Dal serbatoio
dell'acquedotto si segue la larga carrareccia sterrata che si inoltra nel
selvaggio Vallone del Rio Scorza. Dopo un centinaio di metri la
carrareccia compie una decisa svolta a destra, iniziando a salire: qui
la si abbandona per proseguire dritti, lungo una mulattiera parzialmente
lastricata quasi pianeggiante (segnavia ◇,
indicazioni per "Palestra di Roccia"). Con un tratto
praticamente in piano, ci si inoltra sempre pił nel selvaggio vallone,
dominato dal severo versante meridionale del Monte Rama: nel lontano
fondovalle rumoreggia il rio, con numerose cascate, mentre sull'altro
versante appaiono alcune piccole ma ardite strutture rocciose sfruttate
per l'arrampicata sportiva. La pił nota di queste strutture č lo
Scaggiłn de Lčlloa, ben visibile con il suo affilato spigolo. Lasciata
una diramazione a sinistra per le "Palestre di Roccia", la
mulattiera inizia a salire gradualmente, mantenendosi sempre sulla
sinistra idrografica, alta rispetto al fondovalle. Tagliate le pendici del
Bric Camulą, si incontra un bivio: si trascura la prosecuzione del
segnavia ◇
e si svolta a destra (cartello), lungo una vecchia mulattiera segnata ▬.
La mulattiera, a tratti rozzamente
lastricata, si inerpica molto ripida
lungo il pendio cespuglioso, seguendo grosso modo il tracciato del vecchio
Acquedotto del Monte Rama. Attraverso macchie di bassa vegetazione, piccole pietraie e
pendii erbosi il sentiero giunge ai piedi dei contrafforti
rocciosi del Bric Camulą, presso l'attacco della via
"FLI" (scritta
bianca sulla roccia). Attraversato un ombroso boschetto, continua poi
in
traverso verso sinistra, fino a raggiungere il Rio Scorza nei
pressi di una bella
cascata. A questo punto il tracciato compie una serie
di brevi, erte serpentine fino ad uscire sul frequentato sentiero della
"Via Diretta al Monte Rama" (segnavia ●
e A),
proveniente da Lerca. Trascurando verso sinistra la prosecuzione della
"Via Diretta", si prende il sentierino che prosegue in salita
verso l'attacco della "Via
Guastavino" (palina),
raggiungendo in pochi minuti l'ampia insellatura erbosa del Passo del Camulą (790
m, h
1,00),
tra le roccette terminali del Bric Camulą ed il Monte Rama.
Trascurando
a questo punto il sentierino che, praticamente in quota, taglia verso
sinistra in direzione dell'attacco della "Via Guastavino", si
scende al meglio sull'altro versante, fra erba e arbusti, perdendo una
trentina di metri di quota (vaghe e saltuarie tracce) fino ad incontrare
l'ampia
sede dell'antico Acquedotto del Monte Rama.
Quest'ardita
opera, realizzata nei primi anni '50 del Novecento con lo scopo di
captare le abbondanti acque sorgive nell'alto Vallone del Rio Carbunča,
tributario del Vallone del Rio di Lerca, č rimasta per lungo tempo in
stato di abbandono, ma recentemente si notano alcuni interventi volti ad
un suo (almeno parziale) ripristino. Dalle prese superiori, a quota 800
m circa, il tracciato (costituito da una tubazione in gran parte
interrata sovrastata da un sentiero calpestabile) taglia pressochč in
quota gli arditi speroni rocciosi del versante orientale del Monte Rama
e, sottopassato con una galleria in roccia (oggi in parte crollata e non
percorribile) il Passo del Camulą, scende poi nel Vallone del Rio
Scorza fino al serbatoio di accumulo a monte di Sciarborasca.
Si
segue dunque il comodo ed evidente tracciato dell'acquedotto verso
sinistra (seguendolo per breve tratto verso destra si raggiungerebbe
l'imbocco dell'ormai crollata galleria), pressochč pianeggiando, tagliando
pietraie, boschetti di pini e ripidi valloncelli. Qualche
tratto in frana, dove appare allo scoperto il tubo metallico
dell'acquedotto, non impedisce mai il passo. Con belle vedute, alle
spalle, sui rocciosi
speroni del Bric Camulą si giunge ai piedi di una balza
rocciosa, dove il sentiero č completamente franato ed il tubo corre,
per un tratto, sospeso nel vuoto. Si rimonta allora la placchetta
rocciosa a sinistra per pochi metri, quindi si scende per una specie di
corto solco di erba e roccette fino a ritornare sul tracciato
dell'acquedotto, oltre il breve tratto franato. Continuando in piano, si
taglia dopo poco il ripido impluvio percorso dalla "Via
dell'Acqua" (segni bianchi), che si supera percorrendo un ampio
terrapieno sorretto da un muro a secco. Aggirato pił avanti un
costone alberato, ci si porta sul versante orientale del Monte Rama, che
domina il solitario Vallone del Rio di Lerca: bella vista, sul
versante opposto, sul Monte Argentea, sulla Rocca da Ciappa e sulla
rocciosa Cresta delle Segage. Superato senza particolari problemi un
nuovo brevissimo tratto in frana, si scende leggermente per poi
risalire, in
ambiente sempre pił dirupato, ad un aereo colletto sul filo
dello sperone roccioso percorso dalla "Via
Zunino" (h 0,30 dal Passo
del Camulą).
