Monte Frisson 2637 m - Cresta Nord-Ovest

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CARTINA CONSIGLIATA

Fraternali scala 1:25.000 – Foglio 16

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 45

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

L’IMPONENTE VERSANTE NORD DEL MONTE FRISSON (A DESTRA LA CRESTA NORD-OVEST) DAL VALLONE DEGLI ALBERG

DA POCO SOPRA IL COLLETTO 2230 M, PANORAMA VERSO IL VALLONE DEL SABBIONE E I LAGHI DEL FRISSON

GIOVANI STAMBECCHI SULLA CRESTA SOMMITALE DEL MONTE FRISSON

STAMBECCO SULLA VETTA DEL MONTE FRISSON

FOTOPERCORSO

 

STORIA ALPINISTICA

Il Monte Frisson (2367 m) è una bella vetta piramidale sulla displuviale Vermenagna-Gesso, importante nodo orografico da cui si originano le due lunghe costiere che rinserrano la selvaggia Val Grande di Vernante. Ed è proprio dalla testata di quest’ultima, ed in particolare dal Vallone degli Alberg, che il Frisson offre un profilo ardito ed accattivante, snello ed imponente al tempo stesso, che invoglia a conquistarne l’aerea cima.

Costituito da scuro gneiss piuttosto fessurato, la montagna non presenta elementari vie di salita: la via normale, che partendo da Palanfrè raggiunge, dopo lungo giro, il piede della breve cresta Sud, presente un breve risalto attrezzato che richiede comunque un po’ di dimestichezza con i terreni impervi, mentre su tutti gli altri lati precipitano pareti e risalti poco rassicuranti.

La Cresta Nord-Ovest, a cavallo tra la comba terminale del Vallone degli Alberg e la piccola Valle Fredda, tributaria del Bousset, appare già ben visibile durante l’avvicinamento da Palanfrè, e presenta tre sezioni ben distinte fra loro. Il primo terzo, pressoché pianeggiante, è costituito da una serie di torrioncini rocciosi separati fra loro da strette forcelle erbose, di percorso piuttosto semplice ancorché esposto. Il settore centrale è costituito invece da larghe placconate appoggiate, tagliate da cengette e rampe erbose, che rendono la salita facile e molto piacevole. Al termine delle placche, tra una snella guglia ed il risalto finale della cresta, si apre una stretta forcella che si affaccia sull’abisso della parete Nord: da qui inizia il tratto più impegnativo della scalata, con un esposto traverso per vaghe cornici e poi con la risalita di un diedro liscio (passaggio chiave), quindi per rocce più facili all’ultima placconata che conduce direttamente in cima. In realtà il passaggio attraverso il versante Nord è una variante alla via diretta, che dalla forcellina tirerebbe dritto per placche molto ripide ed impegnative: tutto sommato in questo modo la via è più omogenea e godibile.

Il primo percorso della cresta Nord-Ovest è del 07/09/1936 ad opera di O. Muller e A. Sabbadini, in discesa, che probabilmente superarono i tratti più verticali in corda doppia.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo, risalendo poi la Valle Vermenagna fino a Vernante ( 785 m ). 

Qui si abbandona la strada statale, diretta a Limone Piemonte ed al Colle di Tenda, per prendere una diramazione a destra che risale la pittoresca Val Grande. Oltre la piccola frazione di Folchi ( 1025 m ), la strada sale con numerosi tornanti all'alpestre villaggio di Palanfrè (1379 m, 8,5 km da Vernante, 57 km da Mondovì, ampio parcheggio presso l'ultimo tornante prima del paese).

 

AVVICINAMENTO

Proseguendo brevemente lungo la strada asfaltata, si raggiunge il pittoresco pugno di case di Palanfrè: presso un abbeveratoio, si incontrano anche numerose frecce segnaletiche. La strada diventa presto sterrata, mentre si addentra pianeggiante nell'ampio e profondo vallone superiore: presso un tornante, si abbandona la strada (diretta al Gias Garbella, vedi anche itinerario Monte Bussaia) e si prosegue lungo una comoda mulattiera (indicazione per i Laghi del Frisson) che prosegue nella splendida faggeta in leggera discesa. Superato un piccolo rio, si raggiunge una radura erbosa, dove sorgono le piccole costruzioni del Gias Piamian ( 1460 m , h 0,15). 

Oltre il gias, la mulattiera raggiunge la base dell’evidente bastionata che sbarra il vallone, tra i contrafforti calcarei del Monte Colombo ( 2293 m , a destra) e della Costa Lausea ( 2317 m , a sinistra). Trascurata la vecchia traccia ormai abbandonata che si manteneva sulla sinistra idrografica, si devia a sinistra attraversando il letto asciutto del rio e, con gran numero di comodi tornanti nel fitto bosco, si sale il risalto fino alla sua sommità: con un traversone pianeggiante ed alcuni ripidi tornanti in discesa, ci si ricollega alla vecchia traccia, nel punto dove il vallone (che da qui prende il nome di Vallone degli Alberg) si restringe sensibilmente, rinserrato fra ripidi pendii ricoperti di mughi che salgono fino alla base di spettacolari pareti rocciose. Sullo sfondo, appare per la prima volta l'elegante piramide rocciosa del Frisson.

