Si
entra nel centro storico di Finalborgo (uno dei borghi medioevali più
pittoreschi d'Italia) e si raggiunge Piazza
del Tribunale:
di qui si imbocca Via Beretta (palina ed inizio dei segnavia VP)
che comincia a salire con pendenza costante in direzione dell'evidente
complesso fortificato di Castel
San Giovanni.
Con un primo tornante, mentre la
vista si amplia sul sottostante borgo medioevale, si passa alla base
di una modestissima falesia e si
entra all'interno delle mura della fortificazione. Lasciata presso
il successivo tornante la deviazione a sinistra per la falesia "Paretina
di Finalborgo", si prosegue in salita e si raggiunge l'ingresso di
Castel San Giovanni: trascurata la breve deviazione, si prosegue lungo
una bella mulattiera lastricata che percorre il filo del costone con
pendenze assai moderate, sempre seguendo i frequenti segnavia VP.
Ad un bivio, si trascura il ramo di sinistra (segnavia ●●),
che si mantiene sul filo del costone e raggiunge l'altro imponente
complesso fortificato di Castel
Govone,
per proseguire a destra, in piano, lungo un tratto ancora splendidamente
conservato dell'antica mulattiera, perfettamente
lastricata. Tagliando a mezzacosta, con belle vedute sulla bassa Valle
dell'Aquila,
si attraversano alcuni
bellissimi uliveti e si raggiungono le poche, antiche
case di Perti
Alto,
dominate dall'imponente chiesa di San Sebastiano (h
0,25
da Finalborgo). Qui si intercetta la strada asfaltata proveniente da
Perti e diretta a Montesordo.
Si
segue per pochi metri la strada asfaltata verso sinistra (direzione
Perti), per seguire quasi subito a destra (cippo
a ricordo dei "martiri perticesi") una mulattiera che aggira
alcune case e prosegue poi a mezzacosta nel fitto bosco (palina e
segnavia VP).
Ad un primo tratto pressochè pianeggiante, ne segue un secondo di
ripida salita, con numerosi erti tornanti: costeggiate alcune paretine
rocciose, si prosegue a salire nel fitto bosco fino ad uscire, con un
ultimo breve traversone, nel vastissimo piazzale della dismessa Cava
della Rocca di Perti
(h
0,30
da Perti Alto). Qui l'ambiente non è certo integro, ma l'atmosfera da
"archeologia industriale" ha un certo suo fascino ...
Raggiunta
l'ampia sterrata di servizio alla ex-cava, la si segue verso destra fino
a portarsi alla base delle pareti rocciose, là dove evidenti risultano
le ferite inferte alla parete rocciosa: qui, al termine della sterrata,
una palina indica la prosecuzione verso la Rocca di Perti. Si segue
dunque una larga mulattiera che, in leggera ma costante salita,
costeggia alla base le severe pareti rocciose, qui nuovamente naturali
ed imponenti: ci troviamo in realtà su di un'ampia cengia che, a guisa
di rampa, taglia questo versante della rocca e consente di raggiungerne
la cresta sommitale.
Transitando alla base degli impressionanti
appicchi giallastri della falesia denominata "Placca Piotti",
una delle più storiche di Perti, si giunge all'ampia sella rocciosa
dove si trova un'altra falesia, la "Testa dell'Elefante":
molto caratteristico risulta qui un
antro posto poco sotto di noi, al sommo della parete a picco,
raggiunto dagli scalatori tramite una corda fissa che si insinua in una
spaccatura della volta.
Da
qui, proseguendo verso destra con alcuni saliscendi nel bosco (siamo
ormai sul vasto altopiano sommitale della rocca), si traversa fino ad
incrociare l'evidente sentierino della via normale, che sale dai
Cianassi (Montesordo, grosso ometto all'incrocio). Seguendo questo
comodo sentierino verso sinistra, con costante ma non troppo faticosa
salita, si superano gli ultimi dossi e si raggiunge la rocciosa sommità
della Rocca di Perti
(397 m, h
0,30
dalla Cava, croce e libro di vetta). Bellissimo panorama sulla zona del
Colle del Melogno, su Calice Ligure e, dalla parte opposta, su
Albenga e l'Isola Gallinara. In basso, il nastro nero della A10
disturba un po' il panorama ed il rumore dei motori limita in qualche
modo la possibilità di contemplare fino in fondo il paesaggio, ma è
sufficiente spostarsi di pochi metri per ritrovarsi immersi appieno
nella natura. È comunque d'obbligo prestare la dovuta attenzione al
sottostante brusco salto!
