32. Anello di Castel Gavone

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 32 

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

LA CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DI LORETO, NOTA COME CHIESA DEI CINQUE CAMPANILI

CASTEL GAVONE CON L’IMPONENTE TORRE DEI DIAMANTI IN PRIMO PIANO

 

INTRODUZIONE

Nell'immediato entroterra di Finale Ligure, e precisamente in posizione dominante sull'antico nucleo di Finalborgo, sul filo del costone che divide i bacini del Pora da quello dell’Aquila, sorgono due antichi castelli di origine antichissima, rimaneggiati in varie epoche ma che esprimono ancora la loro maestosità ed importanza strategica. Si tratta rispettivamente di Castel San Giovanni, appollaiato a mezza costa immediatamente sopra il borgo, e del più antico Castel Gavone, sulla sommità del colle chiamato Becchignolo, a ridosso del modesto abitato di Perti Alto.

Castel San Giovanni fu costruito dagli Spagnoli sui ruderi di un torrione risalente alla metà del XV° secolo tra il 1640 e il 1644, allo scopo di rafforzare le difese della zona. Questo torrione costituirebbe oggi il corpo centrale, a pianta ottagonale, della fortezza. Molto più recente del vicino Castel Gavone, ne costituiva una difesa avanzata e simultaneamente proteggeva e controllava Finalborgo, la capitale del Marchesato dei Del Carretto di Finale. Venne restaurato e ampliato dagli Spagnoli tra il 1674 ed il 1678, sotto la guida dell'ingegnere Gaspare Beretta. Fu abbandonato nel 1707 e, nel 1713, ceduto dall'Austria alla Repubblica di Genova, che lo demolì in parte. Nel 1822 divenne un penitenziario, poi dal 1960 fu incamerato dal demanio e, negli ultimi anni, interamente restaurato.

Castel Gavone (o Govone) era la sede principale dei marchesi Del Carretto, signori di Finale. Fu costruito alla fine del XII° secolo (molto probabilmente a partire dal 1172) da Enrico I° Del Carretto o da suo figlio Enrico II°. Venne ampliato e fortificato da Enrico II° nel 1217. Fu demolito parzialmente nel 1448 dalla Repubblica di Genova, e subito ricostruito da Giovanni I° Del Carretto tra il 1451 e il 1452. Nel corso del secolo successivo il castello fu ulteriormente ampliato ad opera di Alfonso I° Del Carretto, del figlio Giovanni II° e del nipote Alfonso II°. Il primo intervento fu l'aggiunta di un corpo di fabbrica triangolare culminante nella "Torre dei Diamanti" (circa 1490), una torre a forma di carena di nave e coperta da uno splendido bugnato. Il nuovo corpo serviva a difendere il castello da attacchi di artiglieria dal lato del pendio che scende verso il mare. Poco dopo, nel secondo o terzo decennio del XVI°, secolo cominciò la realizzazione di una cinta rettangolare esterna, la cui costruzione fu completata negli ultimi anni di dominio carrettesco (ante 1558). Ulteriori opere esterne, ma finalizzate alla sicurezza del castello, furono realizzate sotto il dominio spagnolo, non ultima la realizzazione del sottostante Castel San Giovanni. Il castello fu nuovamente demolito da artificieri genovesi nel 1715, dopo l'acquisto del Marchesato da parte della Repubblica di Genova. Il 29 dicembre 1989 il castello fu donato al Comune di Finale Ligure, che attualmente sta provvedendo ad un recupero finalizzato alla conservazione e alla fruizione turistica delle imponenti rovine (visite guidate su prenotazione).

Con questo breve e vario itinerario ad anello si sfiorano ambedue gli antichi castelli: per una visita guidata degli stessi informarsi presso l’Ufficio turistico di Finale Ligure.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Finale Ligure (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si scende a Finalborgo, dove si parcheggia presso una delle due porte della città (parcheggi a pagamento nel periodo estivo).

