integralmente il panoramico percorso della carrareccia.