Dal parcheggio si
segue il viottolo asfaltato (cancello all'inizio) che si inoltra
nell'aspro Vallone del Vero, dominato da ardite strutture rocciose
oggi sede di numerose falesie molto frequentate. Sullo sfondo incombe
l'altissima sommità del Monte Varatèlla, meta dell'escursione.
Trascurata una diramazione che, a destra, taglia pianeggiante in direzione
della vicina e molto caratteristica Chiesa di Santa Lucia, si
prosegue per il viottolo fino al piccolo spiazzo di fronte all'ingresso
delle famose Grotte di Toirano (o della Bàsura): qui sorge
anche la Casa delle Guide.
Oltre lo spiazzo, il viottolo diventa
sentiero (segnavia
del "Sentiero delle Terre Alte"), che prosegue a mezza costa
risalendo l'aspro vallone. Nel fitto bosco si raggiunge un bivio:
trascurato il sentiero che sale a destra verso le falesie dei "Gumbi"
e del "Belvedere" (cartelli), si prosegue lungo il
vallone, raggiungendo in breve un grosso masso presso il letto del rio,
dove una freccia in legno indica lo stacco, a sinistra, del "Sentiero
dei Daini": questo sentiero, segnalato da rari ometti di pietra e
da saltuari bolli marroni (!), aggira tutta la verticale bastionata
meridionale del Monte Varatèlla, con percorso selvaggio ed a
tratti ardito ed esposto, per poi risalirne la rocciosa cresta ovest con
passi alpinistici attrezzati ed impegnativi. Il presente itinerario
concatena la prima parte di questo sentiero (tecnicamente la meno
impegnativa) con la seconda parte di quello proveniente dal Ponte del
Salto del Lupo (anch'essa la meno impegnativa a livello tecnico, vedi
prima parte dell'itinerario Traversata
del Monte Ravinèt),
ottenendo un giro di ampio respiro ma di difficoltà contenute.
Si attraversa dunque il rio e si risale
ripidamente dall'altra parte, lungo un pendio di erba e detriti con radi
alberi (ometti, tracce incerte, qualche bollo rosso all'inizio). Si aggira
così alla base lo spigolo del Velo, struttura rocciosa ben
visibile dal fondovalle, per portarsi poi all'inizio di un ampio canale
boscoso (caratteristico pinnacolo
roccioso all'inizio) delimitato a destra dalle rocce verticali dello stesso
Velo
(all'inizio nicchia alla base della
parete). Si risale il ripido solco,
per tracce all'inizio piuttosto evidenti, più in alto meno chiare, con
numerose diramazioni da non considerare che si perdono nella boscaglia.
Quando si è quasi giunti all'altezza dell'ampia sella al sommo del
canale, ma senza raggiungerla, si deve traversare decisamente a sinistra
per cenge e ripiani erbosi (questo è un tratto in cui facilmente si perde
la traccia: se si perdono di vista per troppo tempo gli ometti, iniziare a
diffidare ...).
Proseguendo a traversare, si giunge alla base di una
splendida parete a canne d'organo, e proseguendo oltre si sale alla base
di un'altra bella parete a placche dove si riconoscono alcuni
spit.
Aggirato uno spigolo, si sale ad uno stretto colletto fra il corpo
principale della montagna ed un torrione staccato. Si scende dall'altra
parte, in un altro selvaggio
vallone; si traversa ancora lungamente, poi
lo si risale direttamente presso il suo fondo: anche qui, ad un certo
punto, bisogna trascurare le tracce in apparenza più marcate, che
proseguono in salita a destra, per risalire un tratto detritico e franoso
(ometti) tendendo a sinistra, fino a ritrovare una traccia più marcata
che prosegue nuovamente tagliando i ripidissimi pendii, in ambiente sempre
più solitario e selvaggio.
Un nuovo tratto in salita fa guadagnare un
piccolo ripiano presso un alberello, da dove è visibile poco lontana una
specie di piattaforma sorretta da un muro a secco (h
1,30). Senza raggiungerla, si prosegue a mezza costa alla base
di un selvaggio anfiteatro roccioso, fino a portarsi su un belvedere
naturale costituito da un pianeggiante terrazzo roccioso a guisa di
balconata sulla Val Varatella (ometto su un masso). Dall'altra
parte si ritrovano le tracce, qui molto incerte, che proseguono alla
medesima quota assecondando le sinuosità di un arido valloncello.
