Si
segue la carrareccia sterrata che si inoltra nella pittoresca Val
Ponci,
a destra della Rocca di Corno (segnavia ●).
Questa si inoltra pianeggiante nella valle, per incontrare presto il primo
ponte, chiamato Ponte
delle Fate:
è quello meglio conservato dei cinque della Val Ponci, ad arco a
tutto sesto costituito da grossi blocchi finemente sagomati e squadrati,
incastrati fra loro con tecnica architettonica eccezionale.
Poco dopo il
ponte, trascurato a sinistra l'attacco del segnavia ◇,
si incontrano alcune case
coloniche e poi, a destra della strada, un agriturismo. Sempre in mezzo ad orti, boschetti e campi coltivati la
carrareccia diviene mulattiera, e per un tratto segue il greto ormai
asciutto del torrente fossile. Oltre un muretto a secco, a sinistra,
stacca il sentiero per la Valle
dei Fràssini
(segnavia ,
vedi anche itinerario
n° 3 ): trascurata questa deviazione, si continua sulla
mulattiera principale, che rasenta per un buon tratto un bel vigneto
cintato, qualche metro più in alto del greto asciutto del ruscello.
Al termine del
lungo tratto pianeggiante, si scende in breve verso destra sul greto, per
una specie di breccia nel muraglione di sostegno: dall'altra parte appare
l'imponente rampa di accesso del Ponte Sordo (o
Ponte
Mollo), ormai scomparso. La mulattiera sale di fianco alle vestigia
romane, poi prosegue nel bosco fino a giungere, in breve, al Ponte
delle Vòze (o Ponte Muto): questo è ancora ben conservato,
e si trova gettato non sul Rio Ponci vero e proprio, ma su di un
suo affluente di sinistra.
Subito dopo il ponte si trova un marcato bivio:
si trascura il ramo di destra (segnavia ■,vedi
anche itinerario
n° 12)
e si prosegue a sinistra, sempre sul
segnavia ●,
ora con salita un po' più sostenuta. A tratti, compare la lastricatura
del selciato stradale romano, oramai sconnessa ma ancora ammirevole per
tecnica e solidità. Dopo una ripida rampa si trascura, a destra, una
deviazione evidente ma non segnata, indicata da un ometto di pietre:
questa sarà la via di ritorno. Si prosegue invece sul tracciato
principale che, sempre ripido, corre per alcuni tratti scavato in profonda
trincea.
In uscita da una trincea particolarmente profonda, stacca a
destra un sentiero segnalato con tacche ▬: seguendolo, si sale con
alcune svolte il ripido pendio boscoso e si giunge, in circa 10 minuti, ad
un vasto ripiano ai piedi di una paretina rocciosa, dove si trova la prima
delle Cave Romane.
Si tratta di tre cave di pietra del Finale dove i Romani estraevano i
blocchi che sono serviti per i ponti e la strada della Val Ponci.
Sono state scavate "a punta e mazzetta", una tecnica oggi
improponibile, e sfruttavano il principio della gravità: cioè si
iniziava a scavare la roccia in basso poi, quando la galleria diveniva
troppo lunga e profonda, se ne apriva un'altra ad un livello superiore, e
quella inferiore veniva riempita con i detriti di scavo provenienti da
questa. Un sistema tanto pratico quanto ecologico! La prima
cava, dunque,
si presenta praticamente totalmente interrata, alta non più di un metro o
due: proseguendo lungo i segni blu, si raggiunge quasi subito, in alto a
sinistra, la seconda
cava, ancora piuttosto ampia e profonda, protetta
all'ingresso da muretti a secco. Proseguendo ancora lungo i segni blu, si
salgono alcune roccette e si guadagna il ripiano antistante la terza
cava,
la più ampia e spettacolare.
Ritornati sul sentiero della
Val Ponci,
si procede per tratti quasi pianeggianti alternati ad alcuni più ripidi
strappi, fino al Ponte
dell'Acqua,
anch'esso ben conservato, anche se parzialmente interrato. Questo ponte si
trova all'inizio di una aperta zona prativa, un tempo intensamente
coltivata: lo testimoniano i numerosi alberi da frutto inselvatichiti,
nonchè la grossa costruzione chiamata Cà
du Puncìn.
L'intenso sfruttamento agricolo della zona era probabilmente giustificato
dalla copiosa sorgente che sgorga in questo luogo, e che si può ancora
oggi vedere, curiosamente "captata" nel seminterrato della Cà
du Puncin. Da qui stacca, a sinistra, il segnavia ●●●,
diretto a Vezzi Pòrtio.
Proseguendo ancora lungo la mulattiera ●,
si sale un po' più decisamente la parte finale della Val Ponci: la
geologia del terreno cambia gradualmente, passando dai calcari alla
quarzite. Compaiono i resti di un "percorso per non-vedenti",
costituiti da un lungo canapone sorretto da pali di ferro ai lati del
sentiero, sovente divelti e danneggiati ... Ci si domanda a che scopo
realizzare opere di questo genere, se poi non se ne può garantire
un'adeguata manutenzione? Continuando a salire, con qualche tornante,
dovrebbero trovarsi i resti dell'ultimo ponte, detto Ponte
di Magnòne:
oramai distrutto, dovrebbe trovarsi ancora un pilone di sostegno fra i
castagni, ma nel mio sopralluogo non sono riuscito a trovarne traccia. Con
un ultimo tratto, un po' infastidito dal fango, si esce sull'insellatura
della Colla di Magnòne (290 m circa, h
1,30):
qui si incontra una strada asfaltata ed il capolinea del segnavia .
Sulla sella si trova anche la chiesetta di San Giacomo.
Si segue
ora la strada asfaltata verso destra: dopo un tornante ed una casa, questa
diventa sterrata. Si continua sulla carrareccia, in lieve salita nel
bosco, e si giunge presso un'altra casa (cancello): si devia a destra,
lungo un sentiero che segue il crinale erboso, si trascura quasi subito
una deviazione verso sinistra e ci si inoltra nel bosco. La traccia di
sentiero è ben marcata, ma non ci sono segnavia e a volte si trova un po'
di vegetazione ad ostacolare il passo. Si scende nel bosco fittissimo, si
oltrepassano i ruderi di un ricovero in lamiera e si continua a scendere,
fra muretti a secco inghiottiti dalla prorompente vegetazione. Dopo un
buon tratto si inizia a scendere con molta decisione, quasi sulla linea di
massima pendenza, superando anche qualche elementare ma ripida roccetta
muschiata, fino a sbucare sul sentiero della Val Ponci, poco a
monte del Ponte delle Vòze (ometto all'uscita sul sentiero).
Da
qui, lungo il percorso dell'andata, nuovamente al parcheggio (h
1,00 dalla Colla di Magnòne).