CARTINA CONSIGLIATA
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I.G.C.
scala 1:50.000 - Foglio 16
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- APPENNINO
LIGURE
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SCHEDA
N. 27 |
STORIA
ALPINISTICA
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Il
Monte Rama (
1149 m
) è, da sempre, il regno degli alpinisti di Cogoleto ed Arenzano, che
hanno tracciato numerosi itinerari di difficoltà medie e spesso
discontinue lungo le crestine e le belle placche inclinate della
montagna e del suo satellite, il Bric Camulà (
817 m
).
Negli
ultimi anni sono state attrezzate alcune vie sulle grandi placconate del
settore sud-est, in ottica sportiva ma in ambiente selvaggio e
caratteristico, come la "Mediterranea"
o la più recente “Via
Guastavino”. Il tratto superiore di quest’ultima via, al
di sopra del sentiero della “Via Diretta”, si svolge sulla dirittura
(molto rettificata) di un itinerario storico, la "Via
Centrale del Vecchio", aperto dal genovese Claudio Goretti
ormai parecchi anni fa.
Segnalato
con sbiadite frecce bianche questo percorso, che sfrutta le linee di
maggior debolezza della bastionata, si articola in due sezioni ben
distinte: ad una prima parte tortuosa ma prettamente alpinistica, dove
si procede legati superando passaggi fino al IV° grado di
difficoltà, segue un secondo lungo tratto di erba e roccette con passi
di II°/III° grado in gran parte aggirabili, che consente di uscire sui
prati a poca distanza dalla vetta del Monte Rama.
Volendo
evitare la seconda parte della via, abbastanza faticosa e su terreno non
molto attraente, è possibile scendere per tracce al termine del tratto
più impegnativo fino ad intercettare il sentiero della “Via
diretta”, analogamente a quanto avviene per la Via Guastavino.
Chiodatura molto scarsa (consigliabile integrare con
protezioni veloci) ma via interamente segnata con frecce bianche. Soste
da attrezzare (ma spesso si possono utilizzare quelle con catena della
Via Guastavino). |
PUNTO
DI PARTENZA
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Da
Arenzano (uscita della A10
Genova-Ventimiglia) si prende verso destra l'Aurelia, si supera il
valico della Colletta e si raggiunge il paese di Cogoleto.
Qui si gira a destra, verso l'interno, seguendo le indicazioni per Sciarborasca: si supera la frazione Prato Zanino e si
scende brevemente all'inizio del paese (9 km da Arenzano).
Lasciando a sinistra le indicazioni per il centro,
si prosegue a destra: si supera Località Schivà e si svolta a
sinistra lungo Via Ceola. Dopo un ultimo tratto alquanto stretto, si
esce sulla strada che collega Sciarborasca a Lerca.
Si prosegue a destra per poche decine di metri, poi si prende a sinistra
una stradetta asfaltata lungo un poco accentuato crinale, fra ville e
case. Ad un bivio si va a sinistra, per ripida stradetta sempre più
stretta (segnavia ◇), fino ad un serbatoio dell'acquedotto (300 m
circa, piccolo parcheggio). |
AVVICINAMENTO
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Dal
serbatoio dell'acquedotto si segue la larga carrareccia sterrata che si
inoltra nel selvaggio
vallone del Rio Scorza. Dopo un centinaio di metri la
carrareccia compie una decisa svolta a destra, iniziando a salire: qui
la si abbandona per proseguire dritti, lungo una mulattiera parzialmente
lastricata quasi pianeggiante (segnavia ◇,
indicazioni per "Palestra di Roccia"). Con un tratto
praticamente in piano, ci si inoltra sempre più nel selvaggio vallone,
dominato dal severo versante meridionale del Monte Rama: nel lontano
fondovalle rumoreggia il rio, con numerose cascate, mentre sull'altro
versante appaiono alcune piccole ma ardite strutture rocciose sfruttate
per l'arrampicata sportiva. La più nota di queste strutture è lo Scaggiùn
de Lèlloa, ben visibile con il suo affilato spigolo.
