Si imbocca la carrareccia che stacca dalla strada principale
proprio davanti alla chiesa: si comincia a camminare nel bel bosco di
conifere e, con tornanti mai troppo ripidi, si giunge ad un bivio
(tabelle). Qui occorre seguire le indicazioni per il "Sentiero
Alpinistico Col del Vento" (???!!!???); fatti ancora pochi metri
su carrareccia, una freccia indirizza verso un viottolo invaso da alte
erbe (traccia comunque ben visibile). Lo si segue per un poco, si
attraversa una ulteriore carrareccia e si imbocca quasi subito una buona
mulattiera (indicazioni). Sempre continuando nel bosco, si guadagna quota
in maniera regolare e mai faticosa e, anche se spesso il tracciato della
mulattiera è invaso dalle erbacce a causa della scarsa frequentazione, la
traccia rimane sempre comunque ottimamente visibile.
Salendo, ci si lascia
alle spalle il bosco di conifere e si entra in un bellissimo bosco di
faggi ove la mulattiera, invece che essere invasa da comuni erbacce, è
alle volte ostruita da mirtilli ... molto meglio! Verso Sud, squarci nel
bosco consentono di posare lo sguardo sulle cime
del Lagorài, mentre un poggio panoramico a picco sulla
sottostante Val
Regàna permette di vedere parte dello svolgimento del sentiero
di rientro. Ormai prossimi ad uscire dal bosco, la pendenza aumenta un poco
e, dopo avere attraversato un tratto prativo, la traccia (qui un poco più
dissestata e faticosa) comincia a risalire il barancioso pendio della Mughèra
del Col del Vento. Finalmente si recupera la vecchia mulattiera di
guerra e la pendenza diminuisce un poco: nel frattempo, grazie alla quota
più elevata, i panorami si fanno sempre più ampi e, oltre alle cime del
Lagorài,
spuntano dapprima le scenografiche guglie delle Pale
di San Martino, quindi, oltre i Lagorài
stessi, anche Catinaccio e Latemar.
Dopo circa h
2,00 (2000 m circa) si giunge sotto un breve saltino di roccia
attrezzato con grappe metalliche (facilissimo); superatolo, ha inizio la
parte più bella del percorso. La traccia sale con pendenza mai eccessiva,
i panorami sono sempre più vasti e il tutto è reso più interessante dal
fatto che ci si muove su un vecchio sentiero di guerra che si snoda, con
percorso vario e divertente, subito sotto le cime della Cresta del
Col del Vento. Si rimane alti sul versante destro della Val Regàna,
chiusa verso la Cima d’Asta (che ancora non si vede) dall’affilata Cresta delle Streghe.
Dopo avere doppiato l’ennesimo costoncino
erboso, lo sguardo viene sorpreso, in basso, dal piccolo specchio d’acqua
del Lago
Negro mentre, davanti, si indovina l’ambiente di lastronate
e placche rocciose (le "Laste Alte") verso
cui si dirige il sentiero. Nei pressi del lago (che purtroppo
rimane basso rispetto al percorso), la traccia scende per un poco per
portarsi alla Forcella del Lago Negro (2332 m, h
0,30 circa dal saltino attrezzato, resti di postazioni e fortificazioni); salendo di
qualche passo fino ad affacciarsi sul versante opposto, ci si trova proprio
in faccia alla porzione
centrale della Catena del Lagorài, mentre in secondo piano
occhieggiano le rocce chiare delle Dolomiti col Gruppo del Catinaccio.
Il
sentiero prosegue ora attraverso un sistema di cengette erbose che si
mantengono alte proprio sotto lo specchio d’acqua del Lago Negro
fino a che, con qualche
ulteriore saliscendi, si giunge alla bella Forcella del Col del Vento
(2496 m, h 0,45 circa), posta proprio sopra il
solitario
Lago del Bus.
Nuovamente in salita (qualche facilissima
corda fissa), ci si alza sul costone che sovrasta la forcella fino a dove
la traccia ricomincia a traversare in costa per portarsi verso i circhi
rocciosi che precedono la Cima d’Asta. Si entra nell’area delle Laste Alte (scritta a vernice su un masso) e ci si muove tra
lastroni e grossi massi mentre l’ambiente è appena addolcito dal colore
rosato degli stessi e dalla presenza di innumerevoli piccole
pozze d’acqua, da cui scendono altrettanti rigagnoli.
Dopo un'ultima
breve salita si giunge alla Forcella dei Diavoli (2600 m circa, h
0,45 dalla Forcella del
Col del Vento), per calare poi nel Vallone di Cima d’Asta;
qui ci si ricongiunge al sentiero della via normale di salita (tabelle,
vedi anche omonimo
itinerario) che in h 0,30 circa,
per buona traccia tra rocce e grossi blocchi, porta
in vetta a Cima d'Asta (2847 m). Poco sotto la linea di
cresta sorge il piccolo Bivacco
Cavinàto.
Dalla cima si ridiscende tornando sui propri passi fino
alla deviazione per il sentiero del Col del Vento; da qui (tabelle)
si scende in direzione di Caòria lungo il Vallone di Cima d’Asta
per un buon sentiero, le cui numerose serpentine consentono di non
affaticare troppo le ginocchia. Scendendo, si toccano diverse pozze d’acqua
e si oltrepassa qualche piccolo ruscelletto fino a giungere sul margine
superiore del vallone, nel punto in cui questo cala con più decisione
verso la sottostante Val Regàna; qui il sentiero
si fa un poco più incerto e la vegetazione più fastidiosa (ma la traccia
rimane sempre ben visibile) fino a che non si
guadagna una zona di grossi massi (h 1,00
circa dalla vetta).
Da qui in breve si raggiunge il sentiero diretto alla
Forcella
di Val Regàna (abbondantissimi i resti di opere belliche). Proprio sul
bivio un crocevia di cartelli indica la direzione da prendere per scendere
verso Caòria e ... fornisce anche l’esempio (poco simpatico) di
una tenace opera di montano
boicottaggio ai danni del sentiero appena percorso in discesa!
Scendendo lungo la bella Val
Regàna, la traccia (anche in questo caso una vecchia
mulattiera a tratti invasa dalle erbacce) rimane dapprima sul versante
destro della valle, passando proprio sotto le prative pendici del Col de
la Crose, quindi, raggiunta la parte mediana della vallata, oltrepassa
il torrente mantenendosi poi sempre sul suo lato sinistro. Ci si immette
nella boscaglia e si passa di fianco ai ruderi di una vecchia malga fino a
che, entrati nel bosco verso e proprio, la traccia migliora sensibilmente,
riappropriandosi della dignità di mulattiera.
Dopo circa h
1,30 dal bivio per Forcella di Val Regàna si esce su una carrareccia, che si segue per poco verso
sinistra sbucando infine nei pressi del primo bivio incontrato durante la
salita; da qui in h 0,15, nuovamente
alla macchina.