Da
qui il tubo dell'acquedotto attraversa la successiva profonda gola
rocciosa su un
vertiginoso ponticello di ferro, ormai pericolante e
assolutamente da non percorrere: si seguono allora verso sinistra, lungo
il
filo dello sperone, i segni bianchi della "Via Zunino"
per poche decine di metri fino a giungere alla selletta erbosa a monte
dello sperone. Abbandonato il tracciato della "Via Zunino", si
traversa su erba la breve testata della gola (che da qui si origina) e,
oltre una nuovo selletta, si scende per comodo terreno erboso-sassoso
nuovamente sul tracciato dell'acquedotto. Ritornando indietro per pochi
metri, si puņ osservare la strettissima spaccatura nella roccia che si
affaccia sulla gola col ponticello appena aggirata. Proseguendo lungo il
tracciato dell'acquedotto, si scavalcano alcuni
colletti formati da piccoli spuntoni rocciosi, in ambiente
sempre molto aereo e pittoresco: si giunge cosģ in corrispondenza di
una verticale placconata rocciosa che precipita per una ventina di metri
alla testata di uno stretto vallonetto. Il tracciato taglia la
placconata con un altro breve ma vertiginoso ponticello, che si
deve superare con estrema cautela (attenzione!!!), rimanendo
quasi a cavalcioni del tubo dell'acqua. Subito dopo, una
stretta cengia (vecchio corrimano in ferro) immette su un
terrapieno artificiale sorretto da un alto muraglione di pietre a secco,
che consente di raggiungere il
fondo del valloncello, dominato da aguzzi spuntoni rocciosi.
Superato un tratto invaso da fastidiosi arbusti spinosi, il tracciato
dell'acquedotto raggiunge un nuovo colletto, da dove appare, in basso, una
pittoresca cascata del Rio Carbunča. Da questo colletto si
scende ripidamente, su fondo dissestato, nel bosco via via pił fitto:
presso una grossa roccia aggettante appare il primo di una lunga serie
di bollini rosso-violacei che, da qui in poi, indicheranno il percorso.
Giunti sul fondo di una conca, si abbandona temporaneamente il tracciato
dell'acquedotto (molto rovinato a causa di una frana poco oltre) per
deviare a destra (freccia): si scende per una decina di metri, si supera
un piccolo rio nel punto in cui confluisce nel Rio Carbunča e,
subito dopo, si
supera anche questo corso d'acqua su grossi massi. Sulla
sponda opposta, sempre seguendo i segni, si risale un ripidissimo
costone boscoso fino a raggiungerne il filo, che si segue poi
agevolmente in salita verso sinistra ritrovando infine il tubo
dell'acquedotto (che attraversa "a sbalzo" il Rio Carbunča
una ventina di metri pił a monte del punto in cui lo si č guadato).
Proseguendo lungo un labile sentierino nel noccioleto, si continua lungo
il tubo dell'acquedotto fino ad una sua biforcazione: trascurando il
ramo di destra (che raggiunge una presa presso una vicina sorgente) si
segue quello di sinistra, lungo il quale si giunge ad un'altra
costruzione con presa d'acqua. Proseguendo nel bosco, in poche decine di
metri si esce sul tracciato del sentiero con segnavia =,
che unisce Lerca con la Casa Carbunča ed il Passo di Prato
Ferretto (800 m circa, ometto, h 0,35
dall'incrocio con la "Via Zunino").
Non
rimane ora che seguire in discesa, verso destra, questo comodo
sentiero,
che taglia gradatamente verso oriente portandosi al centro del vallone,
quindi scende con una serie di ripidi tornanti fin sulle sponde del
rumoroso Rio di Lerca. Tagliando a mezza costa la destra idrografica del
vallone, il sentiero raggiunge lo sbocco della severa Valle Scura
(che costituisce il tratto a valle del Vallone del Rio Carbunča):
superato il precipitoso rio omonimo su grossi massi, si giunge ad una
costruzione dell'acquedotto alla base del roccioso contrafforte percorso
dalla "Via Zunino" (h 0,40
dall'incrocio col segnavia =, frecce
e bolli bianchi indicanti anche la "Variante
Inferiore" a monte della costruzione).
Proseguendo
lungo l'evidente sentiero segnalato che percorre, in lieve discesa,
tutto il fianco destro idrografico del Vallone del Rio di Lerca, si
supera l'attacco della "Via dell'Acqua" e, poco oltre, della
"Via
dei Geki" e della "Cresta
dei Guaranģ" al Bric Camulą. Con pittoresco percorso a mezza
costa su pendii quasi a precipizio sul profondissimo vallone, sempre di
fianco al tubo dell'acquedotto proveniente dalla presa di Valle Scura,
si giunge ad un bivio (palina): trascurando la prosecuzione del segnavia
=
(diretto a Sant'Anna di Lerca), si segue un ampio sentiero a destra che
sale moderatamente tagliando un pendio boscoso fino a raggiungere un
poggio nei pressi di alcuni tralicci, dove si incontra una carrareccia
sterrata. Poco oltre la carrareccia incrocia il sentiero della "Via
Diretta al Monte Rama" (segnavia ●
e A),
che si lascia subito dopo a sinistra: si prosegue invece lungo la
pianeggiante carrareccia senza segnavia che, fra rado bosco, taglia
verso occidente con fondo molto comodo. Dopo circa 1 km, raggiunto un
bivio, si segue il ramo di destra che con una breve discesa raggiunge il
sentiero ◇
nel
Vallone del Rio Scorza: proseguendo in discesa verso sinistra, in un
centinaio di metri si ritorna al serbatoio dell'acquedotto presso il
parcheggio (h
1,00
dallo sbocco della Valle Scura).