CARTINA CONSIGLIATA
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FRATERNALI
EDITORE scala 1:25.000 - Foglio 15
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
SU ROCCIA - ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 40 |
STORIA
ALPINISTICA
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La Cima di Tavels (2804 m) è un’elegante vetta rocciosa che sorge
sullo spartiacque principale della catena alpina, tra la Bassa della Lausa (2639 m) e la Bassa del Druos (2628 m), al confine tra l’italiana Valle Gesso e
la francese Vallée de la Tinée: proprio in corrispondenza di questa
cima l’andamento dello spartiacque ha un brusco cambiamento, passando
da Est-Ovest a Sud-Nord. Costituisce inoltre un importante punto nodale,
in quanto dirama verso meridione, sul versante francese, la movimentata
catena che costituisce la sponda sinistra idrografica del lungo Vallon
de Chastillon e che culmina con il Mont
Saint-Saveur (2711 m).
La prima
ascensione è certamente da attribuire a cacciatori locali,
presumibilmente per il facile fianco Sud-Est, mentre la prima invernale
è del solito V. de Cessole, con A. Maria e J. Plent, il 19 febbraio
1898.
La cima
presenta tre creste principali: la Est, costituita da rocce e lastronate
inclinate, che scende verso la Bassa della Lausa; la Sud, detritica e
assai movimentata, che collega la cima alla vicina Tête
de la Costasse (2710 m); la Nord-Ovest, che scende alla Bassa del
Druos. Il maggior interesse alpinistico è però concentrato sul
precipite versante Ovest, che domina la conca dei Lacs de Terre Rouge
con una verticale parete alta circa 250 m.
La Cresta Nord-Ovest della montagna aveva da un po’ di tempo attirato
la mia attenzione: osservandola dalla Testa del Malinvern mi era apparsa
come una logica ed elegante via di salita alla cima. Non avendo trovato
notizie in proposito in rete o sulle guide alpinistiche della zona (in
particolare, la Guida dei Monti d’Italia la liquida in mezza riga, non
giudicandola degna nemmeno di classificarla come un itinerario di
salita), ho deciso alla fine di andare a vedere di persona. Oltre
all’inseparabile compagno di cordata Flavio Robaldo, per
quest’ascensione mi hanno accompagnato anche Andrea Parodi (a cui
probabilmente avevo stuzzicato la curiosità parlandogli del mio
progetto) e suo figlio Niccolò. Ne è venuta fuori una salita
piacevole, non banale ed assai panoramica, in una bellissima giornata di
sole.
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PUNTO
DI PARTENZA
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Da Mondovì (uscita della A6
Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo,
da dove si risale
la Valle Stura.
Circa
1 km
a monte dell'abitato di Vinadio (
904 m
,
64 km
da Mondovì) si prende la diramazione a sinistra per il Vallone di
Sant'Anna, si supera la borgata di Pratolungo (
926 m
) e, con numerosa serie di tornanti, trascurando a sinistra la
carrozzabile per il Vallone di Riofreddo, si giunge al bivio di
quota 1900 circa. Trascurato il ramo di destra, diretto al ben visibile Santuario
di Sant'Anna di Vinadio, si prosegue a sinistra, risalendo con
diversi tornanti fra i larici i ripidi pendii discendenti dalla Punta
Maladecia. La strada si allunga poi con minor pendenza nella erbosa
comba alla testata del Vallone d'Orgials, supera il Lago
Inferiore d'Orgials (
2243 m
) e, con sinuoso percorso, raggiunge l'ampia insellatura detritica del Colle
della Lombarda (
2351 m
,
22,5 km
da Vinadio, piccolo bar ristoro).
Dal valico si scende in territorio francese con
numerosi tornanti fra pascoli e macereti fino al centro sciistico di Isola
2000: all’altezza del deciso tornante verso destra a monte
del paese, si abbandona la strada principale per imboccare una stradina
che si stacca dal tornante (quella a sinistra delle due) che termina in
breve in un parcheggio sterrato (5 km circa dal Colle della Lombarda,
2085 m ca., paline di legno non molto evidenti a sinistra).
