"Sentiero Paola"

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N.B.: ITINERARIO E RELAZIONE A CURA DI ANNA PIERMARTINI

 

CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 06

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO DEL CATINACCIO)

SCHEDA N. 13

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO GENERALE

FOTOPERCORSO DELLA SALITA

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Risalita la valle fino a Predazzo, si prosegue lungo la Val di Fassa raggiungendo Mazzin di Fassa (1374 m, 57 km da Egna-Ora);

b) Da Bolzano Nord (uscita della A22 del Brennero) si risale interamente la caratteristica Val d'Ega e, attraverso Ponte Nova e Nova Levante, si raggiunge il Passo di Costalunga (1743 m). Da qui si scende in breve a Vigo di Fassa e, proseguendo lungo la Val di Fassa, si giunge a Mazzin di Fassa (1374 m, 44 km da Bolzano Nord).

Si lascia l'auto presso la graziosa chiesetta del paese.

 

ITINERARIO

Ci si incammina lungo la ripida carrareccia che, alternando tratti in ghiaia ad altri lastricati, sale con pendenza sostenuta a fianco del ruscello; belle vedute sulla curiosa sagoma del Mantello. Si oltrepassa una piccola radura da cui si intravede il ripido solco della Valle di Udai, percorso che verrà seguito durante il ritorno, e, a circa 1700 m di quota, nel punto in cui a bordo sentiero compare una recinzione in rete metallica plastificata, si devia a sinistra per una poco evidente traccetta (sbiadito segno rosso su un sasso). 

Nonostante la totale assenza di segni, il sentiero è ben visibile: ci si inoltra nel fitto del bel bosco di abeti guadagnando rapidamente quota e salendo più o meno parallelamente alla grande colata di ghiaie che scende dalla sovrastante Busa di Lausa: mentre sulla destra si intravedono gli ampi spazi della Valle di Fassa, sulla sinistra l’occhio viene catturato dalle impressionanti muraglie di roccia, appena ingentilite da due esili cascatelle, che costituiscono il basamento del Polenton. Giunti nei pressi di una specie di bivio (ometto) occorre mantenersi sulla sinistra proseguendo sempre per buona traccia ed inoltrandosi in un bellissimo e selvaggio bosco di conifere. 

Guadagnando quota, mentre la vegetazione progressivamente dirada, ci si porta in prossimità delle pareti del Coi da Moncion e si esce nei pressi di una zona colma di ghiaie: qui le tracce sono un poco più labili, ma compaiono provvidenziali ometti, nonché un insolito cartello stradale di "caduta massi". Proprio all’altezza del cartello, occorre piegare bruscamente a destra (ometto poco visibile) ed addentrarsi in leggera discesa tra i mughi: qui la traccia, che ora aggira il fianco settentrionale del Coi da Moncion, ricompare ben visibile e fanno la loro confortante apparizione anche sbiaditi segnavia (indicazioni SP/RA – Sentiero Paola/Rifugio Antermoia). 

Si traversano in successione tre diverse colate detritiche e poi, dopo essere passati sotto un caratteristico roccione a tetto, si riprende a salire costeggiando una grande frana: qui la traccia si fa più labile e bisogna prestare attenzione ai poco evidenti ometti presenti. Occorre comunque attraversare la frana nel punto più conveniente per portarsi sui ripidi prati (stelle alpine) sul lato opposto, ove si reperiscono nuovamente anche provvidenziali ometti e segnavia: si entra così nel panoramicissimo e selvaggio anfiteatro detritico (detto Busa di Lausa) che si apre tra il Coi da Moncion, la Forcia Larga, le Crepe di Lausa e il Polenton. Recuperato il prato, tracce e ometti proseguono più accosti al ciglio orientale della Busa di Lausa diretti verso la Forcella del Polenton, mentre un’altra (e meno evidente) serie di segni piega verso le pareti rocciose per puntare direttamente alla sella posta poco a nord della Cima Nord delle Crepe di Lausa. 

a - Nel primo caso, con un percorso un poco più evidente, si risale il ripido pendio di magre erbe e rocce, ci si porta accosti alle pareti del Polenton e, con un ultimo strappo, si guadagna la Forcella del Polenton. Sul lato opposto, entro un ripido canale, si intravede la prosecuzione del sentiero (sbiaditi segnavia) diretto al già ben visibile Rifugio Antermoia. Occorre invece deviare sulla sinistra (poco evidente bollo rosso, in alto) montando sulla cresta della propaggine rocciosa contrapposta al Polenton, scendendo quindi ad un'esile e nerastra forcella e da ultimo risalire (non vi sono segni) un franoso caminetto di instabili rocce fino a guadagnare la conca di ghiaie posta proprio sotto la Sella della Cima Nord delle Crepe di Lausa ove, fugacemente, ricompaiono segnavia ed ometti di pietre. 

