Si raggiunge l'Hotel
Savoia, che sorge dove la strada inizia la sua discesa verso Aràbba:
qui alcuni cartelli indicano lo stacco del nostro percorso n° 601
nonchè dell'Alta Via delle Dolomiti n° 2. Il largo sentiero
raggiunge una vicina
chiesetta, dopo di che taglia con pendenza moderata
il versante orientale del piccolo Sass Beccè (2534 m), con belle
vedute sul versante opposto sull'imponente bastionata del Sella.
Tagliati alcuni ripidi canali, si tocca così l'ampia sella erbosa (2360
m, h 0,30) tra lo stesso Sass
Beccè ed un dosso detritico su cui spicca la stazione di arrivo di una seggiovia:
si apre la meravigliosa veduta
sul versante fassano!
Risalendo il breve
pendio verso sinistra, si raggiunge la sommità del dosso, sul quale sorge
il Rifugio Sass Beccè (2423
m): la bellezza del panorama non riesce a far dimenticare del tutto il
triste spettacolo degli sbancamenti sciistici.
Una breve discesa su larga
pista sterrata conduce alla successiva insellatura, dove sorge il Rifugio
Baita Fredaròla (2388 m): dolci pendii scendono verso il
Livinallòngo,
mentre a Sud ripidissime ed erte balze erbose precipitano su Penìa di
Fassa.
Trascurata verso destra la traccia che scende in breve al
Belvedere
(funivia da Canazei), si prosegue per il pianeggiante sentiero che
taglia il versante meridionale dell'erboso Col del Cuc (2563 m): la
visione del fronteggiante Ghiacciaio della Marmolada, dominato
dalle altissime pareti calcaree del Vernèl e della Seràuta,
comincia a farla da padrone!
Con
percorso sempre piacevole ed altamente
panoramico, si attraversa una amena zona prativa e si tocca la grande
costruzione del Rifugio Vièl del
Pàn
(2450 m, h 1,00 dalla sella erbosa
presso il Rifugio Sass Beccè), situato in posizione
panoramica eccezionale alla base del pendio finale della Cresta del
Larice (2532 m). Facile e consigliabile (in assenza di neve residua)
la breve ascensione al Sasso Cappello (2558 m), che spicca poco
lontano con la sua caratteristica rocciosa sommità.
Dal rifugio si
prosegue lungo la larga traccia che, mantenendosi sempre a mezzacosta un
centinaio di metri sotto il filo di cresta, si dirige verso Est: oramai in
vista dell'ampio bacino artificiale della Fedàia, con vedute
classiche e spettacolari sulla Marmolada, si raggiunge un bivio
(cartelli). Trascurata la prosecuzione del n° 601,
diretto al Rifugio Castiglioni
al Passo Fedàia (vedi anche itinerario La
Mèsola - Via normale), si segue la marcata traccia che rimane in quota e,
doppiato un costoncino franoso, scende nell'ampia conca prativa che si
apre ai piedi delle nerastre rocce della Mèsola (2727 m). Da qui
senza percorso obbligato, lungo una delle numerose tracce, si sale
brevemente fino all'ampia insellatura di Porta Vescovo (2478 m, h
1,00 dal Rifugio Vièl del Pàn), dove sorge la stazione superiore della funivia di
Aràbba
ed il Rifugio
Porta Vescovo. Anche qui lo sfruttamento del luogo a fini sciistici è
quanto meno desolante, nonostante il
panorama veramente meritevole!
Si scende ora dall'altra parte, sul versante
Cordevole,
lungo un'ampia strada sterrata: l'ambiente, da aperto ed erboso, si fa
tetro e roccioso, mentre oltre i tornanti della "Grande Strada delle
Dolomiti" si ergono le gialle muraglie del Sella coronate dalla
regolare piramide del Piz Boè. Con alcuni tornanti la
carrareccia (segnavia n° 680)
perde velocemente quota, transita presso un modesto laghetto ed inizia a
tagliare pianeggiante le pendici settentrionali della Cresta del Padòn.
Dopo altri due tornanti, presso il canale discendente dalla forcella fra
il Col di Pàusa (2415 m) ed il Sasso Cappello, stacca sulla
sinistra un sentiero (ind. "Pordòi") che taglia il bosco
pianeggiando fino ad aggirare un costone: seguendolo, si evitano eccessive
perdite di quota e ci si reinnesta sulla "Grande Strada delle Dolomiti"
circa 800 m a valle del Passo Pordòi (h
1,15 da Porta Vescovo), altrimenti proseguendo lungo la
sterrata si raggiunge la strada a circa 4 km dal passo (h
1,45).