Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio della prima
seggiovia che si incontra subito sotto l’abitato di Colfosco, ci
si inoltra sul bel sentiero che, partendo da Corvàra, funge anche
da percorso vita; proseguendo nel bosco sulla comoda mulattiera si passa
oltre una serie di bivi e si arriva allo spiazzo erboso attrezzato con
tavolini da picnic sottostante il salto delle cascate del Rio Pisciadù.
Da qui, alzando gli occhi verso le rocce soprastanti, la presenza di una
ininterrotta catena umana segnalerà senza ombra di dubbio il tracciato
della famosa "Via Ferrata Tridentina".
Passando oltre e proseguendo sul
sentiero, che qui si fa appena un poco più stretto, si arriva ben presto
ma sempre con pendenza moderata, ad un ampio spiazzo sterrato da cui
stacca la traccia che inoltra verso l’aspra Val Setùs.
Seguendo
il sentiero ora contrassegnato con il n° 666
(di ottimo auspicio per i satanisti!) si risale dapprima il ghiaione posto
nella parte terminale della valle, quindi, giunti in prossimità delle
rocce, si arriva al tratto attrezzato del percorso. Seguendo le corde
fisse e dribblando con attenzione gli altri umani che si incontrano per
via si arriva in breve al Rifugio
Cavazza al Pisciadù, arroccato tra le rocce del Sella e
posto poco sopra all’omonimo laghetto.
Sulla destra rispetto al rifugio
si apre un aspro vallone detritico su cui spesso si possono osservare
gruppi di camosci; si segue la traccia evidente che risale il ghiaione e
si arriva ad una sorta di terrazzo pianeggiante, superato il quale il
sentiero riprende a salire fino alla paretina di roccia che chiude il
vallone stesso. Da qui i segni portano all’attacco di una corda fissa
che consente di superare la breve paretina fino ad arrivare sulla Sella
del Pisciadù, e affacciandosi sull’altopiano del Sella. (A
dire il vero, prima della corda fissa si incrociano tracce che risalgono
brevemente un piccolo ghiaioncino e arrivano alla sommità della paretina
stessa senza che ci sia bisogno di utilizzare la corda fissa …).
Da qui,
nei pressi di un ometto di pietre e di una piccola pozza, occorre
seguire il sentiero che piega verso sinistra e che tra rocce e morbidi
saliscendi porta in breve ad un bivio con abbondanti segnali; qui, ripreso
nuovamente il sentiero n° 666,
si sale nuovamente fino ai 2900 metri circa per poi ridiscendere
nuovamente verso la Val de Tita e fino al Rifugio Pisciadù (brevi tratti attrezzati, vedi itinerario Giro
e Cima del Pisciadù).
Giunti
al rifugio si segue il sentiero che piega verso destra e, dapprima su
terreno pianeggiante, poi per un ripido pendio con alcuni tratti
attrezzati (Val de Bòsli), si sbocca nella parte iniziale della selvaggia ma bellissima
Val
de Mesdì.
Scendendo verso valle e districandosi tra le innumerevoli
tracce aperte nel sentiero dal passaggio di un eccessivo numero di paia di
scarponi, si arriva ben presto alla comoda mulattiera del percorso vita e
da qui al parcheggio.