Si risalgono le
prime facili roccette quarzitiche della Punta Carmelina, per massi
e scaglioni, fino al piccolo
ballatoio di vetta (2510 m, h 0,10
dall’attacco, spit di sosta).
Si scende dall’altra parte per una
liscia placca (III°+ esposto), oppure si effettua una doppia
di una quindicina di metri fino al colletto alla base dei tre spuntoni
rocciosi della Cresta Ernesta. Si aggirano gli spuntoni per una
cengia a destra (nord), che alla fine si restringe fino ad esaurirsi
presso un costone. Si scavalca il costone (III°, molto esposto!) e
si riprende una
cengetta detritica che raggiunge pianeggiante il colletto tra Cresta
Ernesta e Punta Emma (Colletto Emma).
Di qui, con un tiro di 30 m circa prima
per una
placca erbosa (III°, 2 chiodi) e successivamente per un vago
canalino (II°+) si esce sul terrazzino di vetta della Punta
Emma (2527 m, h 0,45 dalla Punta
Carmelina).
Si scende dall’altra parte per un ripido ma facile
pendio erboso e si raggiunge l’ampia sella del Colletto Bistč (o dei
Sanremesi).
Si attacca dall’altra parte il primo risalto di cresta
della Cima
Bozŕno, che si supera a sinistra per un diedrino articolato.
Raggiunto un tratto erboso, ci si porta sotto al successivo risalto,
superabile per un gradinato canalino sempre sulla sinistra. Gli ultimi
pendii erbosi misti a roccette
consentono di raggiungere la panoramica sommitŕ della Cima Bozŕno
(2564 m, h 0,30 dalla Punta Emma).
Si scende dall’altra parte per un uniforme pendio erboso fino al Colle
dei Savonesi, poi si riprende a salire per un
regolare tavolato di erba e detriti fino alla piramidale Punta Parčto
(2538 m, h 0,15 dalla Cima Bozŕno).
Ancora una volta, si scende dall’altra parte per vasti prati punteggiati
di stelle alpine e si raggiunge l’enorme dolina nelle vicinanze del Colle
dei Torinesi (2448 m). Da qui si risale l’opposto pendio senza
percorso obbligato, alternando tratti erbosi ad altri con roccette e
detriti, fino alla spalla est del Marguarčis, costituita da
un largo pendio erboso alla base del salto terminale della cresta.
Rimanendo sul filo della vertiginosa parete nord (ma volendo si puň anche
salire piů a sinistra, per pendii elementari) si rimontano roccette,
canalini e caminetti (passi facoltativi di II°) fino alla grande croce
metallica sulla cima della Punta Marguarčis (2651 m, h
0,45 dalla Punta Parčto). Meraviglioso panorama a giro d’orizzonte!
Dalla vetta si scende dall’altra parte per un pendio
detritico,
traversando brevemente alla selletta rocciosa del Colle dei Genovesi
(2580 m), posto allo sbocco dell’omonimo vertiginoso canalone.
Proseguendo lungo la cresta, che si fa sempre piů aerea, si raggiunge con
attenzione (passi di II° espostissimo)
la stretta sommitŕ della Punta Tino Prato (2595 m, h
0,15 dalla Punta Marguarčis).
Ritornando indietro di
pochi metri, ci si cala in un ripido canale detritico verso nord-ovest
(attenzione friabile!) raggiungendo una sorta di terrazza di rocce rotte
da dove, con discesa meno decisa, si passa presso una aguzza
caratteristica guglia e si raggiunge la Bassa dell'Armusso (o Colle
dei Pancioni, 2455 m).
Si attacca a questo punto il ripido ma facile
pendio erboso, con scarse roccette affioranti, che consente di toccare la
vetta della Cima dell’Armusso (2532 m, h
0,25 dalla Punta Tino Prato).
Si percorre l’arcuata e
pianeggiante crestina, quindi si scende per un breve pendio erboso al
vasto altipiano sottostante (Forcella dell'Armusso o Colle dei
Monregalesi): mentre a sud questo degrada dolcemente in una verde
conca carsica, verso nord precipita con salti verticali sui ghiaioni del Vallone
del Marguarčis, dopo aver rilevato la modesta quota della Cima
Piero Garelli (2510 m). Attraversato il pittoresco altipiano, si
raggiunge il piede della paretina sud-est del Castello delle Aquile,
che si salirŕ per la "Via Biancardi".
Si sale dunque, una ventina di
metri a sinistra dello spigolo est, un diedrino erboso molto rotto (II°),
fino a portarsi su un aereo colletto alla base di un camino strapiombante
(15 m, chiodo di sosta). A destra del camino si scala una placca piuttosto
verticale ma breve (III°+ esposto, passo chiave), quindi per
alcuni risalti piů facili si tocca il piano sommitale (II°+, 25
m, spuntoni). Con pochi passi si tocca la vetta del Castello delle
Aquile (2510 m, h 1,15 dalla Cima
dell’Armusso).
