Punta Culour e Punta della Guglia

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI EDITORE scala 1:25.000 - Foglio 11

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO SU ROCCIA - ALPI COZIE

SCHEDA N. 15

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

LA PUNTA DELLA GUGLIA E LA PUNTA CULOUR, CON LA TURRITA CRESTA DI COLLEGAMENTO, DAI PRESSI DELLE GRANGE PODIO

LA SOMMITÁ DELLA PUNTA CULOUR DAI PRESSI DEL COLLETTO SERASIN

PUNTA CULOUR DALLA CRESTA DELLA PUNTA DELLA GUGLIA

IL NUOVO OMETTO DI PIETRE ERETTO SULLA SOMMITÁ DELLA PUNTA DELLA GUGLIA

FOTOPERCORSO DEL TRATTO PIÙ IMPEGNATIVO

 

STORIA ALPINISTICA

Le ampie conche pascolive a monte di Ussolo, punteggiate di antiche grange, costituiscono una meta assai pittoresca per riposanti passeggiate alla scoperta del vecchio ambiente agro-pastorale tipico della Val Màira. La destra idrografica del Vallone delle Grange, però, termina con una selvaggia e repulsiva bastionata di rocce ed erba, solcata da vertiginosi canaloni, che si inabissano verso l’inizio della piana di Acceglio: si tratta del piccolo e dirupato sottogruppo della Punta Culour (2044 m) e, collegata a quest’ultima da una dentellata cresta di quarzite lichenata, della Punta della Guglia (2011 m), la cui sommità è costituita da un ardito e svettante torrione roccioso che invoglia ad una visita.

La Punta Culour è raggiungibile con pochi ed elementari passi dal Colletto Serasin, scavalcato dal sentiero segnalato della GTA e dei “Percorsi Occitani”. La salita alla Punta della Guglia, invece, è una gita più impegnativa e comunque  da non sottovalutare, per via dell’ambiente esposto e delicato e assolutamente abbandonato. L’aereo e panoramicissimo praticello sulla vetta del torrione principale però appagherà certamente dell’impegno richiesto.  

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Cuneo Ovest (uscita della A33 Cuneo-Asti) si raggiunge Dronero (622 m, 20 km da Cuneo) e si risale quindi la lunga Valle Màira. Superato Prazzo Superiore (1040 m, 28 km da Dronero), si attraversa la frazione Maddalena: subito a monte della borgata si abbandona la provinciale di fondovalle per seguire a destra una diramazione asfaltata che, con alcuni ampi tornanti, risale il pendio sulla sinistra idrografica della valle e, oltre la piccola Cappella di San Giovanni, giunge ad un primo parcheggio sterrato poco a valle delle case di Ussolo (1355 m). Proseguendo sulla strada principale, con un tornante si raggiunge la piccola piazza davanti alla chiesa, dove si trova un altro piccolo parcheggio (5 km da Prazzo Superiore, fontana e paline).

 

AVVICINAMENTO

Si segue la stradina asfaltata a destra della chiesa, diretta alla borgata Vallone: dopo pochi metri la si abbandona per seguire una diramazione cementata a sinistra, che sale fra le ultime case del villaggio. La stradina termina presso l’ultima abitazione e diviene ampia mulattiera selciata: dopo un breve tratto in salita, si incontra un bivio (paline). Trascurato il ramo di sinistra, da cui si giungerà al ritorno (vedi anche itinerario Traversata Chiappera – Ussolo GTA), si continua a destra (segnavia __ dei “Percorsi Occitani”) con percorso praticamente pianeggiante nel fresco bosco. Incrociata la rotabile asfaltata per Vallone, si taglia un tornante per un breve tratto di mulattiera, quindi si abbandona nuovamente la strada (palina) per risalire con più decisione il fitto bosco (qualche fastidio derivante dalle alte erbe): si raggiungono così le case più a valle (ormai pericolanti) della borgata Vallone, uscendo in breve sulla piccola piazzetta principale della frazione, dove le abitazioni risultano invece ristrutturate ed abitate (1436 m, h 0,20 da Ussolo, fontana).

