Dal
Passo di
Costalunga, che divide i gruppi del Catinaccio e del Latemar,
si prende quell'evidente stradetta sterrata (chiusa al traffico) che,
dietro l'Hotel Antermònt, si
inoltra tra i prati discendenti da quest'ultimo
massiccio; raggiunto uno steccato, si segue il tracciato di destra
(indicazioni, sentiero n° 17)
che pianeggia tra le erbe, transita accanto ad uno skilift ed entra nel
fitto bosco. Una volta tra gli alberi, il sentiero ha una brusca
impennata, finchè raggiunge una strada forestale che, con minore
pendenza, si deve seguire verso destra; giunti ai
margini del bosco, si supera un cancelletto per il bestiame e si
entra nella meravigliosa radura dei Prati del
Latemar (1840 m, h 0,30).
E' questo un altipiano pascolivo posto su un costone discendente dalla Cresta
delle Pope, le cui ardite guglie sono visibili subito oltre il
bosco; più in la, si nota d'infilata tutta la Cresta di Carezza,
la veduta più famosa del Latemar, con le cime più importanti;
dalla parte opposta, oltre il Passo di Costalunga (non visibile dai
prati) emergono le cime del Sottogruppo di Vaèl,
facenti parte del Gruppo del Catinaccio.
L'attraversamento dei
prati, in uno splendido ambiente alpestre, è
molto piacevole, e già da solo varrebbe la gita. Raggiunto il limitare
della radura, si incontra un bivio: si trascura il sentiero 18,
che scende in un vallone e risale poi alla Forcella Piccola del Latemar
(2526 m, visibile in alto), per continuare sul n° 17
che, risalito per breve tratto il filo del costone boscoso, piega ancora a
sinistra, passando alto nuovamente sui Prati
del Latemar (una specie di ampia "inversione a U");
ritornati sul pendio che guarda il Passo di Costalunga (ma molto
più in alto), si traversa una larga pista da sci e, con un tornante, si
raggiunge la stazione di arrivo dello skilift già notato alla partenza
(circa 2000 m, h 0,30 dai Prati del
Latemar). Qui si può
giungere anche direttamente dal Passo di Costalunga risalendo la
traccia della pista, ma con molta più fatica, e in questo modo non si
passerebbe dai Prati del Latemar.
Oltre lo skilift, il bosco si fa
più rado, ed il sentiero lo risale con erte serpentine; giunti
su terreno scoperto, con la vista che si va allargando gradatamente
anche sugli altri gruppi della Val di Fassa, il sentiero continua
con i suoi tornanti, toccando una spalla erbosa su cui sorge un grosso
ripetitore verde (già ben visibile dal Passo di Costalunga). Il
terreno comincia a farsi roccioso, mentre si avvicinano i salti terminali
della cresta: un ultimo tratto di salita
conduce ai tornanti che portano ad un aereo colletto, subito a destra di
uno spuntone roccioso denominato Pulpito di Cima
Popa (2321 m, h 0,45
dall'arrivo dello skilift);
facili roccette conducono al culmine di questo bel punto panoramico, su
cui sorgono ancora alcuni pali sistemati a mo' di
ringhiera (il luogo era molto frequentato all'inizio del '900,
periodo di maggior splendore del Grand Hotel Carezza). Fantastica
vista sui boschi della
Val d'Ega e del Passo
Nigra, sul Catinaccio e
sugli altri gruppi fassani; oltre il
colletto, si inabissa uno spaventoso canalone
roccioso che si origina dai pressi della vetta di Cima Popa,
che da qui sembra molto vicina.
Tornati al colletto, si riprende il
sentiero d'accesso ma, dal primo tornante sotto il colletto, si nota una
labile traccia che traversa verso destra (scendendo) tutto il versante
Nord di Cima Popa; si segue questa traccia che, sebbene non
presenti difficoltà, in qualche punto è un po' esposta, fino ad un canalino
roccioso dal fondo di terra scura che scende di qualche metro; con
breve calata (attenzione all'esposizione sulla sinistra, conviene mettersi
faccia alla roccia!) si tocca un terreno più sicuro, dove prosegue la
traccia. Si arriva così all'estremo opposto del versante Nord, dove c'è
un bel terrazzino che si affaccia sulla conca
di Moèna; di qui si deve salire per ripide zolle erbose fino alla
base della fascia di rocce che sostiene la cima, e contornarla verso
destra fino ad una grande nicchia nella parete rocciosa. E' questo il
punto chiave, una rampa rocciosa inclinata da
destra verso sinistra di una decina di metri, che si deve risalire con
attenzione (I° grado) ma, grazie anche alla scarsa esposizione del
passaggio, di solito non si hanno grossi problemi.
Al di sopra della
rampa, un breve pendio detritico conduce ai grossi
ometti sulla vetta di Cima Popa (2481 m, h
0,30 dal Pulpito);
attenzione agli improvvisi burroni ai margini della calotta sommitale.
Volendo, si può scendere ad una esile selletta (è quella da cui si
origina il grande canalone roccioso visto prima dal Pulpito) e risalire
brevemente sulla cima immediatamente adiacente (è ancora Cima
Popa) da cui si può ammirare appieno il bizzarro susseguirsi di
strani torrioni formanti la Cresta delle Pope. Meravigliosa vista
anche sui gruppi dolomitici circostanti.
Ritorno per la stessa via in h
1,15.
N.B.:
ho mantenuto la mia descrizione originale del 1997, ma segnalo che
recentemente (2012) è in funzione una nuova seggiovia che dal Passo di
Costalunga raggiunge la spalla erbosa dove in precedenza sorgeva la
stazione di arrivo dello skilift, poco sotto il ripetitore verde. In
conseguenza di questo, anche l'accesso ai Prati del Latemar avviene
lungo una nuova pista da sci che si è sovrapposta al vecchio sentiero:
questa pista, dall'inizio dei Prati, sale direttamente a sinistra verso
la stazione a monte della seggiovia, consentendo di evitare la più
lunga "inversione a U" che si effettuava in precedenza
(comunque sempre possibile).
Inutile sottolineare come la bellezza e l'integrità del luogo siano
fortemente ridimensionati da questo discutibile intervento ...