Dalla piazzola di
parcheggio, tabelle con indicazioni per "Tamèr e San Sebastiano"
invitano a scendere verso il greto del torrente ma, una volta raggiunta l’acqua,
i segni e le tracce misteriosamente svaniscono, probabilmente perché,
alla data del sopralluogo, il rio era vistosamente ingrossato dalle
recenti piogge.
Meglio, allora, seguire per pochi metri la ben visibile
traccia del sentiero n° 543
fino a che una tabella segnaletica invita a deviare a sinistra verso un
bel boschetto. Una volta attraversatolo, se ne esce e si è in breve in
vista del torrente: questo scorre in una valletta molto ripida, che occorre
risalire con percorso faticoso e che a tratti costringe a superare brevi saltini
di rocce (facili - I° grado). Mentre si guadagna velocemente
quota, alle nostre spalle il panorama si allarga sempre di più, regalando
una fantastica vista su numerosi "giganti" dolomitici, primi fra
tutti Moiazza
e Civetta, ma anche le Pale
di San Martino colla guglia dell’Agnèr in primo
piano. Più oltre, nei pressi di una bella cascatella,
si attraversa una prima volta il torrente e lo si risale sulla sinistra
per belle placconate
rocciose; tratti di sentiero, comodo ma sempre ripido, si
alternato a piccoli salti di roccia che costringono ad usare le mani.
Traversato altre due volte il rio, si esce alfine nell’ampio vallone
ghiaioso del Van di Caleda (h
1,00 circa); lo si rimonta fino a portarsi
all’inizio della grande colata di ghiaie e si devia a destra, sulla
traccia segnata, trascurando la traccetta che prosegue diritta verso la
fronteggiante Forcella di San Sebastiano. Si risale un costone
erboso e si percorre la cresta di un panoramico
dosso detritico fino a che alcune tabelle, poste sotto le pareti della cresta
sud del San Sebastiano, invitano a deviare decisamente a destra.
Per traccia abbastanza ben marcata e non eccessivamente ripida, ci si
dirige in direzione della Forcella
la Porta (2326 m, h 0,45
circa).
Da qui occorre tralasciare la traccia segnata, che scende nel
sottostante Vant de le Forzèle, e seguire i bolli rossi che guidano
lungo l’ampia Banca
del Tamèr, comodo cengione
che taglia la parete
ovest della montagna. Oltre una rientranza, e dopo avere doppiato
un ampio spallone, il percorso
di cengia continua fino a sbucare entro al canalone che divide la
cima del Tamèr Grande da quella del Tamèr Piccolo (in
realtà più alto di ben 3 metri!).
Per tracce fra ghiaie e sfasciumi, lo
si risale brevemente fino ad una paretina
fessurata di pochi metri (II°-), ove sono ben visibili i bolli rossi
del sentiero. Piuttosto che la paretina, conviene invece salire dalla
parte opposta (ometti), superando qualche breve salto tra grossi massi, per
poi traversare su ghiaie instabili fino a ricongiungersi alla traccia
segnata. Da qui occorre risalire ancora alcuni risalti ghiaiosi e un breve
saltino, fino a giungere ad una forcelletta tra un’anticima e la bella placca
inclinata della cima principale. Dalla cima del Monte Tamèr Grande
(2547 m, h
0,45 dalla Forcella la Porta, ometto)
il panorama è completo
e circolare, e consente di abbracciare collo sguardo un incredibile
numero di picchi e cime.
Per la discesa occorre ripercorrere
l’itinerario
di salita, facendo attenzione alla friabilità della roccia; può
essere utile uno spezzone di corda, anche se vi sono scarse possibilità
per un buon ancoraggio della stessa.