Ci si incammina
lungo la ripida carrareccia che, alternando tratti in ghiaia ad altri
lastricati, sale con pendenza sostenuta a fianco del ruscello; belle
vedute sulla curiosa sagoma del Mantello.
Si oltrepassa una piccola radura da cui si intravede il ripido
solco della Valle di Udai, percorso che verrà seguito durante
il ritorno, e, a circa 1700 m di quota, nel punto in cui a bordo sentiero
compare una recinzione in rete metallica plastificata, si devia a sinistra
per una poco evidente traccetta (sbiadito segno rosso su un sasso).
Nonostante la totale assenza di segni, il sentiero è ben visibile: ci si
inoltra nel fitto del bel bosco di abeti guadagnando rapidamente quota e
salendo più o meno parallelamente alla grande
colata di ghiaie che scende dalla sovrastante Busa di Lausa:
mentre sulla destra si intravedono gli ampi spazi della Valle di Fassa,
sulla sinistra l’occhio viene catturato dalle impressionanti
muraglie di roccia, appena ingentilite da due esili cascatelle, che
costituiscono il basamento del Polenton. Giunti nei pressi di una
specie di bivio (ometto) occorre mantenersi sulla sinistra proseguendo
sempre per buona traccia ed inoltrandosi in un bellissimo e selvaggio
bosco di conifere.
Guadagnando quota, mentre la vegetazione
progressivamente dirada, ci si porta in prossimità delle pareti del Coi
da Moncion e si esce nei pressi di una zona colma di ghiaie: qui le
tracce sono un poco più labili, ma compaiono provvidenziali ometti,
nonché un insolito cartello stradale di "caduta massi". Proprio
all’altezza del cartello, occorre piegare bruscamente a destra (ometto
poco visibile) ed addentrarsi in leggera discesa tra i mughi: qui la
traccia, che ora aggira il fianco settentrionale del Coi da Moncion,
ricompare ben visibile e fanno la loro confortante apparizione anche
sbiaditi segnavia (indicazioni SP/RA
– Sentiero Paola/Rifugio Antermoia).
Si traversano in successione
tre diverse colate detritiche e poi, dopo essere passati sotto un
caratteristico roccione a tetto, si riprende a salire costeggiando una
grande frana: qui la traccia si fa più labile e bisogna prestare
attenzione ai poco evidenti ometti presenti. Occorre comunque attraversare
la frana nel punto più conveniente per portarsi sui ripidi prati (stelle
alpine) sul lato opposto, ove si reperiscono nuovamente anche
provvidenziali ometti e segnavia: si entra così nel panoramicissimo
e selvaggio anfiteatro detritico (detto Busa di Lausa) che si
apre tra il Coi da Moncion, la Forcia Larga, le Crepe di Lausa e il Polenton. Recuperato il prato, tracce e ometti
proseguono più accosti al ciglio orientale della Busa di Lausa
diretti verso la Forcella del Polenton, mentre un’altra (e meno
evidente) serie di segni piega verso le pareti rocciose per puntare
direttamente alla sella posta poco a nord della Cima Nord delle Crepe
di Lausa.
a
- Nel primo caso, con un
percorso un poco più evidente, si risale il ripido pendio di magre
erbe e rocce, ci si porta accosti alle pareti del Polenton e, con
un ultimo strappo, si guadagna la Forcella del Polenton. Sul lato opposto,
entro un ripido canale, si intravede la prosecuzione del sentiero
(sbiaditi segnavia) diretto al già ben visibile Rifugio Antermoia.
Occorre invece deviare sulla sinistra (poco evidente bollo rosso, in alto)
montando sulla cresta della propaggine rocciosa contrapposta al Polenton,
scendendo quindi ad un'esile e nerastra forcella e da ultimo risalire (non
vi sono segni) un franoso caminetto di instabili rocce fino a guadagnare
la conca di ghiaie posta proprio sotto la Sella della Cima Nord delle Crepe di
Lausa ove, fugacemente, ricompaiono segnavia ed ometti di
pietre.
b
- Volendo invece puntare direttamente alla Sella della Cima Nord
delle Crepe di Lausa, con un percorso forse più logico ma
praticamente privo di segni e di tracce di passaggio, occorre risalire i
magri prati portandosi accosti alle pareti rocciose delle Crepe di Lausa per poi risalire liberamente in direzione della sella
(fastidiosi gli attraversamenti dei colatoi detritici che si incontrano
lungo il percorso) fino ad intercettare nuovamente segni, ometti e tracce
all’ingresso della conca detritica posta proprio sotto la sella stessa.
In un caso o nell’altro, qui giunti le tracce si perdono nuovamente ma
la meta è vicina ed evidente e, con un'ultima
salita per buone ghiaie, si guadagna finalmente la
solitaria e bellissima Sella della Cima Nord
delle Crepe di Lausa: da qui, per evidente sentierino sulla
sinistra, si sale in pochi minuti sulla Cima Nord delle Crepe di Lausa
(2766 m, h 4,00 da Mazzin di Fassa). Sulla cima, un
solitario ometto di pietra fa da contrasto alla folla che transita poco
sotto per il frequentato Passo di Lausa; attorno, invece, solo un
amplissimo panorama a 360° che abbraccia tutto il Gruppo del
Catinaccio spingendosi fino al Sassolungo e al Sassopiatto,
al Sella, al Lagorai e alle Pale di San Martino
mentre su tutti troneggia la Marmolada.
Dalla vetta si ridiscende
alla sella e da qui, sempre per evidenti tracce di passaggio, si cala al
sottostante Passo
di Lausa (2720 m, vedi anche itinerario Il
Larsec Settentrionale); dal passo si segue a destra la traccia
segnata che porta verso il Vallone di Antermoia (volendo si può
tagliare direttamente verso il rifugio), che si segue praticamente in
piano fino a giungere al
lago e, in breve, al Rifugio
Antermoia (2499 m, h 0,45 dalla
Cima Nord delle Crepe di Lausa).
Dal rifugio
l’ampio sentiero, raggiunta la
testata del vallone, passa sotto le pendici del Sasso di Dona e
arriva, in leggera salita, al Passo
di Dona, da dove vi è la possibilità di salire in pochi minuti
la pianeggiante crestina del Mantello; qui si comincia a scendere
con decisione attraverso un buon ghiaione fino a raggiungere i bei prati
alla testata della Valle di Dona (Pascoli di Camerloi).
Oltrepassata una baita
recentemente ristrutturata, si piega a destra (tabelle) imboccando il
ripido solco della Valle
di Udai: ci si cala ripidamente rimanendo accosti al piccolo rivo
(attenzione al fondo, scivoloso in caso di pioggia) poi, con ripide
serpentine e dopo avere attraversato il ruscello, si raggiungono i resti
di una baita con annesso ricovero per gli animali (panchina). Con pendenza
più moderata si continua la discesa, si oltrepassa un grande antro da cui
sgocciola costantemente l’acqua e, oramai nei pressi della carrareccia
diretta al paese, ci si trova proprio sotto una
delle due esili cascatelle che precipitano dallo zoccolo basale del Polenton
(Cascate di Soscorza, ricovero di emergenza - MOLTO SPARTANO – poco più in alto rispetto al
sentiero). Attraversato per l’ultima volta il rio tramite una
passerella, si guadagna la strada inghiaiata che percorre il fondo della Valle
di Udai e da qui, lungo
il percorso seguito all’andata, si rientra nell’abitato di Mazzin
(h 2,00 dal Rifugio Antermoia).