Dal
Lago di Braies si può scegliere indifferentemente
di percorrere l’una o l’altra sponda del lago (anche se, dato che il
percorso termina poi sulla sponda est, per compiere il periplo completo
del lago, si potrebbe decidere di percorrerne la sponda ovest); arrivati
quindi alle indicazioni per il Rifugio Biella presso l'estremità opposta
del lago, si comincia a risalire l’ampio e poco inclinato
ghiaione che scende dai rilievi del Giavo Grande (segnavia n° 1)
fino a che, in prossimità di una traccia che conduce verso una sorgente,
il sentiero non comincia a salire a serpentine in maniera più decisa. La
traccia è tuttavia comoda, molto ben marcata ed il panorama sul lago
sottostante sempre più bello (i colori sono caraibici … almeno credo,
visto che i Caraibi non li ho mai visti!).
Dopo l’attraversamento di una passerella ed una breve
discesina,
si giunge ad un primo bivio (2000 m circa); si segue la traccia sulla
destra ("Alta Via delle Dolomiti n° 1") che, dopo un ulteriore tratto nel bosco,
sbuca in un piccolo pianoro da cui si comincia ad attaccare il fianco
roccioso dei rilievi attorno alla Croda del Becco. Dopo essere
passati in costa sotto le rocce, si giunge ad una piccola valletta chiusa
da una bastionata che si risale molto agevolmente, anche con l’aiuto di
qualche catena. Una volta superatala (2186 m), ci si ritrova immersi in
uno strano paesaggio fatto di morbide ondulazioni composte di rocce a
strati miste e zolle erbose cosparse di fiori; qui se da un lato il
panorama è chiuso dalla Croda del Becco (2816 m, sulla destra),
dalla parte opposta si può spaziare su parte dell’altopiano del Sennes
verso il Campo Cavallo, mentre più oltre la vista arriva fino al
Picco
di Vallandro e alle Tre Cime.
Il sentiero ora si inerpica tra le rocce di un vallone pietroso denominato
il Forno (inutile dire che il nome è quanto di più
azzeccato si possa pensare … alla fine del valloncello, chiuso e senza un
filo di vento, le camicie sudate rischiano di essere ben più di 7!!),
alla fine del quale si trova la Forcella Sora 'l Forn (2388 m); da
qui, oramai in vista del
Rifugio Biella, dietro la piccola cappelletta votiva, stacca la traccia che
conduce alla vetta della Croda del Becco.
Il sentiero, senza
segnavia ma perfettamente riconoscibile, sale con serpentine il fianco
roccioso della montagna (bella
vista sulle Conturines) in leggera
esposizione per poi giungere ad un breve, ma facilissimo, tratto
attrezzato con catene metalliche. Al termine delle catene la traccia
spiana decisamente e ometti di pietre guidano verso la croce di vetta
della Croda del Becco (2816 m) che
per lungo tratto rimane celata alla vista. Dalla vetta, il panorama è
sensazionale, sia che si guardi verso il sottostante lago
(esattamente a picco sotto i nostri piedi), sia che si lasci
spaziare lo sguardo sulle retrostanti cime dolomitiche che si stendono a
360 gradi, dalla zona di Sesto alla vallata di
Cortina fino
alla Val Badia e oltre.
Lasciata la vetta si ritorna sui proprio passi fino alla piccola
cappelletta votiva, da cui si scende brevemente fino al Rifugio
Biella (2327 m), per poi seguire per un breve tratto la carrareccia
quasi pianeggiante (segnavia n° 6)
che percorre gli altipiani del Sennes diretta al Rifugio Sennes;
si passa proprio sotto i fianchi fortemente stratificati della
Croda
che offre da qui una visione insolita e, in un certo senso, spettacolare.
Giunti ad alcune frecce segnaletiche (2260 m, segnavia n° 23),
si lascia la carrareccia per inoltrarsi nelle parte più solitaria e meno
frequentata del percorso che, per
prati leggermente ondulati, conduce fino alla Forcella Riodalàto
(Seitelbach Sharte, 2331 m): prima della forcella, si giunge ad un bivio privo
di indicazioni in cui una freccia formata a terra con dei sassi segnala di
tenere la destra.
La traccia, anche se poco marcata, continua ad essere
segnata fino a che, in prossimità della forcella, i segni ritornano ad
essere più decisi e le indicazioni fanno nuovamente la loro comparsa.
Dalla forcella in poi l’ambiente cambia bruscamente e ci si lasciano
alle spalle i prati morbidamente ondulati (e cosparsi di marmotte) per
scendere in un solitario vallone sassoso dall’aspetto assai severo, sul
fondo del quale, però, ricompare ben presto la vegetazione e dove un
ruscelletto invita ad una sosta risposante (con pediluvio!). Proseguendo,
il sentiero scende più decisamente fino al fondovalle dove, dopo aver
passato un ponte, si attraversa un ultimo tratto in piano dentro al bosco
(con libidinosissima camminata su morbidi aghi di pino) prima di giungere
sui prati retrostanti la Malga Foresta (1590 m), da cui con
comoda mulattiera (segnavia n° 19)
si giunge ben presto alle rive del Lago di Braies.