Trascurando la strada sterrata che sale a sinistra, si entra tra le case, seguendo i segnavia __. A monte delle abitazioni si svolta decisamente a sinistra (paline), lasciando a destra la mulattiera diretta a Serre di Elva, e si prosegue in piano fra antiche case in parte in rovina: oltre un bel pilone sacro, si ritrova nuovamente la sterrata precedentemente trascurata. Senza seguire la carrareccia, la si attraversa e si riprende l’antica mulattiera che si inoltra nel bosco (palina e segnavia __), in questo tratto fiancheggiata da antichi muri a secco. Guadagnando gradualmente quota, si giunge alla radura dove sorgono le Grange Draio (1530 m, h 0,15 da Vallone, paline, pilone votivo e fontana).

Trascurata la carrareccia di destra, si prosegue sulla mulattiera di sinistra che, costeggiata l’ultima casa, rientra nel bosco. Con una breve salita si ritorna ad intercettare la carrareccia sterrata alla base di un’impervia bastionata rocciosa: attraversata la carrareccia, si riprende la mulattiera (palina e segnavia __), che sale costeggiando alla base le pareti rocciose, mantenendosi parallela (ma più in quota) rispetto alla carrareccia. Oltre un costone panoramico la mulattiera continua pianeggiante a mezza costa per pascoli abbandonati fino ai rustici edifici delle Grange Podio (1627 m, h 0,15 dalle Grange Draio), in magnifica posizione dominante la conca di Acceglio e il massiccio dell’Oronaye.

Oltre le grange la mulattiera, sempre pianeggiante, attraversa un piccolo boschetto e ritorna sulla carrareccia sterrata presso un bel pilone sacro (palina). Dal pilone si trascura ancora la carrareccia (nonostante la palina che invita a seguirla) e si prosegue lungo la vecchia mulattiera che, lasciata a destra una grande antica casa, sale rettilinea fra alti muri a secco fino alla sella dove sorgono le Grange Passo (1710 m, h 0,15 dalle Grange Podio), ritrovando definitivamente la carrareccia sterrata.

Ritornati sulla carrareccia, si prosegue con un lungo traversone in leggera salita, tagliando il fianco sinistro idrografico del Vallone delle Grange e portandosi sul poggio erboso che ospita la borgata Chioligera (1771 m, h 0,15 dalle Grange Passo, paline e fontana).

Oltre le case, alcune ristrutturate, si continua sulla carrareccia, che diviene larga mulattiera inerbita e sale verso il centro del Vallone delle Grange, lasciando a destra il poggio su cui sorge la borgata Grangette (sede dei ruderi della ex Capanna Ussolo, vecchio rifugio del C.A.I. di Cuneo). Al termine della mulattiera, si trascura il sentiero che, a destra, taglia a mezzacosta verso Pianagnelièr. Si prende invece quello che, a sinistra, scende ripidamente verso il fondo dell’avvallamento. Superato un tratto acquitrinoso, si risale brevemente e si supera a guado il pittoresco Rio delle Grange, poi si prosegue a mezzacosta sulla destra idrografica del vallone, con pendenze moderate. Con alcuni tornanti nel bosco si guadagna quota, uscendo su un poggio panoramico sulle sottostanti borgate di Chioligera e Grangette. Si continua a traversare, ora nuovamente con pendenze modeste, fino ad un nuovo costone panoramico dominato dai torrioni rocciosi della Punta Culour e della Punta della Guglia, quindi si taglia un impervio vallone fino ad un bel ripiano pascolivo sede di un abbeveratoio. Entrati in un boschetto di larici, si guadagna quota con alcuni ripidi tornanti, si supera una zona acquitrinosa e, risalendo con alcune ripide svolte l’ultimo pendio pascolivo, si raggiunge la sella erbosa del Colletto Serasin (2040 m, h 1,00 da Chioligera), situato sullo spartiacque Rio delle Grange – Rio Mollasco. Bellissimo panorama sulla testata della Val Màira.

Abbandonato il sentiero segnalato che scende verso le Grange Serri soprane (vedi itinerario Traversata Ussolo – Chiappera), si volge a sinistra per prati poco inclinati fino ad una prima sommità erbosa, da dove ci si affaccia sul fondovalle e sul fronteggiante Vallone di Unerzio: seguendo una traccia che scende a sinistra, si raggiunge un’insellatura erbosa da dove, con ripida ma breve salita sul crinale fra radi larici, si raggiunge la panoramica sommità della Punta Culour (2044 m, h 0,05 dal colletto), dalla quale si gode di ottima veduta sulla conca di Acceglio, sul Vallone di Unerzio e sull’imponente Monte Cervet. Interessante la veduta testata del Vallone delle Grange, con la bastionata rocciosa della Porta di Roma. Guardando verso Est, al di là dei selvaggi canaloni che si inabissano fin sul fondo della Val Màira, appare la turrita cresta quarzitica che fa capo alla caratteristica Punta della Guglia, che da qui appare sì nettamente più bassa, ma anche lontana e di difficile percorrenza.