Lasciata una diramazione a sinistra per le "Palestre di
Roccia", la mulattiera inizia a salire gradualmente, mantenendosi
sempre sulla sinistra idrografica, alta rispetto al fondovalle. Tagliate
le pendici del Bric Camulà, si incontra un bivio: si trascura la
prosecuzione del segnavia ◇
e si svolta a destra,
lungo una vecchia mulattiera segnata ▬
(palina).
La mulattiera, a tratti rozzamente lastricata, si inerpica molto ripida
lungo il pendio cespuglioso, seguendo grosso modo il tracciato del
vecchio acquedotto del Monte Rama. Attraverso macchie di bassa
vegetazione, piccole
pietraie e pendii erbosi il sentiero giunge ai piedi dei
contrafforti
rocciosi del Bric Camulà, presso l'attacco della via "FLI"
(scritta
bianca sulla roccia). Attraversato un ombroso boschetto,
continua poi in
traverso verso sinistra, fino a raggiungere il Rio Scorza nei
pressi di una
bella cascata che incide una placconata rocciosa. A questo
punto il tracciato compie una serie di brevi, erte serpentine fino ad
uscire sul frequentato sentiero della "Via Diretta al Monte Rama"
(segnavia ● e A), proveniente da Lerca. Trascurando il sentierino
che prosegue
in salita verso l'attacco inferiore della "Via
Guastavino" (palina, vedi anche itinerario Antico
acquedotto del Monte Rama), si segue il comodo sentiero verso
sinistra, raggiungendo il crinale Scorza-Lerca subito a monte dell'ampia
insellatura del Passo del Camulà (790 m, h
1,00), tra le roccette terminali del Bric Camulà ed il Monte
Rama. Bellissima
veduta sulla costa.
Si
prosegue lungo la mulattiera, che effettua un tornante e poi sale in
diagonale verso destra, tagliando il versante sud-est del Rama: lasciato
a sinistra il
bivio per la
"Via
direttissima", si continua in leggera salita a mezza
costa. Oltrepassata una fonte, si trascura la labile traccia che sale
all’attacco della “Mediterranea”
e si continua ancora per breve tratto finchè, a monte del sentiero, non
si nota un’evidente targa triangolare gialla alla base della
sovrastante parete. Abbandonato il sentiero, si sale per una brevissima
traccia fra l’erba fino alla targa (“Via
Centrale del Vecchio”), dove si trova l’attacco della via pochi
metri a sinistra della partenza degli spit della “Variante di
sinistra” della Via
Guastavino (820 m circa, h
0,20 dal Passo del Camulà).
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DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Si
possono contare 7 tiri di corda
per la prima parte (la più impegnativa), poi si può procedere in
conserva o addirittura slegati:
1 -
Si attacca la
placconata seguendo le frecce, tendendo inizialmente a
destra: ad un primo tratto non molto ripido (III°,
chiodo arancione) ne segue un secondo più verticale (passo di IV°-),
fino ad un comodo terrazzo di sosta con grossa catena (25 m, sosta della
“variante di sinistra” della Via Guastavino);
2
- Si prosegue direttamente verso l'alto (II°) fino alla base di
un diedro inclinato verso sinistra: trascurato
il difficile diedro (percorso dagli spit della Via
Guastavino), si costeggia in diagonale verso destra la paretina
superiore (II°) finchè le
placche non diventano più facili. A questo punto si rimonta al meglio
una placchetta fessurata tendendo a sinistra (II°+, ancora più a sinistra alcuni spit) uscendo sul comodo
ripiano erboso alla base della Prima Torre (25 m, catena e spit
di sosta della “Guastavino”);
3 –
(Tiro interamente in comune con la Via Guastavino) - Dalla sosta,
trascurando le difficili varianti dirette della “Guastavino”, si
sale a sinistra una
rampa inclinata (III°+) che più in alto si raddrizza
alquanto, diventando
paretina. Si scala la paretina sfruttando le numerose
solidissime lame (IV°) uscendo su una comoda cengia erbosa.
Trascurata subito a sinistra, alla base di un diedro squadrato, la sosta
con catena della “Guastavino”, si prosegue alcuni metri a destra,
fino a sostare su un alberello (30 m, freccia bianca su un masso);
4
- Si prosegue oltre l’alberello per infide rocce
erbose solcate da alcune scanalature (II°+/III°).
