Si segue un
sentierino che costeggia dall’alto i pascoli dell'agritur: incrociata
una carrareccia, la si attraversa e si prosegue su un ripido tratturo
(cartelli, fontana) che, raggiunta una casa, entra poi nel fitto bosco di
conifere. Con ripida salita ed alcuni secchi tornanti, il sentiero esce
sul bordo di una
vasta radura (Pala del Piazzòl), la costeggia pianeggiando
fino all'estremità opposta e con altri tornanti si riporta nel bosco. Si
lascia a sinistra la traccia pianeggiante del "Sentiero Forestale
Pampeàgo" (palina) e si continua, sempre assistiti dall'ottima
segnaletica, con salita sostenuta. Si aggira un costolone boscoso e si
entra in un ripidissimo canale alberato tra caratteristici pinnacoli
rocciosi: lo si rimonta molto faticosamente con strette erte serpentine
fino ad uscire su un pulpito panoramico sulla destra, con bella
vista sulla valle e sul Lagorài (h
1,00).
Proseguendo nella salita, ora un po’ meno ripida, si
rimonta un pendio tra radi alberi e, aggirando qualche fascia rocciosa, si
raggiunge un grosso masso giallastro sul quale si intravvedono ancora le
antiche iscrizioni dei pastori, che sono una caratteristica di questa
parte del Latemar. Traversando brevemente a sinistra e poi con una
veloce salita, si raggiunge un ulteriore punto panoramico, da cui appaiono
le verticali e giallastre pareti delle Dolàe, con a sinistra il
testone sommitale del Sass Redòn. Con breve discesa si tocca
il colletto posto alla base delle pareti (lo
Sforcellìn – tabelle
– h 0,45 dal pulpito panoramico).
Trascurata a destra la
deviazione di raccordo al "Sentiero delle Dolàe", il
sentiero sale nuovamente ripido, mantenendosi vicino al ciglio del
precipizio; superati gli sbocchi di alcuni canali, la traccia raggiunge il
punto culminante delle Dolae, a poca distanza dalla sommità del Sass
Redòn, da dove scende brevemente ad un'ampia radura. Dopo un tratto
quasi pianeggiante si
esce dal bosco e si attacca il primo dei diversi risalti di cresta che
precedono la vetta dei Cornàcci; è questa la parte più varia
e panoramica del percorso, e quella in cui meglio se ne apprezzano le
particolarità. Dopo avere superato i resti di una antica cava di onice
(tabelle), per
pendii erbosi, detriti e scarse roccette (belle fioriture di erica),
con qualche saliscendi si raggiunge la grande croce metallica posta sulla
vetta dei Cornàcci (2189 m, h 1,00
dallo Sforcèllin). Il luogo è anche chiamato, sulle indicazioni
della zona, Croce Cornòn. Bellissimo
ed ampio il panorama su tutta la catena del Lagorài, sulle Pale
di San Martino e sulle alture che circondano il Passo degli Oclìni.
Da qui si segue il sentiero in leggera discesa lungo l'ampia
dorsale erbosa, fino alla
verde insellatura tra il Doss dei Branchi e i Cornàcci
(tabelle segnaletiche). Si trascura la prosecuzione della traccia diretta
al Doss dei Branchi e il sentiero a destra che in pochi minuti
scende al Baito Armentagiòla, e si segue la diramazione di
sinistra, che inizia a scendere ripidamente entrando ben presto nel bosco
rado. Superato un breve tratto di fastidiose ghiaie, il sentiero percorre
quasi pianeggiante il
filo di uno sperone boscoso fra splendidi larici, e mantenendosi
altissimo sui precipizi che dalle pareti settentrionali dei Cornàcci
si inabissano verso la Val di Stava. Si raggiunge una selletta
presso un
panoramico poggio erboso (Mandriccio del Canalìn, h
0,30 dalla cima) da dove si prosegue in ripida discesa nel
fittissimo bosco nella parte superiore del Val de Slavìn.
Con
numerosi tornanti fra rododendri e altissimi abeti, il sentiero taglia due
piccoli corsi d'acqua per poi perdere quota velocemente sulla destra
idrografica del vallone: lasciata a destra una diramazione in salita
diretta a Pampeàgo (è in realtà la prosecuzione del "Sentiero
Forestale Pampeàgo") si scende ad incrociare una strada forestale. Si
trascura la prosecuzione del sentiero diretto verso Stava e si
segue la forestale verso sinistra: questa, oltrepassato un piccolo rio, si
trasforma in
un sentiero ("Sentiero Forestale Pampeàgo") che, con scarsi
saliscendi, traversa lungamente alla base del versante nord dei Cornàcci.
Percorrendo uno splendido e selvaggio bosco, si tagliano alla base gli
impressionanti canaloni in precedenza ammirati dall'alto e trascurate
alcune deviazioni, comunque sempre ben segnalate, dirette verso gli
abitati di Stava e Propiàn, ci si ricongiunge all'itinerario
di salita poco sopra la Pala del Piazzòl (h
1,00 dal Mandriccio del Canalìn).
Da qui di nuovo al
parcheggio lungo il percorso seguito all'andata (h
0,15).