Dal rifugio, da
cui si gode una splendida veduta sul Gruppo del Latemar
e sugli
altopiani boscosi che si allungano fra la Val d'Ega e la Val di
Tires, si prende il sentiero che risale il gradino roccioso
immediatamente alle spalle della costruzione, sfruttando una serie di
canalini detritici (qualche corda fissa).
Superate le rocce, ci si ritrova
sull'ampio cengione che fascia tutto il versante occidentale del Gruppo
del Catinaccio, e che forma una specie di balconata naturale dalla
quale si elevano le pareti delle cime principali. Si giunge ad un bivio (h
0,20): trascurato il ramo di destra, diretto al Passo delle
Coronelle, si prende il sentiero di sinistra (542s)
che percorre in falsopiano il cengione costeggiando le precipiti pareti
della Cresta di Davoi (2745 m).
Giunti alla base dell'imponente
Cima
Catinaccio (2981 m), il sentiero inizia ad inerpicarsi per un sistema
di roccette e canalini che permettono di guadagnare quota sulla parete;
pur mantenendo una scarsa esposizione, il tracciato richiede attenzione,
in quanto sulle roccette iniziali le attrezzature non ci sono. Superati
alcuni caminetti con l'ausilio di scale e pioli metallici,
si giunge ad
una stretta forcellina posta tra la parete vera e propria del Catinaccio
e una affilatissima guglia rocciosa ("Ago di Schroffenegger"):
superata la forcellina (sul versante opposto, passaggio difficoltoso nei
primi metri), si scende brevemente fino ad incontrare un ampio
canalone,
sovente ghiacciato. Questo canalone è uno dei passaggi chiave
dell'ascensione, e il suo superamento presenta difficoltà variabili a
seconda dello stato di innevamento: se detritico, basta risalirlo
brevemente e poi appoggiare sulla sinistra, se ghiacciato invece conviene
attraversarlo subito e poi risalirlo sul fianco sinistro grazie agli
infissi artificiali fino al punto in cui gli stessi se ne allontanano. E'
bene comunque porre la dovuta attenzione al passaggio, in quanto il
canalone, in basso, si interrompe bruscamente con un salto di alcune
centinaia di metri.
Superato faticosamente un ulteriore breve
risalto, si affronta un
brevissimo caminetto e ci
si ritrova su di una forcellina di cresta da cui si avvista la larga sella
del Passo Santner (2734 m); l'ultimo tratto è costituito
dalla
traversata di una parete verticale per mezzo di pioli infissi nella roccia
(passaggio un po' vertiginoso ma non
difficile), che consente di toccare
le ripide ghiaie del Passo Santner, aperto tra la Cima
Catinaccio (2981 m) e la Croda di Re Laurino (2813 m).
Con
pochi passi si raggiunge il Rifugio
Passo Santner (h 2,15
dal Rifugio Fronza alle Coronelle),
da cui si apre una vista spettacolare sulla Valle dell'Adige e
oltre, fino all'Ortles - Cevedale; in basso, tra le rocce,
appare minuscolo il Rifugio
Fronza. Sul versante opposto, si
distende la dolce conca detritica del
Gartl, con il pittoresco
laghetto e le famosissime Torri del Vajolet, che però di qui non
appaiono così ardite e slanciate come nelle cartoline.
Dal rifugio è
possibile utilizzare due tracce che divallano nella conca del Gartl:
è più consigliabile quella di sinistra, che si mantiene a ridosso della
cresta della Croda di Re Laurino e che tocca la sella del Passo Laurino (attenzione all'esposizione dell'opposto
versante!); di
qui le Torri appaiono d'infilata, snelle ed ardite come siamo
abituati a vederle in tutte le foto. Una breve discesa conduce al centro
dell'anfiteatro, dove sulle sponde del piccolo laghetto sorge il Rifugio
Re Alberto I° dei Belgi (2621 m, h
0,15 dal Passo Santner).
La traccia procede in ripida discesa ed affronta ora la
Gola
delle Torri, una ripida gola rocciosa attraverso la quale il sentiero
si fa strada con un tortuoso percorso, alternando tratti di roccette
(corde fisse, facili) ad
altri ghiaiosi. Costeggiando alla base l'imponente parete della Punta
Emma (2617 m), estrema propaggine della Cima Catinaccio verso
la Valle del Vajolet, si prosegue in discesa toccando infine il
fondovalle all'altezza del ripiano delle Porte Negre, presso cui
sono siti il Rifugio
Vajolet
e il Rifugio
Preuss (2243 m, h 0,50
dal Rifugio Re Alberto I°).
Bella veduta sull'alta Valle del Vajolet, con l'imponente Catinaccio d'Antermoia (3001 m) sullo sfondo, e sulla
Conca di Gardeccia,
con le cime che le fanno corona (Larsec, Cigolade,
Mugoni).
Imboccata la larga rotabile sterrata diretta a Gardeccia, la si
abbandona quasi subito per prendere un sentierino sulla destra
(indicazione, 541)
che traversa in leggera salita diagonale i pendii erbosi e detritici
scendenti dalla parete orientale della Cima Catinaccio (impressionante veduta sulla liscia e nera parete al cui piede ci si
trova). Raggiunti con
una breve ma ripida salita i pascoli erbosi del Col
di Barbolada (2375 m,
h 0,30 dal Rifugio Vajolet), in vista dei versanti orientali della
Cresta di Davoi
e delle Coronelle, si prosegue in
falsopiano fino ad incontrare un
trivio: trascurate le diramazioni di sinistra (scende alla Conca di
Gardeccia, 550)
e la prosecuzione del sentiero (diretto al Passo delle Cigolade),
si imbocca il ramo di destra 550
che si inerpica sulla sponda di una valletta erbosa e si inserisce
nell'anfiteatro detritico della Busa di Davoi.
Risalendo sul fianco
sinistro la Busa, si raggiunge il canalone detritico che porta in
breve all'angusto Passo delle Coronelle (2630 m, h
0,40 dal Col di Barbolada), da cui ci si affaccia nuovamente sui boschi della
Val d'Ega e sul Gruppo del Latemar.
Disceso, con attenzione per via
della ripidezza e della friabilità (possibilità di neve), lo stretto
canalone, si giunge sul largo cengione detritico che fascia tutto il
versante Ovest del Catinaccio e presto si incontra il bivio con il
sentiero 542s.
Scendendo
il gradino roccioso sottostante, si ritorna velocemente al Rifugio A.
Fronza alle Coronelle (2339 m, h 0,30
dal passo).