Si cala dall’altra parte per l’allungato dorso
nord-ovest, costituito da erba e banali lastronate, e con non breve
percorso si raggiunge un ampio colle erboso (Colletto Est di
Scarasňn).
Continuando per la cresta, che diventa man mano piů rocciosa ed aerea,
pur mantenendosi del tutto facile, con andamento arcuato e quasi
pianeggiante si tocca l’ometto di vetta della Cima Scarasňn (2352
m, h 0,25 dal Castello delle Aquile).
Impressionanti
vedute dal’alto sull’abisso nord!
Si scende lungo l’opposta
cresta, che diventa via via piů rocciosa, ripida ed esposta. Quando il
cammino č interrotto da un brusco salto, ci si sposta a
sinistra, per un
pendio ripido costituito da vaste lastronate frammiste ad erba e ghiaino
che richiedono grande attenzione. Quando anche queste si fanno troppo
ripide (la discesa diretta č possibile, ma
delicata ed impegnativa con passi di III°+ e IV° in
discesa), ci si sposta ancora piů a sinistra, imboccando un canalino
detritico (attenzione ai sassi mobili) che conduce alla base delle
placche, ormai fuori dal tratto pericoloso. Si continua per ampi pendii
coperti d’erba e cespugli, in discesa ma con pendenza sempre piů dolce,
fino ad un’altra ampia sella (Colletto Nord-Ovest di Scarasňn,
2128 m), caratterizzata da alcuni grossi massi.
Si attacca ancora una
volta la breve successiva crestina, con cammino a questo punto un po’
disturbato dai mughi e, scegliendo i punti di passaggio migliori, si
raggiungono le ultime roccette. Queste si scalano quasi sul filo, con
divertente progressione, fino
all’ometto sulla Cima di Piero (o Rocce di Scarasňn, 2172 m, h
0,40 dalla Cima Scarasňn).
Si segue la crestina rocciosa
per pochi metri oltre la vetta, poi ci si cala a sinistra per un caminetto
verticale (III°, esposto!) fino ad un terrazzino molto aereo.
Lungo una cengia in discesa si giunge al sommo di un nuovo caminetto, che
si discende con prudenza (delicato, III°) fino al pendio erboso
sottostante. Non resta ora che proseguire lungo gli arrotondati dossi
erbosi, con percorso faticoso a causa degli intrichi di mughi e cespugli
che spesso ostacolano il passo e dei saliscendi frequenti. Da ultimo, si
scende ad una piů pronunciata insellatura e, per l’ultimo ripido pendio
erboso, si tocca la sommitŕ della Testa del Duca (2052 m, h
0,50 dalla Cima di Piero, ometto).
Scendendo per ripide
tracce lungo il pendio occidentale, si raggiunge in breve la rovinata
rotabile ex-militare delle Cŕrsene, a poca distanza dall’insellatura
rocciosa del Passo del Duca (1989 m, h
0,10 dalla cima, h 6,35 dal
Colle del Pas).
Discesa: dal colle si segue la rotabile verso destra: con un
traverso sotto la strapiombante parete settentrionale della Testa del
Duca si raggiunge l’ampia sella erbosa del Colle del Prčl
Superiore (1926 m, h 0,10). Da qui
due possibilitŕ per tornare a Pian delle Gorre:
a - proseguire lungo la rotabile in rovina, che scende sul filo del
costone al vicino Colle del Prčl e poi divalla, a sinistra, nel Vallone
degli Arpi, raggiungendo con lunga serie di tornanti l’omonimo gias.
Da qui, seguendo la rotabile, che diventa quasi pianeggiante, si traversa
nel bosco fino alla cascata del Salto (1184 m), da dove si scende
velocemente al Pian delle Gorre (h 1,45
dal Colle del Prčl Superiore, vedi anche itinerario Ai
piedi del Marguarčis).
b – abbandonare la rotabile per seguire un sentiero a destra che
taglia in discesa i ripidissimi pendii detritici ai piedi delle pareti e
conduce sul fondo del Vallone del Marguarčis, dove si incontra la
mulattiera di fondovalle. La si segue verso sinistra, dapprima in piano,
poi per un tratto in ripida discesa (passando accanto al Gias Sottano
del Marguarčis) fino al bosco di larici nella parte bassa del vallone,
che confluisce con la Valletta di Sestrčra (originando il Vallone
del Salto) presso la radura del Gias Sottano di Sestrčra (1331
m). Da qui, seguendo il sentiero di accesso al Rifugio Garelli, si
ritorna al Pian delle Gorre (h 1,30
dal Colle del Prčl Superiore).