Si
imbocca una stradetta che ben presto diviene sterrata, per poi
trasformarsi in mulattiera. Ci si inerpica abbastanza ripidamente nel
bosco, incontrando spesso vecchi tabiā e case isolate; riposanti tratti
in piano si alternano ad altri con pendenza sostenuta mentre, di tanto in
tanto, squarci nel bosco consentono di affacciarsi sulla profonda vallata
del Cordevole e di godere della visione del gruppo delle Pale
di San Martino
con in primo piano la Cima di Pape. Alle spalle, invece,
troneggia severa la muraglia della Civetta.
Si prosegue nella salita, si incontra il punto in cui parte la
teleferica del soprastante rifugio, si oltrepassa, nei pressi di una gola,
un piccolo rio e si giunge ad una panchina panoramica poco distante dalla splendida
spianata punteggiata di malghe dei Tabiāi da Ciāmp ove
sorge il Rifugio Sasso Bianco
(1840 m).
Si
prosegue sulla destra del rifugio fino ad una secca curva (tabelle); qui
si piega a destra per raggiungere un poggio
posto proprio di fronte alla Civetta e immediatamente sovrastante
la bella spianata dove trova posto il rifugio. La traccia prosegue sulla
sinistra del poggio, verso il suo margine esterno, oltre un pino cembro
isolato, quindi con un traverso in leggera discesa si perviene ad una
ulteriore radura (tabelle). Si piega a sinistra e si passa per una
panoramicissima piccola spianata: sulla destra troneggiano imponenti Pelmo
e Civetta mentre proprio davanti si ergono le Tofane e i
principali gruppi dolomitici.
Sul
margine esterno della radura lunico segnavia visibile (in inverno) č
quello posto su un albero che invita a prendere un sentiero, in leggera
discesa, che perō conduce in basso alle case dei paesi sottostanti.
Bisogna invece risalire il breve pendio nevoso aperto tra gli alberi
(posto dietro, sulla sinistra della balconata panoramica) portandosi
proprio sotto la cima del
Sasso Nero
fino a che, nei pressi di una
sorta di forcelletta, si scorge un rassicurante ma sbiadito segnavia su un
tronco dalbero.
Da
qui, con un breve traverso in costa, ci si porta ad una ampia forcella
(2102 m), si rimonta un erto ma breve canalino fino a sbucare nuovamente
in piano (2204 m) dove finalmente appaiono le cime del Sasso Bianco
e della Cima Ciāmp.
Proseguendo, indirizzati anche dalle tabelle,
si risale il crinale erboso e mai troppo ripido della
Cima Ciāmp
fino
alla panoramicissima croce
di vetta (2359 m).
Dalla cima la vista č incomparabile:
prepotenti balzano agli occhi da una parte Pelmo
e Civetta, veri protagonisti del paesaggio, e dallaltra
la Marmolada
ma anche tutto il gruppo delle Pale, le Tofane e le Dolomiti
tutte. Uno spettacolo!
E
poi, un piccolo mistero; sulla croce di vetta il nome e la quota sono
quelli del vicino
Sasso Bianco
(raggiungibile calando, poco sotto
la cima, ad una piccola forcelletta e poi risalendo per cresta) mentre le
carte e le tabelle sul posto qualificano la montagna come Cima Ciāmp.
Che la croce sia stata gettata direttamente da un elicottero infiggendosi
sulla cima sbagliata?