Con progressione facile ma che richiede attenzione per via dell’infido
terreno si supera il saltino e, tendendo alcuni metri a sinistra, si
raggiunge l'ampia cengia erbosa ai piedi della verticale parete della Seconda
Torre (25 m, sosta
con catena e spit della Via Guastavino presso un gradino).
5
– Trascurate le verticali varianti dirette della Via Guastavino, si
risale il breve gradino e si continua verso sinistra per cengetta erbosa
alla base della parete della Seconda Torre, fino ad aggirarne lo spigolo
(corda fissa): per ripido terreno erboso si continua a salire,
trascurando a destra lo stacco della Variante Manni (freccia in legno) e
di un’altra variante più impegnativa della Via Guastavino, fino alla
base di un canale/camino gradinato ed erboso (freccia bianca e scritta
“LA TORRE”), dove si
sosta su spuntoni (20 m, facile ma delicato per l’erba ripida e
scivolosa);
6
– Si rimonta direttamente il canale/camino, con passi facili ma
delicati per via della molta erba che rende poco sicura la presa delle
suole (III°). Il gradinato
solco sbuca su una cengia erbosa, diagonale, piuttosto ripida,
attrezzata con corda fissa, che va rimontata verso destra facilmente
fino al colletto a monte della Seconda Torre (30 m, sosta eventualmente
da attrezzare su massi);
N.B.:
il tiro è aggirabile andando a prendere, tutto a sinistra, l’inizio
della cengia erbosa inclinata attrezzata con corda fissa che sale
direttamente al colletto a monte della Seconda Torre (I°+
in questo caso).
7
– Dal colletto si trascura il tiro spittato della Via Guastavino, poco
a sinistra del filo di spigolo della sovrastante placca triangolare, per
rimontare la breve crestina di facili
roccette (II°) della
placca stessa fino all'ampio prato sulla sua sommità (15 m,
sosta da attrezzare su massi).
Da
qui la “Via Centrale del Vecchio” prosegue, oltre il prato, lungo
una dorsale rocciosa (rare frecce bianche) con saltuari passi di II°/III° tutti in gran parte aggirabili, fino a sbucare sui prati
poco sotto la sommità del Monte
Rama (1149 m, h
0,45 dal termine del tratto alpinistico).
Discesa: dal
termine del tratto alpinistico, se non si vuole proseguire fino in vetta
(da cui si può scendere comodamente per il sentiero della “Via
Diretta”), si può scendere ripidamente a destra (faccia a monte) per
terreno erboso e qualche roccetta che richiede attenzione (alcune corde
fisse) fino ad un poggio erboso ben evidente già dall'alto, da dove una
breve traversata in discesa verso sinistra (stavolta faccia a valle)
riporta sull'avvistabile sentiero della "Via Diretta",
seguendo il quale si ritorna al Passo del Camulà e, con l’itinerario
seguito in salita, nuovamente al serbatoio dell’acquedotto (h
1,00 dall'uscita della via). |
TEMPO
TOTALE
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h 5,00 circa
(di cui h 2,30 circa per la via) se si sale solo il primo tratto;
h 6,15 circa (di cui h 3,15 circa per la via) se si
raggiunge la vetta del Monte Rama |
DISLIVELLO
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120 m circa
di arrampicata per il primo tratto;
350 m circa fino in cima al Monte Rama; |
DIFFICOLTA’
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AD- i primi 7 tiri, poi PD-
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MATERIALE
UTILE
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casco, corda da 50 m, 6/8 rinvii, cordini, qualche
friend, scarpette facoltative
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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26
febbraio 2017
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PERIODO
CONSIGLIATO
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marzo
- maggio
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COMMENTI
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Via storica,
adatta ai principianti che vogliono impratichirsi nell’uso delle
protezioni veloci, non molto godibile per chi arrampica regolarmente per
via del terreno molto erboso: in questo secondo caso, assai più
consigliabile seguire gli spit della “Via Guastavino”, su difficoltà
più sostenute ma anche più soddisfacenti. Utile comunque come
allenamento per itinerari di montagna su terreni d’avventura, dove
spesso la differenza la fanno la resistenza e il piede sicuro più che
la forza fisica e la tecnica pura.
Non per tutti. |
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