Poco
prima del rifugio si imbocca il sentiero n° 346
(tabelle), che si inoltra nel bosco con moderata pendenza; inizialmente si
procede per una sorta di mulattiera che, dopo un paio di modesti
saliscendi, si trasforma in sentierino. Nel bosco fa ben presto capolino l’Ago
del Crìdola, mentre la vetta vera e propria si confonde tra la
selva di guglie e spuntoni che caratterizzano questa montagna e molte
altre cime della zona.
Dopo poco si giunge ad un bivio, ove occorre deviare
a sinistra (indicazioni per "Forcella Scodavacca") per risalire la
Val
Pra di Toro; la pendenza si fa più sostenuta e il sentiero comincia
ad essere invaso dalle ghiaie. Procedendo nella salita il panorama si apre
e, alle spalle, compare la poderosa mole del Pelmo.
Avvicinandosi al limite della vegetazione, la valle si allarga e si giunge all’ampia insellatura di
Forcella
Scodavacca (2043 m, h 2,00
circa), affacciata sulla valle di Forni di
Sopra.
Da qui (tabelle) occorre
risalire a sinistra il ripido e franoso
ghiaione che sale alla soprastante forcella; dapprima per traccia di
sentiero e poi tra rocce e massi, si procede con fatica aiutati da buoni
segnavia bianco-rossi (attenzione alla caduta sassi!) giungendo così alla
Tacca
del Crìdola (2410 m, h
0,30 circa da Forcella Scodavacca), che separa il Crìdola dall’omonima
Torre.
Qui, il sentiero segnato prosegue sul versante opposto
diretto al Bivacco Vaccari, mentre per la cima una scritta a
vernice segnala di deviare a sinistra. Per una traccetta si scende un
poco sul versante opposto, procedendo tra curiosi gendarmi
di pietra tra cui occhieggia la Croda
dei Toni, fino a giungere ad una sorta di piazzola, ove iniziano
le prime difficoltà. Si supera un muretto di tre metri, ben gradinato ma
esposto, fino a guadagnare una piccola forcelletta; si prosegue, ancora in
leggera discesa, per un'ulteriore cengetta, arrivando proprio sotto una
parete con un canale–camino sulla sinistra. Si risale la parete
(esposta ma appigliata), rimanendo proprio a fianco del canale, fino a che i
bolli rossi non invitano ad entrarvi: lo si risale fino al suo termine, e
se ne esce spostandosi a sinistra per roccette ben gradinate. Ora occorre
risalire il sovrastante pendio per tracce e roccette, zigzagando fino ad
entrare in un canalone,
al termine del quale si recupera una sorta di traccia. Con un paio di
tornantini si guadagna una panoramica
selletta erbosa caratterizzata, sulla sinistra, da un enorme
masso a forma di uovo poggiato in precarissimo equilibrio su un
vicino sperone.
Oltre la forcella, i bolli rossi fanno deviare a sinistra
per un'esposta cengetta in leggera discesa che porta ad un ampio canale;
lo si risale e, dopo avere superato una strozzatura
(punto più ostico della salita, II°), si esce su di un pianerottolo alla base di
un ulteriore canale. Si procede per roccette più facili fino ad arrivare
ad una piccola conca detritica e, traversando verso sinistra, ci si porta
fin sotto ad un salto di roccia. Occorre aggirare lo speroncino
(passaggio esposto), quindi salire ancora un poco recuperando una
parvenza di sentiero e, infine, oltre un ultimo risalto, si giunge alla
tanto sospirata croce di vetta del Monte Crìdola (Cima Est, 2581
m). Panorama fantastico sulla sottostante vallata
del Cadore e sulle cime circostanti, sull’immancabile Pelmo
con Civetta e Marmolada e sulle vicine cime dei Monfalconi.
Per la discesa occorre ripercorrere l’itinerario di salita
(eventualmente utilizzando chiodi o spit presenti sul posto per calate in
corda doppia) godendosi, se ci si è attardati a dovere, un meraviglioso
tramonto.