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AVVICINAMENTO
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Come
indicato dalle paline, si prende un sentierino a sinistra
(segnavia
) che si inerpica ripido nel lariceto. In breve si esce su un
pendio erboso, da dove un altro tratto ripido ma molto breve consente di
uscire su uno spiazzo lungo il tracciato di un’ampia e poco pendente
pista da sci. Trascurando la pista (da sinistra giunge il tracciato
della GTA proveniente dal Colle della Lombarda, vedi anche
itinerario Anello
di Cima della Lombarda), la si attraversa per seguire
dall’altra parte (paline) una traccia che taglia pianeggiante una
pietraia e poi si inoltra nel bosco. Lasciata a sinistra la deviazione
per una palestra di roccia, si traversa dall'alto un'ampia conca
pascoliva con tratti acquitrinosi e si raggiunge un piccolo rio, che si
attraversa dopo averlo costeggiato per breve tratto. Si risale un'ampia
conca erbosa con radi larici, poi si aggira verso destra una bassa
bastionata rocciosa. Un dolce valloncello ed un tratto di ripida salita
consentono di raggiungere un evidente bivio (
2380 m
, h 0,40
dal parcheggio): trascurata la mulattiera che, a destra, conduce al
vicino Col
Merciére, si prosegue a sinistra, lungo il ben tracciato
ramo che, con alcuni ampi tornanti fra
detriti e placche rocciose, guadagna la conca dove giace il Lac
Inferieur de Terre Rouge (
2417 m
, h 0,10 dal bivio).
Si prosegue lungo la comoda mulattiera che,
costeggiati altri due minuscoli laghetti, giunge sul ciglio della comba
terminale del vallone: qui si incontra un bivio (
2450 m
circa, paline). Trascurata la mulattiera che, a sinistra, sale verso il
Passo del Lupo (vedi anche itinerario Anello
di Cima della Lombarda), si prosegue su quella principale,
che effettua un ampissimo giro alla base degli arditi contrafforti della
Testa del Malinvern, alta sulla conca erbosa dove giace il
grande e pittoresco Lac Superieur de Terre Rouge (
2452 m
). Lasciati a sinistra i ruderi di alcuni ricoveri ex-militari, la
mulattiera traversa con pendenza assai moderata la base della lunga
bastionata rocciosa che sorregge il valico della Bassa del Druos. Giunti
all’estremità destra della bastionata, ormai alla base delle rocce
della Cima di Tavels, la mulattiera compie un deciso tornante e, con
ardita salita diagonale lungo una cengia rocciosa
in parte allargata artificialmente, giunge all’intaglio della Bassa
del Druos (2628 m, h
0,40 dal Lac Inferieur; possibile collegamento con
l'itinerario Anello
dei Laghi di Valscura o con le vie normali alla Testa
del Malinvern e alla Testa
del Claus). Il valico, molto frequentato, si apre fra la Cima
di Tavels (2804 m, a Sud) e la quota 2701 della Testa del Malinvern
(2939 m, a Nord). Dal passo, sul quale sorgono i ruderi di una piccola
casermetta, si domina l’ampia conca del Lacs de Terre Rouge, appena
percorsa, e dal lato opposto la
pittoresca Valscura, con i numerosi laghi che la punteggiano.
Attacco.