La mulattiera, qui di nuovo pianeggiante, costeggia per un tratto il rio sul fondo del vallone (quasi sempre asciutto, in questo punto) poi, trascurato il bivio a sinistra per il Lago degli Alberg ed il Passo di Ciotto Mien, risale con alcuni tornantini una breve scarpata ed esce sulla vasta spianata erbosa sede del Gias Vilazzo ( 1823 m , h 1,15 dal Gias Piamian). Accanto all'antica "truna" originale, sorge oggi una nuova, pittoresca costruzione; comoda fontana nei pressi. 

Sempre seguendo le abbondanti segnalazioni del segnavia L7, si attacca ora il ripido pendio erboso di destra: la traccia sale con regolari tornanti fra erba e detriti, con veduta sempre più ampia sulla testata del vallone (in particolare, appare l'elegante e dolomitico versante Nord del Monte Ciamoussè (2478 m), dominante la conca in cui giace il Lago degli Alberg), passa alta sulla conca che ospitava il modesto ed ormai interrato Lago Vilazzo e, oltre una zona di rocce montonate, giunge sulla sponda settentrionale del bel Lago Inferiore del Frisson ( 2066 m , h 0,30 dal Gias Vilazzo). Il luogo è veramente incantevole e selvaggio, dominato dall'aguzzo Monte Frisson e, dalla parte opposta, aperto sulla pianura e la città di Cuneo. 

Qui cartelli indicano gli stacchi di sentieri diretti al Lago degli Alberg (a sinistra) ed al Passo della Mena (a destra). Si prosegue invece dritti, lungo la sponda occidentale del lago (abbondanti ometti e segni rossi), e si attacca il successivo risalto roccioso: per vaste pietraie e macereti, mantenendosi verso destra, si raggiunge in breve il piccolo ripiano in cui si annida il più piccolo Lago Superiore del Frisson ( 2128 m , h 0,20 dal lago inferiore): qui l'ambiente è veramente aspro e severo, di alta montagna. 

Aggirato il lago sulla destra, le tracce guidano senza possibilità di errore verso la testata del valloncello: questo tratto è molto ripido ma, seppur con fatica, si esce sull'ultimo pianeggiante traversone fra grandi massi che conduce ad un ampio colletto erboso ( 2230 m , h 0,25 dal lago superiore), che si affaccia sulla selvaggia Valle Fredda, tributaria del Vallone del Sabbione. 

Il sentiero prosegue a sinistra, inerpicandosi sul ripidissimo pendio erboso che costituisce il primo tratto della cresta NO del Frisson. Con numerosi erti tornanti il sentiero si porta sullo spartiacque Alberg - Valle Fredda: il panorama si arricchisce anche della lunga costiera Vernasca - Carbonè - Aiera e del lontano Monviso. Oltre l'evidente ampio Colle del Sabbione appare il roccioso Mont Bego. Quando il filo di cresta, in un primo tempo erboso, diventa frastagliato e roccioso, il sentiero devia a destra, sugli erti pendii di erba e detriti che scivolano alla testata della Valle Fredda: trascurata dunque la prosecuzione del sentierino (vedi itinerario Monte Frisson – Via normale), si rimonta il breve pendio erboso sul filo del crinale fino alle prime rocce della Cresta Nord-Ovest (2380 m circa, h 0,15 dal colletto erboso, attacco).

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Abbandonata la traccia segnata, si attaccano le prime roccette della cresta, inizialmente molto erbose e non eccessivamente ripide. Con discontinui passaggi di I°+/II° si continua lungamente per il filo, a tratti abbastanza esposto specie sul lato Nord ma con scarso dislivello. Il superamento di un paio di torrioncini richiede qualche impegno in più (un paio di passi di III°), ma nel complesso si procede piacevolmente e con divertimento. Un ultimo tratto di crestina più ripido, affilato ed esposto (III°-) consente di guadagnare un ampio dorso prativo, da dove la cresta inizia a salire più decisamente con una evidente placconata inclinata.

