CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 - Foglio 05
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 6 |
STORIA
ALPINISTICA
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Il
Nodo di
Pagarì dI Salése occupa il breve tratto delle Alpi Marittime,
sullo spartiacque principale, compreso fra i colli di Ciriègia e di
Fremamorta: risulta però di notevole importanza orografica, in quanto
origina in territorio francese la lunghissima catena displuviale fra le
due importanti valli della Vèsubie e della Tinèe.
La cresta
sommitale, che costituisce anche linea di confine fra Italia e Francia, è
costituita da quattro cime principali: da Est, la Cima della Leccia
(2673 m), la Cima di Naucetàs (2706 m) e le Cime Est (2686
m) e Ovest (2675 m) di Pagarì di Salése. Da quest'ultima
cima, attraverso la Baisse de Roguè, ha origine il lungo crestone
anzidetto, divisorio fra la Vèsubie e la Tinèe.
Le cime
della cresta principale rivestono scarsa importanza a livello alpinistico,
essendo costituite principalmente di detriti, rocce rotte e ripidissimi
pendii erbosi. La vicinanza con il massiccio dell'Argentèra, però,
gli ampi spazi e l'ambiente veramente solitario consigliano la traversata
di cresta da un colle all'altro, che regala panorami veramente ampi e
interessanti sulla regina delle Marittime.
Le difficoltà (se
affrontata nel senso Ovest - Est) sono molto contenute, essendo ristrette
ad un tratto di una trentina di metri di II°+ sulla cresta Ovest della Cima
della Leccia: il resto è quasi tutto libero cammino, con pochi passi
di I° grado, fra sole, cielo e camosci ... |
PUNTO
DI PARTENZA
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Da Mondovì
(uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono
Cuneo e Borgo San Dalmazzo, da dove si risale la Valle
Gesso.
Oltre Valdieri, si lascia a
sinistra la diramazione per Entracque e si continua dritti, raggiungendo
la piccola borgata di Sant’Anna
di Valdieri. Proseguendo lungo il fondovalle, si superano ancora i
Tetti Gàina ed i Tetti Niòt, e si raggiungono le Terme
di Valdieri (1368 m,
62 km
da Mondovì).
Superato il ponte sul Gesso, si
trascura il grande parcheggio sulla sinistra e si prosegue per la
stradina asfaltata che contorna a sinistra lo stabilimento termale: ad
un bivio si va a sinistra, in salita (indicazioni), risalendo con alcuni
tornanti nel bosco la parte bassa del Vallone della Valletta. Si
prosegue poi lungamente sulla destra idrografica del vallone per la
stretta stradina, che taglia alcuni impressionanti canaloni e si porta
alla radura dove sorge il Gias
delle Mosche (1591 m). Da questo punto inizia un tratto sterrato con fondo stradale
piuttosto malagevole (ma molto migliorato negli ultimi anni!) che
consente di raggiungere lo splendido ampio ripiano erboso del Piano
della Casa (o Piano della Casa del Re,
1743 m, circa
6 km
dalle Terme di Valdieri, varie possibilità di parcheggio).
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AVVICINAMENTO
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Trascurata
la prosecuzione della rotabile, verso sinistra, diretta ai Valloni Assedras e
Balma
Ghiliè, si prende la mulattiera che, a destra, attraversa il rio su un
ponticello e percorre tutto il ripiano, in direzione dello sbocco del
Vallone di Ciriegia.
La mulattiera, dal tracciato molto intelligente, non
è mai troppo ripida mentre, con frequenti tornantini, risale l'erto
pendio ricoperto di ontani: ad un bivio, si trascura il sentiero
principale, diretto al Colle di Ciriegia, per prendere a destra
(indicazione per il Bivacco
Guiglia). Superata la fascia di vegetazione
(che in qualche punto invade fastidiosamente la sede della
mulattiera), si esce alti su di un ripiano pascolivo, con veduta
spettacolare sulla Serra dell'Argentèra, che si erge sull'altro versante
del Vallone della Valletta.
Raggiunto un poggio (h
1,10), si trascura la prosecuzione della mulattiera, diretta al
Lago Soprano di Fremamorta, per prendere un sentiero sulla sinistra
(indicazione per il Colle di Fremamorta): risalito un costoncino su
cui vegetano alcuni isolati larici, il sentiero raggiunge l'imbocco di una
piccola
valletta detritica, racchiusa fra due ardite crestine rocciose
discendenti dalla Quota 2543 m. Con lunga serie di regolari
tornanti nella pietraia (segni rossi ed ometti), la traccia sale sul fondo
della valletta, poi traversa sulla sua sponda sinistra e, con altri
tornanti, ne raggiunge lo sbocco superiore presso un'ampia sella
detritica, dove sorge un diruto palo di qualche linea elettrica risalente
al periodo bellico. Dall'ultimo tratto di salita appare, molto vicina,
l'ampia insellatura del Colle
di Fremamorta, sorvegliata da una lunga casermetta.