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DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Dal valico
si monta sulla rocciosa cresta Nord-Ovest della Cima di Tavels: salendo in
leggera diagonale sul versante francese si aggirano alcune rocce e si
giunge sullo spartiacque, dove sorgono i ruderi di una postazione
ex-militare. Si prosegue lungo il filo per pietrame, costeggiando
un basso muro in pietre a secco, giungendo alla base di un
basso torrioncino roccioso. È possibile aggirare per cengetta sulla
destra il torrione, oppure superarlo
direttamente leggermente a sinistra (passo di II°+
esposto). Si prosegue con attenzione lungo la cresta, in
questo tratto pianeggiante ed erbosa, che poco dopo riprende
a salire formando una specie di canalino di grossi blocchi fra due
sponde rocciose. Risalito
facilmente il canalino (attenzione alle pietre mobili) si
prosegue per
facili scaglioni e cenge erbose fino alla base di un roccioso
gendarme. Risalito il breve risalto per
una rampa gradinata sulla destra (I°+) si prosegue per una
affilata crestina (II°/II°+, attenzione, roccia friabile!) fino ad un forcellino erboso.
Trascurata la breve cengia verso sinistra ed il pendio erboso che scende
a destra (più in basso interrotto da ripide placche), si prosegue lungo
il filo, risalendo il successivo spuntone lungo una
poco accentuata fessura (II°).
Sulla sommità del torrione è conveniente approntare una sosta (ottimo
spuntone fessurato in cui incastrare il nodo del cordone), in quanto la
successiva discesa è delicata ed assai esposta.
1 –
Dalla sommità dello spuntone si scende lungo una placchetta-diedro di
6-7 m sul filo di cresta, inizialmente con scarsi appoggi (III°+ e III° in
discesa, possibilità di piazzare nut o friend nella fessura di fondo). Alla
base del diedrino (spuntone), si scende ad una strettissima
forcella, da dove si riprende il filo di cresta, sempre aereo e molto
esposto (III°), fino ad un
nuovo forcellino pochi metri prima di un grosso spuntone con cordone (25
m, sosta da approntare su spuntone).
2
– Senza raggiungere lo spuntone con cordone (da cui qualcuno si è
evidentemente calato in doppia sulla sottostante forcella, ma le
condizioni attuali del cordone ne sconsigliano l’uso!), ci
si cala per l’articolata paretina sul lato francese
(possibilità di piazzare friend e cordoni). Le difficoltà non sono
molto elevate (II°+/III°),
ma grande attenzione va posta alla pessima qualità della roccia, specie
negli ultimi metri prima di raggiungere la larga forcella sottostante
(15 m, sosta su spuntoni).
Dalla
forcella si rimonta uno sperone gradinato, oltre il quale si scende per
una decina di metri in un
canalino di erba e roccette sul versante francese, per
evitare i successivi tre aerei gendarmi, il cui superamento
richiederebbe eccessivo tempo ed impegno anche a causa della cattiva
qualità della roccia. Appena possibile, evitando di perdere eccessivo
dislivello, si traversa alla base degli spuntoni rocciosi per cenge
erbose fino alla successiva forcella, che si raggiunge superando negli
ultimi metri un breve muretto gradinato (II°).
Di qui si
attacca il risalto successivo, costituito di placche inclinate
inframmezzate da cengette erbose. Con
salita molto bella (II°+)
su roccia finalmente solida si guadagna velocemente la base di uno
spuntone verticale, che si aggira per una cornice sul lato italiano
(sinistra): dalla cornice si può risalire direttamente una breve
fessura verticale (III°+/IV°- esposto), oppure proseguire per breve tratto franato (II°)
e risalire poi un breve canalino gradinato che
riporta in cresta (II°+).
Dopo alcuni metri facili, un nuovo tratto di placche
inclinate compatte con cornici erbose (II°+)
consente di raggiungere una
prima spalla, da dove si prosegue per scaglioni
più detritici (II°)
e quindi per facili
massi accatastati fino alla sommità di un secondo tozzo
torrione.