Si attacca la placconata, piuttosto gradinata e non troppo ripida, scegliendo il percorso migliore fra saltini e cenge erbose e guadagnando velocemente quota. Raggiunta la sommità della placca, si aggira a destra un risalto affacciandosi su un ripido canalino erboso che fa capo ad un colletto roccioso aperto fra una tozza guglia secondaria e l’ultimo salto della cresta. Si può rimontare interamente il canalino (faticoso ma privo di difficoltà) oppure (più consigliato) sfruttare le bellissime placche rocciose alla sua sinistra, che con salita facile, piacevole e divertente (passi di II°/II°+) consentono di salire con meno fatica sin presso il colletto. Con pochi passi nel tratto finale del canalino erboso, si raggiunge lo stretto intaglio, costituito da alcuni grandi massi accatastati (h 0,50 dall’attacco): affacciandosi sul vertiginoso versante Nord, appare la comba terminale del Vallone degli Alberg con l’omonimo lago dominato dalle vertiginose pareti calcaree del Monte Ciamoussè e, in lontananza, la dorsale della Bisalta. Da qui inizia il tratto più impegnativo della salita, e si consiglia di procedere legati vista l’esposizione e la difficoltà di alcuni passaggi (possibilità di fare sosta presso alcuni spuntoni sull’intaglio).

Si possono contare 4 brevi tiri di corda:

1 – Passati sul lato Nord, si traversa in piano, per sfuggenti cornici rocciose, per alcuni metri, finchè in alto non appare un evidente ed aperto diedro con il fondo erboso. Raggiuntone l’inizio, si supera subito un umido passaggio di circa 2 metri, da salire in spaccata e con scarsi ed erbosi appigli (IV° esposto, passaggio chiave), quindi si procede su erba fin verso il fondo del diedro, dove questo si impenna. Si scala allora la sua faccia sinistra, dove un’evidente fessura consente di salire più facilmente (III°+, 5 metri), raggiungendo un minuscolo colletto con spuntone, dove si può fare sosta (20 metri circa in totale);

2 – Si procede in salita diagonale a sinistra (faccia a monte), lungo una serie di cornici esposte per circa 10 metri (II°), quindi si sale un breve gradino (II°+) e si sosta presso uno spuntone alla base di un lastrone inclinato (15 metri circa);

3Si scala il lastrone sfruttando alcune fessure erbose (II°) e si esce su un pianerottolo roccioso nuovamente sul filo di cresta, ai piedi di una bella placca nerastra che costituisce la sponda sinistra di un grande diedro-camino ed ormai in vista della vetta (12 metri circa, sosta su spuntone);

4Si traversa per stretta cornice verso il centro della placca, quindi la si attacca direttamente, trovandola più gradinata di quanto possa sembrare a prima vista. Con bei passaggi estetici (III°) si giunge all’ultimo breve canalino erboso (attenzione ad alcuni sassi mobili) che, verso destra, conduce ai massi sulla vetta del Monte Frisson (2637 m, 25 metri circa, h 1,00 dall’intaglio, croce in ferro e libro di vetta).

Panorama molto esteso ed interessante, sia sulla vicina Rocca dell'Abisso che sulle Alpi Liguri Occidentali, che sulle Marittime (Bégo, Grand Capelét, Maledia, Gelàs, Argentera). Lontano spicca il Monviso e, oltre la grande pianura, i massicci del Gran Paradiso, del Cervino e del Monte Rosa.

 

Discesa: seguendo i bolli rossi della via normale, si segue inizialmente la bella cresta Sud, con magnifica vista sulla vicina Rocca dell’Abisso, quindi ci si tiene leggermente più in basso a sinistra (Est) fino al sommo di un breve doppio risalto (diedrino) che si scende grazie all’ausilio di una corda fissa e poi di una catena (passo originariamente di II°). Dalla base del salto si prosegue ancora per breve tratto lungo la dorsale, poi si seguono i segni rossi che conducono a destra, in ripida discesa per erte fasce prative e scarse roccette, fino nella selvaggia Valle Fredda. La traccia, ben marcata, costeggia alla base le ardite rocce della Cresta Nord-Ovest e, con un ultimo traversone pressoché pianeggiante, ritorna alla spalla erbosa dov’è l’attacco della cresta (h 0,30 dalla cima).

Per la via già seguita in salita, si ritorna quindi a Palanfrè in h 1,45.

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa (h 1,50 circa di arrampicata)

DISLIVELLO

1300 m circa (260 m circa di arrampicata)

DIFFICOLTA’

AD- (un passo di IV° e diversi di III°/III°+, arrampicata in ambiente severo ed esposto)

MATERIALE UTILE

corda da 30 o 40 m, cordoni vari, un po’ friends medio-piccoli, 5/6 rinvii, casco

ULTIMO SOPRALLUOGO

11 luglio 2021

PERIODO CONSIGLIATO

metà giugno – fine settembre

COMMENTI

Bellissima salita, in ambiente severo ma di grande soddisfazione. Avvicinamento comodo, anche se lungo, su ottimo sentiero e poi tracce segnalate. Necessaria un po’ di esperienza su itinerari di montagna, in quanto il tratto di arrampicata finale, ancorché tutto sommato non eccessivamente impegnativo tecnicamente, si svolge in ambiente selvaggio ed esposto, in assenza di qualsiasi tipo di indicazione (né ometti, né tantomeno chiodi). Roccia buona (attenzione comunque ad eventuali sassi mobili).

Consigliatissima!