Si
entra nel fitto del bosco e, seguendo una vecchia mulattiera a tratti
ancora lastricata (non ci sono segni ma il percorso è più che evidente!),
si arriva nei pressi di una presa dell'acqua. Il torrentello si scompone
in più rami, formando piccole
cascatelle, e il sentiero lo scavalca con tre
piccoli ponticelli in successione. Si continua a camminare tra abeti e
massi ricoperti di muschio fino a che una deviazione a sinistra non
riporta sulla carrareccia abbandonata in precedenza. La pendenza
si fa più moderata, e si segue piacevolmente la strada camminando a
fianco del ruscello; la vallata si apre, e sulla sinistra appaiono la Cima
della Busa Alta
e il Cardinàl, mentre sullo sfondo chiude il panorama l'ampia
insellatura del Passo Sàdole.
In
breve si giunge al Rifugio
Cauriol
(1600 m) e alla Malga Sàdole
(h
1,00
circa), dove una sbarra impedisce ai veicoli di proseguire oltre; fino
qui, infatti, è possibile arrivare direttamente in auto diminuendo così
il dislivello.
Proprio
sulla parete del Rifugio Cauriol, una freccia indica la via da
seguire per la Cima della Busa Alta: si attraversa il torrentello e,
seguendo i paletti infissi nel terreno e l'esile traccia, poco visibile in
questo primo tratto prativo, si comincia a risalire il fianco della
montagna. Si attraversa quasi subito un ruscelletto e si entra nella
boscaglia, dove il sentiero si impenna decisamente e la traccia, anche se
spesso invasa dalla vegetazione, diviene più marcata; sbirciando tra i
varchi concessi dalla vegetazione, appare ben visibile tutta la vallata
di Sàdole. Giunti ad un bivio, si mantiene la destra (sulla
roccia, a vernice, indicazione per "Busa Alta") e si continua a
salire uscendo in breve dal bosco; il panorama si apre verso il fondovalle
fiemmazzo, incorniciato dalle rocce del Latemar. Sempre con serpentine, ma ora con pendenza un poco meno marcata, si sale per prati,
cespugli di rododendro e grossi blocchi di porfido su traccia sempre bene
evidente e segnata.
A quota 2200 m circa si giunge ad un bivio; a sinistra
(senza indicazioni) si andrebbe verso la Cima Canzenàol, mentre sulla
destra (BA
a vernice su un sasso) si prosegue verso la Cima della Busa Alta. La traccia
si avvicina alle roccette di una bancata
rocciosa, entra in una piccola valletta per aggirare una
elevazione secondaria iniziando ad incontrare le prime tracce
di opere belliche: resti di baraccamenti, ricoveri, mentre il sentiero
stesso a volte si trasforma in una vera e propria scalinata di pietra. Il
panorama è sempre più ampio e, se sulla sinistra domina la Cima
Canzenàol
(ben visibile il sentierino che porta alla cima!), la destra è occupata
dalla vicina cresta del Cardinàl
(2481 m). Superati gli ultimi baraccamenti con resti di trincee, fa capolino
una delle croci di vetta sulla Cima della Busa Alta
(2509
m, h 2,00
circa dal rifugio).
Dalla
cima il panorama è straordinario; Cardinàl
e Cauriol da un lato, imponente e vicinissima la Cima
d'Asta e, dal lato opposto, le forme incredibili delle Dolomiti
fassane.
Dalla
cima si percorre a ritroso il cammino fatto fino a ritrovare l'ultimo
bivio (quota 2200 m): di qui si imbocca la mulattiera di guerra che sale a zigzag il pendio
prativo della Cima Canzenàol fino a portarsi sotto le rocce della
cresta. Il percorso (non segnato) non è sempre evidente, la mulattiera in
più punti tende a scomparire, ma aiuta qualche raro ometto e, con un poco
di attenzione, non si rischia di smarrire la traccia, a volte molto esile.
Avvicinandosi alle rocce della cresta, e ignorata una evidente traccetta
che porta alla forcella tra Cima
della Busa
Alta
e Cima Canzenàol, si giunge ad un punto in cui il sentierino sembra
perdersi del tutto; proseguendo invece verso le rocce, si rinvengono i
resti gradinati di un comodo sentiero di guerra che permette di giungere
in cresta. Qui, lasciatisi alle spalle un primo
tratto pianeggiante, si ricomincia a salire la breve piramide erbosa
della vetta fino alla rudimentale
croce della Cima Canzenàol
(2486
m, h 1,30
dalla Cima della Busa Alta). Anche qui il panorama è amplissimo, e spazia
dalla Valle
di Fiemme alla vicina Cima di Cece, fino alla retrostante Cima
d'Asta.
Da
qui le possibilità sono due; o tornare sui propri passi fino a
ricongiungersi alla traccia segnata seguita in salita, e da lì scendere al
Rifugio Cauriol e alla macchina, oppure, specie se si è in
compagnia di arditi rappresentanti della fauna locale, cercare di compiere
un anello tentando di ricongiungersi alla traccia proveniente dalla Forcella
Coldosè, ovvero la traccia ben visibile dalla cima nonché quella
tralasciata al primo bivio incontrato dopo il Rifugio Cauriol.
Si
scende dunque per il versante opposto a quello di salita su esile e ripida
traccia di guerra, si giunge ad uno stretto canalino erboso che si scende
prendendone la diramazione destra fino a trovarsi di nuovo su tracce più
marcate e su terreno più agevole. Si rinviene un vecchio tratto
lastricato, e lo si segue verso destra, ma lo si abbandona poco dopo (si
collega alla forcella tra Canzenàol e Cadinòn, possibile
altra via di discesa). Calandosi dunque tra cespugli di rododendro e
placconate rocciose, si giunge ad intercettare la traccia segnata
avvistata dalla vetta (h
0,45
dalla cima), la si segue prima su terreno abbastanza pianeggiante, quindi,
una volta lasciato l'altipiano prativo sovrastante la Val Sàdole,
con maggiore pendenza, fino a che non si ricongiunge con la traccia seguita
in salita all'altezza del primo bivio incontrato (h
0,45
circa).
Da qui, in breve, al rifugio e alla macchina.