Dalla sella
(2517 m, h 1,00 dal poggio), che domina la conca
terminale della valletta della Fremamorta, sede di un ultimo piccolo
specchio d'acqua circolare, la mulattiera sale con numerosi tornanti
l'ultimo pendio detritico, con belle vedute ravvicinate sulle ardite
formazioni rocciose della Quota 2625 m (a sinistra), fino ad
uscire sull'ampia sella ghiaiosa del Colle di Fremamorta (intaglio
orientale, 2604 m, h 0,20 dalla sella
col vecchio palo, h 2,30 dal Pian
della Casa). Il valico si apre fra la modesta Quota 2625 della
Cima Ovest di Pagarì di Salése (a sinistra) e la più corposa Cima di
Fremamorta (2731 m, a destra): sul versante francese, alla base della Cime
de Roguè (2705 m) e dell'ardito dente del Cayre Roguè (2641
m), occhieggiano
alcuni cerulei laghetti (Lacs de Fremamòrte o Clapeirèts).
Dall'altra parte, in territorio italiano, si allunga la pensile valletta
della Fremamorta, tributaria del Gesso della Valletta, con
la fila ordinata degli omonimi laghi fino alla larga insellatura del Colletto
del Valasco. |
DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Dal colle si
volge a sinistra e, per un'esile traccia fra i detriti, si rimonta il
ripido pendio terminale della Quota 2625, costituito da detriti e
massi accatastati. In breve si raggiunge la sommità della Quota 2625
(h 0,10 dal colle).
Si prosegue lungo
la cresta, in questo tratto quasi
orizzontale, rimanendo prevalentemente
sul filo, sempre facile ma in qualche punto lievemente esposto (EE,
qualche passo di I°-). Quando la cresta tende a scendere
decisamente, diventando più impegnativa, ci si abbassa a destra (versante
Vèsubie) per un comodo pendio di erba e detriti che si traversa per
traccia fino alla sella detritica della
Brèche de Pagarì (2561 m,
h 0,20 dalla Quota 2625),
che scoscende con repulsivi dirupi sul versante di Val Gesso. Sulla
sella si rinviene un bunker militare mimetizzato nel terreno, dentro al
quale permane il ghiaccio tutto l'anno.
Proseguendo per un'evidente
traccia di sentiero, si sale a destra della cresta, in questo tratto
turrita e ricca di spuntoni e gendarmi, poi quando questa diventa meno
impegnativa, se ne raggiunge nuovamente il filo lungo un breve
diedro-canale (10 m, F). Proseguendo lungo la cresta, ora
costituita da immensi massi accatastati, con percorso estremamente
panoramico si giunge sulla Cima Ovest di Pagarì di Salése (2675 m,
h 0,30 dalla Brèche de Pagarì),
sulla quale sorgono un grosso ometto di sassi e numerosi muretti a secco,
resti di vecchi ricoveri di guerra. Magnifico panorama sulla Serra
dell'Argentèra, i sottogruppi di Bresses, del Prefouns e
del Giegn e sulla prosecuzione della
Cresta di Pagarì.
Dalla cima si scende verso Est, lungo la ripida ma facile cresta detritica
che consente di raggiungere in breve tempo l'intaglio del Colle di
Pagarì di Salése (2539 m, h 0,15
dalla cima): mentre verso Sud il colle degrada con elementari pendii
erbosi sul Vallon des Naucéttes, a Nord un infido canale roccioso
scivola verso la testata di un ripido valloncello che scende verso il Piano
della Casa.
Si attacca la cresta successiva, costituita da pendii
erbosi ripidissimi: a tratti si incontrano tracce di passaggio, che
tendono a mantenersi sul versante francese, più facile e meno esposto.
Raggiunta la parte terminale della
cresta, si può proseguire lungo le
tracce, che tagliano a mezza costa fino ad un'ampia sella di cresta alla
base del castelletto finale della Cima di Naucetàs, oppure seguire
la cresta sul filo, facile e panoramico, fino alle roccette che
costituiscono la sommità della Cima Est di Pagarì di Salése (2686
m, h 0,45 dal Colle di Pagarì di Salése, EE). Si tratta di una cima poco individualizzata, in
quanto si salda tramite un'ampia sella detritica, di pochi metri più
bassa della sommità, alla più massiccia Cima di Naucetàs, di cui
sembra una modesta spalla. In realtà la visita della sua sommità merita,
perchè consente di godere di uno dei panorami migliori sulle catene
dell'Argentèra
e della Nasta.
