CARTINA CONSIGLIATA
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Fraternali
scala 1:25.000 – Foglio 16
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 45 |
STORIA
ALPINISTICA
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Il
Monte Frisson (2367 m) è una bella vetta piramidale sulla
displuviale Vermenagna-Gesso, importante nodo orografico da cui si
originano le due lunghe costiere che rinserrano la selvaggia Val
Grande di Vernante. Ed è proprio dalla testata di quest’ultima, ed
in particolare dal Vallone degli Alberg, che il Frisson offre un profilo
ardito ed accattivante, snello ed imponente al tempo stesso, che
invoglia a conquistarne l’aerea cima.
Costituito
da scuro gneiss piuttosto fessurato, la montagna non presenta elementari
vie di salita: la via
normale, che partendo da Palanfrè raggiunge, dopo lungo giro, il piede della breve cresta Sud,
presente un breve risalto attrezzato che richiede comunque un po’ di
dimestichezza con i terreni impervi, mentre su tutti gli altri lati
precipitano pareti e risalti poco rassicuranti.
La
Cresta Nord-Ovest, a cavallo tra la comba terminale del Vallone
degli Alberg e la piccola Valle Fredda, tributaria del
Bousset, appare già ben visibile durante l’avvicinamento da Palanfrè,
e presenta tre sezioni ben distinte fra loro. Il primo terzo, pressoché
pianeggiante, è costituito da una serie di torrioncini rocciosi
separati fra loro da strette forcelle erbose, di percorso piuttosto
semplice ancorché esposto. Il settore centrale è costituito invece da
larghe placconate appoggiate, tagliate da cengette e rampe erbose, che
rendono la salita facile e molto piacevole. Al termine delle placche,
tra una snella guglia ed il risalto finale della cresta, si apre una
stretta forcella che si affaccia sull’abisso della parete Nord: da qui
inizia il tratto più impegnativo della scalata, con un esposto traverso
per vaghe cornici e poi con la risalita di un diedro liscio (passaggio
chiave), quindi per rocce più facili all’ultima placconata che
conduce direttamente in cima. In realtà il passaggio attraverso il
versante Nord è una variante alla via diretta, che dalla forcellina
tirerebbe dritto per placche molto ripide ed impegnative: tutto sommato
in questo modo la via è più omogenea e godibile.
Il
primo percorso della cresta Nord-Ovest è del 07/09/1936 ad opera di O.
Muller e A. Sabbadini, in discesa, che probabilmente superarono i tratti
più verticali in corda doppia.
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PUNTO
DI PARTENZA
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Da Mondovì (uscita
della A6
Torino-Savona) si
raggiungono Cuneo e
Borgo San Dalmazzo,
risalendo poi
la Valle Vermenagna
fino a Vernante (
785 m
).
Qui si abbandona la
strada statale, diretta a Limone Piemonte ed al Colle di Tenda,
per prendere una diramazione a destra che risale la pittoresca Val
Grande. Oltre la piccola frazione di Folchi (
1025 m
), la strada sale con numerosi tornanti all'alpestre villaggio di Palanfrè
(1379 m, 8,5 km da Vernante,
57 km
da Mondovì, ampio parcheggio presso l'ultimo tornante prima del paese).
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AVVICINAMENTO
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Proseguendo brevemente
lungo la strada asfaltata, si raggiunge il pittoresco pugno di case di Palanfrè:
presso un abbeveratoio, si incontrano anche numerose frecce
segnaletiche. La strada diventa presto sterrata, mentre si addentra
pianeggiante nell'ampio e profondo vallone superiore: presso un
tornante, si abbandona la strada (diretta al Gias Garbella, vedi anche
itinerario Monte
Bussaia) e si prosegue lungo una comoda mulattiera
(indicazione per i Laghi del Frisson) che prosegue nella splendida
faggeta in leggera discesa. Superato un piccolo rio, si raggiunge una
radura erbosa, dove sorgono le piccole costruzioni del Gias
Piamian (
1460 m
, h 0,15).
Oltre il gias, la
mulattiera raggiunge la base dell’evidente bastionata che sbarra il
vallone, tra i contrafforti calcarei del Monte Colombo (
2293 m
, a destra) e della Costa Lausea (
2317 m
, a sinistra). Trascurata la vecchia traccia ormai abbandonata che si
manteneva sulla sinistra idrografica, si devia a sinistra attraversando
il letto asciutto del rio e, con gran numero di comodi tornanti nel
fitto bosco, si sale il risalto fino alla sua sommità: con
un traversone pianeggiante ed alcuni ripidi tornanti in
discesa, ci si ricollega alla vecchia traccia, nel punto dove il vallone
(che da qui prende il nome di Vallone degli Alberg) si restringe
sensibilmente, rinserrato fra ripidi pendii ricoperti di mughi che
salgono fino alla base di spettacolari pareti rocciose. Sullo sfondo,
appare per la prima volta l'elegante
piramide rocciosa del Frisson.
