Attraversato
il ponte, si trascurano le indicazioni per il "Ciadinon" e si
prosegue a sinistra lungo una strada forestale, fino ad arrivare nei
pressi del Rifugio
Malga Negritella.
Da qui ci si immette
su di un tratto di carrareccia, e successivamente un sentiero
scarsamente segnato, che si abbandona poi dopo qualche tornante per rimontare un breve
prato. Superato questa sorta di piccolo gradino prativo la traccia, ora un poco
più evidente, risale una valletta detta Campo dell'Orso, seguendo
il rio che scende proprio dalla evidente Forcella di Juribrutto. Si sale per prati fino a che questi ultimi lasciano spazio alle rocce e,
con gli ultimi zigzag su una piccola pietraia che fascia le pendici del soprastante
Cimòn di Bocche (molto imponente da questo versante),
si giunge ad una conca e, quindi, alla Forcella
di Juribrutto
e al Bivacco
Juribrutto.
Il
bivacco, come tutti quelli presenti in questa zona, ancora fortemente
segnata dagli eventi bellici, è in realtà solo un piccolo ricovero con
due panche e una tettoia in legno.
Dalla
forcella, tabelle segnaletiche indicano il percorso da seguire (n°
626);
il sentiero si sposta verso destra per risalire il fianco roccioso della
montagna e, dopo un primo tratto su pietraia (sorgente e bella veduta sui
Laghi
di Juribrutto), ridiventa una ben marcata traccia che con qualche
zigzag porta a guadagnare la cresta di Bocche. Da qui, sempre su sentiero
ben marcato e segnato, passando vicino a postazioni e baraccamenti di
guerra, si sale con pendenza moderata e costante fino alla croce di vetta
del
Cimon di Bocche
(2745 m). Il panorama è circolare su
tutte le cime della Valle di
Fassa, sul Lagorai, sulle Pale di San Martino, sulla Marmolada
e più oltre verso il Pelmo e il Civetta, e altro ancora a
perdita d'occhio.
Dalla vetta il percorso prosegue seguendo il filo di cresta
dalla parte opposta rispetto a quella della salita: attraversando resti
di postazioni militari, si prosegue scendendo il fianco sassoso del Cimon
di Bocche fino a portarsi alla Forcella
di Bocche, dove sorge il piccolo Bivacco
Jellici.
Si riprende a salire con qualche tornantino il fianco del
Gronton, fino ad arrivare ad una forcelletta poco più alta di quella
appena lasciata.
Qui le soluzioni sono due: o proseguire sulla destra per sentiero non
segnato ma molto ben evidente, oppure piegare a sinistra lungo la
traccia n° 634
che, seguendo tutto il filo di cresta della montagna, porta con un facile
sentiero attrezzato (ex sentiero militare) a toccare infine la
Forcella di Lusia.
Sulla nostra sinistra, poco più in basso, si apre
la conca coi Laghi di Lusia, ma la traccia prosegue tagliando il
fianco del soprastante Lastè di Lusia per cominciare poi a perdere
quota. A questo punto, nei pressi di un bel sassone con indicazioni a
vernice rossa, occorre lasciare la traccia più marcata (che conduce al Rifugio
Passo
Lusia e al Rifugio
La Rezila)
per seguire il sentiero meno marcato (e poco segnato) che taglia verso
destra: la meta comunque, ben visibile dalla cima del
Grontòn, è la
baita posta al centro dell'amena conca del
Ciadinon.
La traccia
prosegue in discesa fino a toccare i lussureggianti prati della conca
(attenzione con l'erba alta, la traccia tende a scomparire) e da qui,
lungo il torrentello, fino alla baita.
Proseguendo
ed aggirando uno slargo del corso d'acqua, ci si reimmette nel sentiero
segnato (n°
625)
che, attraversando uno splendido bosco, riporta in breve al punto di
partenza.