 

ITINERARIO

Dalla centrale Piazza Garibaldi di Finalborgo si procede verso l’antico Tribunale lungo Piazza Aicardi. Seguendo un archivolto a destra si imbocca la tortuosa Via delle Fabbriche (segnavia VP della “Via del Purchin, vedi anche itinerario n. 28 e itinerario n.19 in senso inverso), che prosegue stretta fra le case verso lo sbocco della Valle dell’Aquila. Giunti ad un bivio presso i grandi lavatoi pubblici, si prosegue a sinistra lungo una stretta stradina pianeggiante (Via Romana), fra orti e vecchi coltivi. Con alcuni decisi cambi di direzione, sempre indicati dai segnavia VP, la stretta stradina raggiunge un gruppo di vecchie case ormai alla base dello sperone meridionale di Sant’Antonino, ultima propaggine della Rocca Carpanèa: presso un curioso spazio recintato dove vigilano numerosissimi nani da giardino (borgata Sottoripa, h 0,20 da Finalborgo), la stradina inizia a salire più decisamente, delimitata da alti muretti in pietra e dominata da un monumentale esemplare di pino marittimo.

Con ripida ma breve salita si giunge alla caratteristica borgata Bolla, dove si incontra un bivio. Trascurata la stradina che prosegue dritta, sotto un archivolto (vedi itinerario n. 28), si svolta decisamente a sinistra, in ripida salita fra le vecchie case. Fra boschetti e fasce ormai abbandonate si sale lungo una mulattiera che tende gradualmente a destra e raggiunge il cancello di ingresso dell'Agriturismo "Ai Cinque Campanili", presso un gruppo di antiche case restaurate. Si prosegue a destra, in salita, lungo una stradetta dal fondo cementato, quindi i segnavia VP indicano di prendere una mulattiera scalinata che, con alcuni tornanti, sale ad intercettare una carrareccia sterrata presso un cancello con divieto di accesso. Seguendo la sterrata a sinistra, in lieve salita, si sfiora la caratteristica Chiesa di Nostra Signora di Loreto, localmente nota come Chiesa dei Cinque Campanili per via delle sue particolarità costruttive assai inusuali, riconducibili al Rinascimento lombardo, e si raggiunge la stradina asfaltata che unisce Perti con Montesordo. Seguendo la stradina pianeggiante verso sinistra si giunge in breve al piccolo borgo di Perti Alto (145 m, h 0,25 da Sottoripa), dominato dalla massiccia Chiesa di Sant’Eusebio (osteria e ristorante).

Qui, trascurata la stradina asfaltata, si imbocca a sinistra la discesa lastricata di fronte all’osteria (“Strada Beretta”), che spiana ben presto e che traversa in quota (sul versante Valle dell’Aquila) alla base del cocuzzolo su cui sorgono i resti del Castel Gavone. Incontrato sulla destra un ripido sentierino segnalato in rosso, lo si segue brevemente fra gli alberi fino ad uscire su un più ampio sentiero: seguendolo brevemente a destra di giunge sull’ampia spianata immediatamente a Sud dei ruderi di Castel Gavone (165 m, h 0,10 da Perti Alto): l’accesso al castello è normalmente interdetto (transenne), e consentito solo in presenza di guide autorizzate (informarsi).

Seguendo ora in decisa discesa il sentiero più ampio, si va ad intercettare nuovamente la “Strada Beretta” al termine del lungo traversone alla base del castello. La stradina lastricata scende, dapprima rettilinea, poi con alcuni tornanti, fin nei pressi dell’ingresso del Castel San Giovanni (50 m, h 0,15 da Castel Gavone), grossa fortezza che domina direttamente Finalborgo.

Un’ultima discesa a tornanti conduce infine nuovamente nel paese, in Piazza del Tribunale (h 0,10 da Castel San Giovanni).

 

TEMPO TOTALE

h 1,20 circa 

DISLIVELLO

150 m circa

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

30 aprile 2018

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Breve giro ad anello, ottima opportunità di facile passeggiata a partire dal centro di Finaborgo. Ottimamente marcato e segnalato e adatto a tutti, è possibile abbinare all'itinerario anche le visite a Castel San Giovanni e a Castel Gavone. Possibilità di ristoro a Perti Alto e a Finalborgo.