Dall'altra parte del valloncello si prosegue sempre in quota (evitare di
salire o scendere per ingannevoli tracce che si perdono nel nulla!) per
terreno detritico, finchè si incontra un altro ometto: è questo il
tratto più lungo del percorso senza incontrare ometti, e sicuramente
sorgerà il dubbio di avere sbagliato ... Come detto in precedenza, è
sufficiente rimanere alla medesima quota per non ingannarsi.
Si prosegue
ora su sentiero sempre più evidente, e su terreno meno impervio, almeno
all'apparenza: infatti si ha l'impressione di trovarsi su semplici pendii
erbosi, ma in realtà poco più sotto iniziano gli altissimi salti
rocciosi che scendono sul fondo della vallata. Ad un certo punto si
incontrano i segni rossi provenienti (impercettibile stacco sulla
sinistra) dal Ponte del Salto del Lupo (vedi anche itinerario Traversata
del Monte Ravinèt): con una serpentina si sale a costeggiare una
parete rocciosa, poi si taglia una pietraia, dove si trascurano i grossi
ometti che invitano a risalirla (indicano il percorso del segmento
superiore del "Sentiero dei Daini", più alpinistico di quello fin qui
effettuato, vedi sempre itinerario Traversata
del Monte Ravinèt).
Proseguendo ancora a mezza costa, per erba
e caratteristiche placche rocciose, e seguendo sempre i bolli rossi, si raggiunge una panoramica ampia spalla
erbosa, al
piede della rocciosa cresta Nord-Ovest del Monte Varatella (h
2,00). Si scende a sinistra nel fitto bosco, sempre seguendo i
segni rossi sugli alberi, poi si traversa con qualche saliscendi fra la
fitta faggeta fino ad immettersi su un più ampio sentiero: non resta ora che
seguire in salita questo sentiero, ripido ma molto ben tracciato, che
rimonta l'ampio vallone compreso fra il Monte Varatella (a destra)
ed il maggiore Monte Ravinèt (1061 m, a sinistra). Al sommo del
breve vallonetto si incontra un grosso tubo dell'acqua e la larga
mulattiera proveniente dal Giogo di Toirano (segnavia 〓): seguendo quest'ultima
verso destra, si raggiunge in breve l'ampia sella alberata fra le due
sommità anzidette.
Proseguendo a destra, si sale l'ultimo brevissimo
pendio boscoso e si esce sull'ampio altipiano sommitale del Monte Varatella (891 m, h 2,45 dal
parcheggio). Questo è costituito da una serie di magnifici prati
verdissimi, affacciati sul mare e sui paesi della costa. Presso alcuni
alberi sorge l'antichissima chiesa di San Pietro ai Monti,
dalla semplice ma caratteristica architettura, risalente probabilmente
agli albori del Cristianesimo e meta, ogni cinque anni il 1° maggio, di
pellegrinaggio.
La discesa avviene lungo un più breve e comodo
itinerario: dalla chiesa si scende per prati verso Ovest,
seguendo il tracciato del dismesso montacarichi, per imboccare quasi
subito un evidente sentiero a sinistra che discende, con numerosi comodi
tornanti, il versante Sud-Ovest della montagna. Il sentiero (segnavia 〓)
taglia poi con ampio semicerchio verso sinistra la testata del Vallone
del Vero (che più in basso presenta un salto verticale da dove
precipita una coreografica cascata, ben visibile già dalle grotte) per
portarsi poi, lungo una tubazione dell'acquedotto, con moderata discesa ad
uno splendido ripiano prativo fra radi pini, presso il cui margine
occidentale sorgono i ruderi delle Case Fossäe (421 m, h
0,45 dalla vetta). Qui si incontra nuovamente il segnavia
del "Sentiero delle Terre Alte", che prosegue a sinistra verso la
chiesetta di San Pietrino (vedi itinerario Monte
Varatella - "Sentiero Storico") ed il Rifugio Pian delle Bosse.
Lo
si segue invece verso destra, mentre scende ripido per una valletta
boscosa e, superando qualche banale roccetta, conduce alla base della
cascata nuovamente nel Vallone del Vero (falesie). Proseguendo a
sinistra, si scende lungo il vallone fino a ritrovare il bivio per il
"Sentiero
dei Daini" e quindi al parcheggio delle grotte (h
1,20 dal Monte Varatella).