Dalla sommità della Punta Culour la discesa diretta verso la sottostante forcellina, da dove inizia la cresta della Punta della Guglia, non è possibile, a causa dei pendii quasi verticali di erba e pietre mobili. Conviene allora ritornare pochi metri su propri passi e, non appena il pendio a destra lo consente, calarsi in direzione del sentiero di salita. Senza raggiungerlo, mantenendosi il più possibile alla base delle rocce della Punta Culour, si traversa una piccola pietraia, quindi si segue una cengia erbosa che sale in diagonale da destra verso sinistra, andando a raggiungere l’ampio canale erboso con larici che sale direttamente alla selletta. Il piede di questo canale è raggiungibile più direttamente anche dal ripiano pascolivo con abbeveratoio, abbandonando qui il sentiero per il Colletto Serasin: in questo modo però si evita la sommità della Punta Culour, che invece merita una visita.

In un modo o nell’altro, si raggiunge comunque la selletta fra Punta Culour (a destra) e l’inizio della cresta della Punta della Guglia (2000 m circa, h 0,15 dalla Punta Culour). Attacco.

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Si prosegue verso sinistra, lungo il crinale erboso con radi larici, fino alle prime rocce della cresta: per erba e roccette si guadagna in breve un primo spuntone, dal quale si scende per un basso gradino roccioso verso sinistra (5 m, passi di II°), raggiungendo una caratteristica breccia con un successivo grosso blocco squadrato. A questa breccia si può giungere più facilmente seguendo una stretta cengia sulla sinistra (Nord-Est), con un passo assai esposto all’inizio (I°+).

Traversando per una comoda cornice rocciosa sul lato Sud, si aggira il blocco squadrato e si raggiunge un terrazzo di lastroni con un caratteristico becco roccioso. Si scende dall’altra parte inizialmente per un facile pendio di erba e massi e quindi per un gradino roccioso non proprio banale (8 m, II°+) giungendo ad una nuova selletta alberata ai piedi di un massiccio tozzo torrione. Si segue una cornice diagonale verso destra (I°+ esposto), al termine della quale per un brevissimo canalino erboso verso sinistra si sale più facilmente fin sulla sommità. Di qui appare, in tutta la sua svettante verticalità, il torrione finale, che incute un certo timore. Si prosegue scendendo per un facile pendio erboso con scarse roccette, raggiungendo il piede di un nuovo modesto spuntone che si sormonta facilmente per un brevissimo canalino roccioso (postazione di caccia sulla sommità). Scendendo del tutto facilmente per un lungo pendio di erba e ghiaie si giunge ad una sella con larici al piede del penultimo, massiccio torrione della cresta. Di qui due possibilità:

a) dalla sella si percorre un’evidente espostissima cengia (tracce di animali) che taglia alla base il torrione e, con percorso pressoché pianeggiante (un passo delicato presso un alberello, II°), consente di raggiungere la sella alla base del torrione finale;

b) percorsi pochi metri sulla cengia, la si abbandona per rimontare a sinistra un ampio pendio-canale svasato e, superando alcuni gradini rocciosi (passi di II°), giungere sulla cresta. Percorrendo il crinale quasi orizzontale si tocca facilmente la sommità del penultimo torrione. Scendendo un facile pendio di erba e rocce (passi di ), si raggiunge facilmente la sella ai piedi del torrione finale.

Inizia qui il breve tratto più impegnativo: trascurata la prosecuzione della cengia orizzontale, si sale per ripidissima erba e roccette alla base delle rocce del torrione (attenzione alle pietre mobili!). Si rimonta una prima placca, piuttosto verticale ma abbastanza appigliata (II°+) fino ad una cornice erbosa con alberello abbattuto. Scavalcato l’alberello, si traversa brevemente a destra fino alla base di un evidente camino verticale che incide la parete superiore. Si rimonta il camino (10 m, esposto, III° continuo, III°+ l’uscita) raggiungendo un ripiano erboso ormai al termine delle difficoltà. Con pochi passi verso destra si tocca il piccolo prato sommitale della Punta della Guglia (2008 m, h 0,45 dalla sella all’inizio della cresta, piccolo ometto).