La mulattiera, qui di
nuovo pianeggiante, costeggia per un tratto il rio sul fondo del vallone
(quasi sempre asciutto, in questo punto) poi, trascurato il
bivio a sinistra per il Lago degli Alberg ed il Passo
di Ciotto Mien, risale con alcuni tornantini una breve scarpata ed
esce sulla vasta
spianata erbosa sede del Gias Vilazzo (
1823 m
, h 1,15 dal Gias Piamian).
Accanto
all'antica "truna" originale, sorge oggi una nuova, pittoresca
costruzione; comoda fontana nei pressi.
Sempre seguendo le
abbondanti segnalazioni del segnavia L7, si attacca ora il ripido pendio erboso di
destra: la traccia sale
con regolari tornanti fra erba e detriti, con veduta sempre
più ampia sulla testata del vallone (in particolare, appare l'elegante
e dolomitico versante Nord del Monte Ciamoussè
(2478 m), dominante la conca in cui giace il Lago degli Alberg),
passa alta sulla conca che ospitava il modesto ed ormai interrato Lago
Vilazzo e, oltre una zona di rocce montonate, giunge sulla sponda
settentrionale del bel Lago
Inferiore del Frisson (
2066 m
, h 0,30 dal Gias Vilazzo). Il
luogo è veramente incantevole e selvaggio, dominato dall'aguzzo Monte
Frisson e, dalla parte opposta, aperto sulla pianura e la città di
Cuneo.
Qui cartelli indicano
gli stacchi di sentieri diretti al Lago degli Alberg (a sinistra) ed al
Passo della Mena (a destra). Si prosegue invece dritti, lungo la sponda
occidentale del lago (abbondanti ometti e segni rossi), e si attacca il
successivo risalto roccioso: per
vaste pietraie e macereti, mantenendosi verso destra, si
raggiunge in breve il piccolo ripiano in cui si annida il più piccolo Lago
Superiore del Frisson (
2128 m
, h 0,20 dal lago inferiore): qui
l'ambiente è veramente aspro e severo, di alta montagna.
Aggirato il lago sulla
destra, le tracce guidano senza possibilità di errore verso la testata
del valloncello: questo
tratto è molto ripido ma, seppur con fatica, si esce
sull'ultimo pianeggiante traversone fra grandi massi che conduce ad un
ampio colletto erboso (
2230 m
, h 0,25 dal lago superiore), che
si affaccia sulla selvaggia Valle Fredda, tributaria del Vallone
del Sabbione.
Il sentiero prosegue a sinistra, inerpicandosi sul
ripidissimo pendio erboso che costituisce il primo tratto
della cresta NO del Frisson. Con numerosi erti tornanti il sentiero si
porta sullo spartiacque Alberg - Valle Fredda: il
panorama si arricchisce anche della lunga costiera Vernasca -
Carbonè - Aiera e del lontano Monviso.
Oltre l'evidente ampio Colle del Sabbione appare il roccioso Mont Bego.
Quando il filo di cresta, in un primo tempo erboso, diventa frastagliato
e roccioso, il
sentiero devia a destra, sugli erti pendii di erba e detriti
che scivolano alla testata della Valle Fredda: trascurata dunque la
prosecuzione del sentierino (vedi itinerario Monte
Frisson – Via normale), si rimonta il breve pendio erboso
sul filo del crinale fino alle prime rocce della Cresta Nord-Ovest
(2380 m circa, h 0,15 dal colletto
erboso, attacco).
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DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Abbandonata la traccia
segnata, si attaccano le
prime roccette della cresta, inizialmente molto erbose e non
eccessivamente ripide. Con discontinui passaggi di I°+/II° si
continua lungamente per il filo, a tratti abbastanza esposto
specie sul lato Nord ma con scarso dislivello. Il superamento di un
paio di torrioncini richiede qualche
impegno in più (un paio di passi di III°), ma nel
complesso si procede piacevolmente e con divertimento. Un ultimo tratto
di crestina più ripido, affilato
ed esposto (III°-) consente di guadagnare un
ampio dorso prativo, da dove la cresta inizia a salire più
decisamente con una evidente placconata inclinata.
Si
attacca la placconata,
piuttosto gradinata e non troppo ripida, scegliendo il percorso migliore
fra
saltini e cenge erbose e guadagnando velocemente quota.
Raggiunta la sommità della placca, si aggira a destra un risalto
affacciandosi su un ripido canalino erboso che fa capo ad un colletto
roccioso aperto fra una tozza guglia secondaria e l’ultimo salto della
cresta. Si può rimontare interamente il canalino (faticoso ma privo di
difficoltà) oppure (più consigliato) sfruttare le
bellissime placche rocciose alla sua sinistra, che con salita
facile, piacevole e divertente (passi di II°/II°+) consentono
di salire con meno fatica sin presso il colletto. Con pochi passi nel
tratto finale del canalino erboso, si raggiunge lo stretto intaglio, costituito
da alcuni grandi massi accatastati (h
0,50 dall’attacco): affacciandosi sul
vertiginoso versante Nord, appare la comba terminale del
Vallone degli Alberg con l’omonimo lago dominato dalle vertiginose
pareti calcaree del Monte Ciamoussè e, in lontananza, la dorsale della
Bisalta. Da qui inizia il tratto più impegnativo della salita, e si
consiglia di procedere legati vista l’esposizione e la difficoltà di
alcuni passaggi (possibilità di fare sosta presso alcuni spuntoni
sull’intaglio).