Proseguendo
verso destra, il sentiero effettua un ampio semicerchio sul bordo
dell'altopiano sommitale: mentre a destra un fitto bosco preclude ogni
possibilità di panorama, verso sinistra si aprono frequentemente scorci
sulla Valle Urta,
la valletta fossile dove sorgono le poche case di Montesordo.
Ci troviamo ora sull'orlo della verticale parete Nord della Rocca di
Perti e, anche qui, occorre prestare molta attenzione per via
dell'incombente salto. Con belle vedute sul
versante opposto della Valle Urta, dove si trovano alcune delle
falesie più frequentate della zona ("Placca di Mu", "Montesordo
- Settore Centrale" e "Parete Dimenticata"), la traccia,
qui in realtà non molto marcata ma comunque piuttosto facile da
seguire, prosegue a costeggiare l'altopiano sommitale finchè questo non
inizia a scendere decisamente. Con un breve tratto di erta discesa si
perde velocemente quota, fino ad intercettare il sentierino della via
normale nei pressi di una
caratteristica grotta forata (che si lascia a sinistra). Seguendo
quest'ultimo sentierino verso sinistra, si taglia in piano o con alcuni
tratti in discesa (attenzione alle roccette un po' viscide, specie se
bagnate) fino ad un evidente bivio: trascurato il sentiero che prosegue
dritto verso la base dello spigolo Nord della Rocca, si prosegue a
destra in ripida discesa e, su terreno un po' scomodo e scivoloso, si
raggiunge in breve il parcheggio di Montesordo, in località I
Cianassi
(h
0,25
dalla vetta della Rocca di Perti). Poco più in alto, fra le fronde, appare
il nucleo abitato di Montesordo.
Da
qui si segue in lieve discesa la
stretta stradetta asfaltata che segue il corso della piccola Valle
Urta: lasciato a sinistra un ulteriore parcheggio, si raggiunge la
borgata delle Case
Valle
(bivio per Sant'Antonino e i Tre Frati, vedi anche itinerario
n. 8), quindi si risale per breve tratto fra uliveti e campi ormai
incolti fino a giungere nuovamente in vista di Perti Alto e di Castel
Govone. Ormai alti rispetto al fondovalle dell'Aquila, si costeggia una
gialla paretina rocciosa con curiose forme di erosione fino a
giungere presso la
caratteristica chiesa dedicata alla Nostra Signora di Loreto,
localmente nota come Chiesa
dei Cinque Campanili
per via delle sue particolarità costruttive assai inusuali,
riconducibili al Rinascimento lombardo (h
0,30
dai Cianassi).
Si
abbandona qui la strada principale per seguire una diramazione sterrata
a sinistra (palina) che scende a sfiorare la chiesa (raggiungibile in
pochi passi a destra): poco prima di un cancello con divieto di accesso
si devia a destra, lungo una mulattiera scalinata che scende ad
intercettare una nuova stradetta dal fondo cementato. Si prosegue lungo
questa stradetta a destra, in discesa, fino ad un gruppo di antiche case
restaurate dove sorge l'Agriturismo "Ai Cinque Campanili":
presso il cancello di ingresso della struttura, si prende una mulattiera
ancora a destra che scende ripida fra boschetti e fasce ormai
abbandonate. Si raggiunge così la
borgata di Sottoripa,
dove ad alcune case diroccate ed abbandonate si affiancano numerose
abitazioni ristrutturate con gusto.
A
questo punto il percorso prosegue fra le vecchie case, percorrendo
una serie di "crose" assai pittoresche sempre guidati dai
preziosi segnavia VP.
Raggiunto il fondovalle dell'Aquila, l'itinerario si mantiene sulla
destra idrografica del torrente, senza toccare la strada asfaltata sulla
sponda opposta, seguendo il tracciato della vecchia "via
romana". Per campi e vecchie
case, i segnavia riportano all'ingresso di Finalborgo e, percorrendo
alcuni vicoletti, si ritorna alla Piazza del Tribunale (h
0,30
dalla Chiesa dei Cinque Campanili).