Proseguendo
lungo lo spartiacque, qui abbastanza
largo e comodo e ricoperto di grossi massi, si continua a
salire fino ad un ripiano di erba e massi alla base del ripido risalto
terminale, dove si evidenzia uno spettacolare masso in precario
equilibrio sul filo di cresta. Aggirato il salto sulla sinistra, si
rimonta appena possibile il ripido pendio di erba e sassi verso destra
riportandosi in cresta. Superati grandi massi accatastati, si supera un
ultimo breve risalto per rocce articolate (II°+)
uscendo sugli scaglioni sommitali. Seguendo la
cresta quasi orizzontale, facendo attenzione
all’esposizione specie sul lato francese, si guadagna in breve la
spaziosa vetta della Cima di
Tavels (2804 m, h
2,00 dalla Bassa del Druos, ometto).
Bellissimo
panorama a 360°, che spazia dalla Valscura, con i suoi laghi, dominata
dalla Testa del Malinvern, all’arida Combe
de la Lause, che scende in territorio francese verso il
pittoresco Lac de Tavels che si avvista sullo sfondo, al Vallon
de Molliéres, al Vallon de Chastillon, con la
conca dei Lacs de Terre Rouge e, più in basso, le deturpanti
piste di Isola 2000. Tra la Testa del Claus e la Cima della Lausa svetta
la
grandiosa Serra dell’Argentéra.
Discesa:
dalla cima si scende lungo una traccia ex-militare, all’inizio assai
evidente, che con stretti tornanti fra i detriti perde quota in
direzione della Bassa della Lausa. Dopo pochi minuti la traccia tende
via via a scomparire, cancellata dai detriti, e bisogna affidarsi ai
rari ometti che indicano la giusta direzione da seguire. Le tracce
portano a traversare decisamente sul versante francese, quindi perdendo
decisamente quota per il friabile pendio (attenzione alla grande quantità
di pietre mobili) ci si porta ad una trentina di metri dalla Bassa della
Lausa. Traversando decisamente verso sinistra si ritorna nei pressi
dello spartiacque, giungendo in una zona di placche inclinate. Un
evidente grosso ometto indica il punto in cui risalire leggermente per
portarsi sullo spartiacque, nel punto in cui sorgono i ruderi di un
appostamento ex-militare. Una evidente traccia scende ora fin nei pressi
del piccolo bunker situato in territorio francese, pochi metri sotto la Bassa
della Lausa (2639 m, h
0,15 dalla cima), che si raggiunge con una brevissima
risalita (palina
e ruderi di casermetta). Qui si incontra la via normale alla Testa
del Claus.
A questo
punto non rimane che scendere, con attenzione per via del terreno assai
friabile, nell’ampio canalone verso la Valscura: con numerose svolte
fra i detriti la traccia (ometti) raggiunge il fondo della sottostante
conca, sovente innevata. Traversando orizzontalmente la conca, si
ritrova una buona traccia che, con scarsi saliscendi, va ad innestarsi
nell’ampia mulattiera che sale dalla Valscura alla Bassa del Druos.
Seguendo in salita questa mulattiera, con un paio di tornanti si ritorna
alla Bassa del Druos (h
0,30 dalla Bassa della Lausa).
Da qui, seguendo la mulattiera percorsa
all’andata, si ritorna ad Isola 200 ed al parcheggio (h
1,10 dalla Bassa del Druos). |
TEMPO
TOTALE
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h 5,30 circa (h 2,00 circa di arrampicata)
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DISLIVELLO
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860 m circa (200 m circa di arrampicata)
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DIFFICOLTA’
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PD+ (un passo di III°+ e diversi di III° in
discesa, numerosi tratti di II°+ esposti)
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MATERIALE
UTILE
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corda da 30 o 40 m, cordoni vari, un po’ di nut e
friends, 5 rinvii, casco
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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16
luglio 2017
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PERIODO
CONSIGLIATO
|
luglio
- settembre
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COMMENTI
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Bella via,
caratterizzata da due sezioni ben distinte: ad una prima parte piuttosto
delicata anche a causa della roccia a tratti assai friabile segue una
seconda parte facile e, a tratti, su roccia granitica molto bella. Molto
panoramica e di ampio respiro. Consigliata, ma non a tutti: via un po’
discontinua, per amatori del genere!
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