Si possono contare 4
brevi tiri di corda:
1
– Passati sul lato Nord, si
traversa in piano, per sfuggenti cornici rocciose, per alcuni
metri, finchè in alto non appare un evidente ed aperto diedro con il
fondo erboso. Raggiuntone l’inizio, si supera subito un umido
passaggio di circa 2 metri, da salire in spaccata e con scarsi ed erbosi
appigli (IV° esposto, passaggio chiave), quindi si procede su
erba fin verso il fondo del diedro, dove questo si impenna. Si scala
allora la sua faccia sinistra, dove un’evidente fessura consente di
salire più facilmente (III°+, 5 metri), raggiungendo un
minuscolo colletto con spuntone, dove si può fare sosta (20 metri circa
in totale);
2
– Si procede in salita diagonale a sinistra (faccia a monte), lungo
una serie di cornici esposte per circa 10 metri (II°), quindi
si sale un breve gradino (II°+) e si sosta presso uno
spuntone alla base di un lastrone inclinato (15 metri circa);
3
– Si
scala il lastrone sfruttando alcune fessure erbose (II°)
e si esce su un pianerottolo roccioso nuovamente sul filo di cresta, ai
piedi di una bella placca nerastra che costituisce la sponda sinistra di
un grande diedro-camino ed ormai in vista della vetta (12 metri circa,
sosta su spuntone);
4
– Si
traversa per stretta cornice verso il centro della placca,
quindi la si attacca direttamente, trovandola più gradinata di quanto
possa sembrare a prima vista. Con
bei passaggi estetici (III°) si giunge all’ultimo
breve canalino erboso (attenzione ad alcuni sassi mobili) che, verso
destra, conduce ai massi sulla vetta del Monte Frisson (2637 m,
25 metri circa, h 1,00
dall’intaglio, croce
in ferro e libro di vetta).
Panorama molto esteso ed
interessante, sia sulla
vicina Rocca dell'Abisso che sulle Alpi Liguri
Occidentali, che sulle Marittime (Bégo,
Grand Capelét,
Maledia, Gelàs,
Argentera). Lontano spicca il Monviso e, oltre la grande
pianura, i massicci del Gran Paradiso, del Cervino e del Monte Rosa.
Discesa:
seguendo i bolli rossi della via normale, si segue inizialmente la bella
cresta Sud, con magnifica
vista sulla vicina Rocca dell’Abisso, quindi ci si tiene
leggermente più in basso a sinistra (Est) fino al sommo di un breve
doppio risalto (diedrino) che si scende grazie all’ausilio di una
corda fissa e poi di una catena (passo originariamente di II°).
Dalla base del salto si prosegue ancora per breve tratto lungo la
dorsale, poi si seguono i segni rossi che conducono a destra, in
ripida discesa per erte fasce prative e scarse roccette, fino
nella selvaggia Valle Fredda. La traccia, ben marcata, costeggia alla
base le ardite rocce della Cresta Nord-Ovest e, con un ultimo traversone
pressoché pianeggiante, ritorna alla spalla erbosa dov’è l’attacco
della cresta (h 0,30 dalla cima).
Per la via già seguita
in salita, si ritorna quindi a Palanfrè in h
1,45.
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TEMPO
TOTALE
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h 7,00 circa (h 1,50 circa di arrampicata)
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DISLIVELLO
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1300 m circa (260 m circa di arrampicata)
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DIFFICOLTA’
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AD- (un passo di IV° e diversi di III°/III°+,
arrampicata in ambiente severo ed esposto)
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MATERIALE
UTILE
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corda da 30 o 40 m, cordoni vari, un po’ friends
medio-piccoli, 5/6 rinvii, casco
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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11
luglio 2021
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PERIODO
CONSIGLIATO
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metà giugno – fine settembre
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COMMENTI
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Bellissima salita, in
ambiente severo ma di grande soddisfazione. Avvicinamento comodo, anche
se lungo, su ottimo sentiero e poi tracce segnalate. Necessaria un po’
di esperienza su itinerari di montagna, in quanto il tratto di
arrampicata finale, ancorché tutto sommato non eccessivamente
impegnativo tecnicamente, si svolge in ambiente selvaggio ed esposto, in
assenza di qualsiasi tipo di indicazione (né ometti, né tantomeno
chiodi). Roccia buona (attenzione comunque ad eventuali sassi mobili).
Consigliatissima!
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