b - Volendo invece puntare direttamente alla Sella della Cima Nord delle Crepe di Lausa, con un percorso forse più logico ma praticamente privo di segni e di tracce di passaggio, occorre risalire i magri prati portandosi accosti alle pareti rocciose delle Crepe di Lausa per poi risalire liberamente in direzione della sella (fastidiosi gli attraversamenti dei colatoi detritici che si incontrano lungo il percorso) fino ad intercettare nuovamente segni, ometti e tracce all’ingresso della conca detritica posta proprio sotto la sella stessa. 

In un caso o nell’altro, qui giunti le tracce si perdono nuovamente ma la meta è vicina ed evidente e, con un'ultima salita per buone ghiaie, si guadagna finalmente la solitaria e bellissima Sella della Cima Nord delle Crepe di Lausa: da qui, per evidente sentierino sulla sinistra, si sale in pochi minuti sulla Cima Nord delle Crepe di Lausa (2766 m, h 4,00 da Mazzin di Fassa). Sulla cima, un solitario ometto di pietra fa da contrasto alla folla che transita poco sotto per il frequentato Passo di Lausa; attorno, invece, solo un amplissimo panorama a 360° che abbraccia tutto il Gruppo del Catinaccio spingendosi fino al Sassolungo e al Sassopiatto, al Sella, al Lagorai e alle Pale di San Martino mentre su tutti troneggia la Marmolada. 

Dalla vetta si ridiscende alla sella e da qui, sempre per evidenti tracce di passaggio, si cala al sottostante Passo di Lausa (2720 m, vedi anche itinerario Il Larsec Settentrionale); dal passo si segue a destra la traccia segnata che porta verso il Vallone di Antermoia (volendo si può tagliare direttamente verso il rifugio), che si segue praticamente in piano fino a giungere al lago e, in breve, al Rifugio Antermoia (2499 m, h 0,45 dalla Cima Nord delle Crepe di Lausa). 

Dal rifugio l’ampio sentiero, raggiunta la testata del vallone, passa sotto le pendici del Sasso di Dona e arriva, in leggera salita, al Passo di Dona, da dove vi è la possibilità di salire in pochi minuti la pianeggiante crestina del Mantello; qui si comincia a scendere con decisione attraverso un buon ghiaione fino a raggiungere i bei prati alla testata della Valle di Dona (Pascoli di Camerloi). Oltrepassata una baita recentemente ristrutturata, si piega a destra (tabelle) imboccando il ripido solco della Valle di Udai: ci si cala ripidamente rimanendo accosti al piccolo rivo (attenzione al fondo, scivoloso in caso di pioggia) poi, con ripide serpentine e dopo avere attraversato il ruscello, si raggiungono i resti di una baita con annesso ricovero per gli animali (panchina). Con pendenza più moderata si continua la discesa, si oltrepassa un grande antro da cui sgocciola costantemente l’acqua e, oramai nei pressi della carrareccia diretta al paese, ci si trova proprio sotto una delle due esili cascatelle che precipitano dallo zoccolo basale del Polenton (Cascate di Soscorza, ricovero di emergenza - MOLTO SPARTANO – poco più in alto rispetto al sentiero). Attraversato per l’ultima volta il rio tramite una passerella, si guadagna la strada inghiaiata che percorre il fondo della Valle di Udai e da qui, lungo il percorso seguito all’andata, si rientra nell’abitato di Mazzin (h 2,00 dal Rifugio Antermoia).  

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa

DISLIVELLO

1400 m circa

DIFFICOLTA’

EE allenati, qualche problema di orientamento

ULTIMO SOPRALLUOGO

luglio 2010

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre

COMMENTI

Itinerario abbastanza lungo e mai difficile ma che, nella prima parte, si sviluppa su sentieri un tempo segnati ed ora abbandonati. Sebbene la traccia si reperisca quasi sempre abbastanza facilmente e l’orientamento non sia mai eccessivamente complicato, occorre comunque una qualche esperienza di montagna; i paesaggi bellissimi, severi e solitari ricompensano comunque della fatica. Facile e ben segnato il sentiero di rientro a valle.