Raggiunta velocemente l'ampia sella, si attacca la
breve crestina detritica della Cima di Naucetàs, che si raggiunge
in breve tempo (2706 m, EE, h 0,10
dalla Cima Est di Pagarì).
Un tratto di esile cresta orizzontale
conduce ad un insospettabile conca detritica con notevoli resti di
ricoveri militari. Dal margine della conca si scende lungo vaghe tracce
sul versante italiano, prima attraverso pendii di friabilissimi detriti
(attenzione!), poi per un sistema di cenge erbose un po' esposte e
delicate (F). Con attenzione si scende all'insellatura rocciosa del
Colle di Naucetàs (2615 m, h 0,15
dalla cima): questo è costituito da una lunga insellatura, interrotta da
numerosi gendarmi. La discesa diretta nel Vallon des Naucèttes o,
ancor di più, in quello di Ciriègia, per quanto possibile, è
senz'altro da sconsigliare a causa dei pendii detritici friabilissimi e
degli infidi salti rocciosi.
Si incontra a questo punto il tratto più
impegnativo (l'unico, in verità) del percorso: per strette cenge erbose,
sul versante francese, si sale in diagonale alla base della cresta
rocciosa della Cima della Leccia, finchè non si nota, a sinistra,
una possibilità di raggiungere il filo. Si attaccano le rocce per una
serie di placchette lisce ed esposte, intervallate da minuscole cenge
erbose: con esposizione crescente, si sale un ultimo breve diedro e si
esce in cresta. Seguendo l'espostissimo
filo, in alcuni tratti a lama di
coltello, si giunge in fretta su di un ampio dosso detritico con grossi
ometti, ormai alla fine delle difficoltà (PD, passi di II°+)
. Per elementari dossi detritici ed un ultimo breve tratto di cresta
erbosa si arriva all'ometto sulla vetta della Cima della Leccia
(2673 m, ometto, h 0,20 dal colle).
Belle vedute su Argentèra, Bastione e Cima di Bròcan.
Dalla cima si segue per breve tratto la cresta Est, che scende con detriti
e magra erba verso l'ampio sottostante Colle di Ciriegia, poi si
prende una traccia che taglia a sinistra il dirupato versante Nord e, con
numerosi tornanti ormai in gran parte in frana (attenzione ai detriti
molto friabili!) si scende velocemente al Colle di Ciriegia (2551
m, h 0,15 dalla cima, h
3,00 dal Colle di Fremamorta): cippi di confine,
cartelli e grossa casermetta in rovina sul versante
italiano.
Discesa: seguendo l'ampia mulattiera che si origina
presso la casermetta, si perde quota rapidamente nel selvaggio Vallone
di Ciriegia, dapprima sulla destra idrografica, poi sulla sinistra.
Superato un tratto in cui la mulattiera si sdoppia, per ricongiungersi
più a valle (tratto in frana su quella di sinistra), si prosegue alle
falde della Cima di Naucetàs fino ad una casermetta addossata alla
roccia: discesa una balza rocciosa, la mulattiera traversa alla base di
rocce levigate verso sinistra e, ormai fra la vegetazione, incontra
nuovamente il bivio per i Laghi ed il Colle di Fremamorta.
Seguendo a ritroso il sentiero dell'andata, si ritorna al Piano della
Casa (h 1,15 dal
colle).
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TEMPO
TOTALE
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h
7,45 - 8,00
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DISLIVELLO
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1300
m circa
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DIFFICOLTA’
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PD (30 m di II°+,
per il resto qualche passo di I°/I°+ ed in gran parte EE)
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MATERIALE
UTILE
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eventualmente
uno spezzone di corda e qualche friend e nut per il tratto PD, casco
consigliato
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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31
agosto
2008
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PERIODO
CONSIGLIATO
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luglio
- settembre
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COMMENTI
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Traversata di cresta veramente
divertente, panoramica e di soddisfazione, in ambiente solitario ed
estremamente selvaggio. Le cime sono poco conosciute e non particolarmente
imponenti, ma il percorso di cresta è assai vario ed interessante.
Qualche traccia lungo il percorso, ma l'orientamento è comunque piuttosto
evidente, a meno di scarsa visibilità, nel qual caso la traversata è da
sconsigliare. Possibilità di interrompere il percorso in corrispondenza
dei vari colli che si incontrano, ma le discese, specie sul versante
italiano, risultano comunque delicate e non banali. "Marittime
dimenticate", ma sicuramente da provare!
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