La vetta, aerea ed assai caratteristica, nel settembre 2018 risultava priva di segnali, per cui è stato eretto un visibile ometto di pietre. Oltre che sugli orridi canaloni che si inabissano verso meridione, dalla cima si gode di bellissima veduta sulla zona di Ussolo e, in direzione opposta, sul Vallone di Unerzio e sul gruppo dell’Oronaye. Verso Nord-Ovest, oltre l’ampia sella di Pianagneliér appare curiosamente la bianca cresta sommitale di Rocca la Marchisa.

 

Discesa: non essendo semplicissimo attrezzare una sosta per la discesa in corda doppia del camino finale, è conveniente scendere lungo il versante meridionale, più facile anche se non banale. Si scende dapprima per un pendio erboso, quindi per una serie di facili gradini rocciosi (II°, esposto e friabile) fino ad un sottostante intaglio con un piccolo gendarme, da dove scendendo con attenzione nel canalino di destra (faccia a valle, passi di II°) si tocca una selletta erbosa. Si scende con cautela nel canale di destra (Ovest), ripido e con fondo coperto di erba alta e arbusti, in direzione di un evidente albero secco una decina di metri più in basso. Senza raggiungerlo (attenzione perché in quel punto il canale precipita quasi verticale!) si afferrano le rocce della destra orografica e, per una poco accennata cornice orizzontale (più facile di quel che sembra a prima vista, II°+) si traversa fino a raggiungere, oltre uno spigoletto, la cengia orizzontale che riconduce in pochi passi alla sella fra penultimo torrione e torrione principale (h 0,20 dalla cima).

Di qui, seguendo il percorso dell’andata, si ritorna ad Ussolo: dal pilone sacro presso la grande antica casa sotto le Grange Passo, invece di riprendere la mulattiera per le Grange Podio, si può scendere per un tornante lungo la carrareccia, per abbandonarla nuovamente in corrispondenza di una palina. Si segue a destra una comoda mulattiera erbosa che inizia a scendere con numerosi ampi tornanti il pendio boscoso sottostante. Con pendenze sostenute la mulattiera perde quota nel bosco, quindi inizia un lungo traversone verso sinistra fino ad un bivio presso un poggio panoramico con panchina (palina). Trascurato il sentiero che taglia a destra, si continua a sinistra, con discesa meno ripida, aggirando un costone. Con alcuni ripidi tornanti si perde più decisamente quota, quindi si riprende a traversare fra vecchi campi abbandonati in direzione dell’ormai visibile campanile della chiesa di Ussolo. Fra alti muretti a secco, la mulattiera entra in un boschetto e scende fino al bivio già incontrato all’andata (paline), poco a monte delle prime case di Ussolo. Percorrendo a ritroso il cammino del mattino, si ritorna al parcheggio (h 1,45 dalla sella, percorso consigliato al ritorno perché più diretto e veloce).

 

TEMPO TOTALE

h 3,30 circa fino alla Punta della Guglia (di cui h 0,45 circa di arrampicata); h 5,30 il giro completo

DISLIVELLO

1000 m circa (diversi saliscendi)

DIFFICOLTA’

PD+ (passi esposti di II°/II°+, 10 m di III° ed un passo di III°+)

MATERIALE UTILE

casco, corda da 30 m, cordini, 3/4 rinvii, qualche nut e friend

ULTIMO SOPRALLUOGO

27 settembre 2018 

PERIODO CONSIGLIATO

giugno e settembre

COMMENTI

Salita molto bella e di soddisfazione, ad una sommità (la Punta della Guglia) sconosciuta ai più ma estremamente meritevole. Ai più sicuri la corda non servirà, ma è comunque sempre meglio averla con sé, non si sa mai su terreni così infidi ed insidiosi! Consigliabile, anche se non strettamente necessaria, la visita anche alla Punta Culour, di accesso elementare ma che consente di avere una visione d’insieme assai utile sulla successiva cresta da percorrere. Consigliabile programmare la gita a fine primavera o ad inizio autunno, causa il caldo a volte eccessivo nel pieno della stagione per via della quota non elevata e dell’esposizione. Molto molto consigliata!