Dal
cippo a ricordo dei "martiri perticesi" una mulattiera aggira
alcune case 8bel porticato), passa sul retro della chiesa di San
Sebastiano e prosegue poi a mezzacosta nel fitto bosco (palina e
segnavia VP). Dopo poche decine di metri si abbandona la “Via
del Purchin” (vedi itinerario
n. 19) per seguire a destra un sentiero che prende ad
inerpicarsi con decisione lungo la dorsale boscosa (palina e segnavia ___ del “Sentiero
Ermano Fossati”). Superando numerosi gradini rocciosi grazie ad antichissime
scalinare intagliate nella roccia, il sentiero risale con
decisione il ripido costone boscoso nei pressi del suo filo, con vedute
che via via si ampliano su Perti Alto e su Finale Ligure.
Risalito uno
speroncino roccioso (parapetti) si continua su terreno ripido
e roccioso, superando alcuni
brevi risalti grazie a staffe e corde fisse (facile). Dopo un
tratto di bosco, si giunge nei pressi di una paretina
rocciosa, che il sentiero lascia a destra: a questo punto si può
seguire una
breve traccia verso destra che, in piano, raggiunge la base
della parete, dove si trova un
bellissimo riparo sottoroccia ancora ottimamente
conservato e da dove si gode di magnifica
vista su Finale Ligure (h 0,20 da Perti Alto).
Ritornati
sul sentiero principale, si prosegue lungamente nel bosco con poco
faticosi saliscendi: superato un primo cocuzzolo boscoso, con una breve
deviazione a sinistra si può raggiungere la sommità della ex Cava
della Rocca di Perti (attenzione al salto incombente!) presso alcuni
arrugginiti manufatti metallici (cisterna, cassone, carrucola per filo
diamantato), da dove si gode si spettacolare vista sulla Valle Pora,
sull’abitato di Gorra e sulla costiera
Monte Carmo – Bric Agnellino. Proseguendo lungo il sentiero
segnalato, ancora con vari saliscendi nel bosco, si giunge infine ad
intercettare il sentiero della “Via del Purchin”, a pochi metri da
un nuovo bivio segnalato (paline,
h 0,45
dal riparo sottoroccia). Si segue, verso sinistra, la “Via del
Purchin” nel fitto bosco fino a poco prima dell’ampia sella boscosa
tra Bric delle Anime e Bric della Croce, le due principali elevazioni
della Rocca di Perti. A questo punto si staccano due evidenti
sentierini, il primo verso destra, quindi subito dopo a sinistra:
seguendo quest’ultimo (dopo pochi metri evidente ometto), si rimonta
una costola rocciosa e si giunge al cospetto del curioso
pinnacolo denominato “le
formaggette” (h
0,10 dal bivio con paline). Si tratta di un torrioncino alto
circa 5 metri costituito da un massiccio basamento squadrato sormontato
da quattro grossi massi a forma di parallelepipedo che ricordano, nella
loro forma, una serie di “formaggette” impilate una sull’altra.
Bellissima veduta fino
all’Isola Gallinara e a Capo Mele.
Aggirato
sulla sinistra il pinnacolo, si segue una traccia assai incerta che sale
verso destra una specie di brevissimo canalino boscoso, uscendo su una
forcellina caratterizzata da bellissimi buchi di erosione nella roccia.
Seguendo la
breve crestina di destra (attenzione, esposto!) si raggiunge un
particolarissimo piccolo bacino scavato nella roccia (l’acqua
si trova solo subito dopo abbondanti piogge), da dove uno scolmatore si
affaccia su una strapiombante paretina alta una decina di metri
(attenzione!). Questo sito pare fosse conosciuto ed utilizzato per scopi
rituali già in epoca neolitica (nelle vicinanze sorgeva il “Villaggio
delle Anime”), ed è localmente noto come “l’Acropoli”.
Ritornati alla forcelletta con i buchi di erosione, ci si cala
dall’altra parte lungo un canalino gradinato di pochi metri (I°
grado) ritornando nel bosco: su un lastrone nei pressi si possono notare
anche numerose
coppelle, che sembrano avvalorare l’ipotesi di una
frequentazione del sito a scopo rituale. Proseguendo a destra lungo una
traccia nel fitto bosco, si costeggia la verticale bastionata al sommo
della quale si trova “l’Acropoli”, quindi si scende per un tratto
molto ripido fino a reimmettersi sul sentiero principale della “Via
del Purchin”, poche decine di metri oltre il punto in cui lo si era
abbandonato (h
0,15 da “le formaggette”).
Proseguendo
ancora qualche decina di metri lungo questo sentiero, presso un’ampia
curva verso sinistra, si
può deviare a sinistra nel bosco fino ad una paretina
rocciosa dove si trova un altro piccolo
riparo con muretto a secco: interessante soprattutto la
scanalatura nella roccia che sembra effettuata per sorreggere una
qualche copertura.
Si
segue a ritroso la “Via del Purchin” fin nei pressi del bivio per
“le Formaggette”: si segue a questo punto il sentierino a sinistra
(quello notato sulla destra all’andata) che, dopo una decina di metri,
si fa molto evidente. Dopo poco si giunge in corrispondenza di una
lingua detritica, evidenti residui di scavo: risalendo la lingua di
detriti verso destra, si giunge in vista di una antica
cava di pietra del Finale (h
0,20 da dove si ritrova il sentiero). Sulla parete della cava
si può notare una
bella croce scolpita, ancora ottimamente individuabile. Molto
interessanti anche i
gradoni originati dall’asportazione dei materiali estratti,
così come i segni evidenti delle “scalpellate” sulla roccia. Anche
la fruibilità di questo interessantissimo sito, come di tutti quelli
toccati nel presente itinerario e molti altri nel Finalese, è possibile
grazie all’impegno ed alla passione di Giorgio Massone, socio del
C.A.I. di Loano, che dedica ogni anno decine di giorni di faticoso
lavoro (volontario!) alla loro pulizia e sistemazione.
Ritornati
alla base della lingua detritica, si prosegue a destra lungo il ben
evidente sentiero che aggira la sommità del Bric delle Anime e, giunto
in corrispondenza delle verticali paretine che sorreggono la vetta,
raggiunge l’ingresso
superiore della Grotta
delle Anime (h 0,10 dalla cava), preceduto da due aperture
nel terreno (attenzione).
Dall’ingresso
si entra in
una ampia sala, fiocamente illuminata dalle due aperture
precedentemente notate che si aprono sul suo soffitto. A sinistra si
trova lo sbocco di uno stretto cunicolo che si collega con l’ingresso
inferiore della grotta. L’ingresso inferiore si raggiunge in pochi
passi, scendendo lungo una traccia che parte dallo spiazzo antistante
l’ingresso superiore: è costituito da una
bassa apertura sormontata da caratteristici buchi di erosione.
Subito dopo l’ingresso, il cunicolo svolta con decisione a destra,
quindi si abbassa decisamente (si deve strisciare per 4-5 metri) e sale
fino a sbucare nella sala superiore. Si raccomanda di non avventurarsi
da soli o se si soffre di claustrofobia (lampada obbligatoria!).
Si
ritorna sul sentiero della “Via del Purchin” e lo si segue a
ritroso, verso sinistra, fino al bivio con paline incontrato in
precedenza: si prende quindi la “Variante
del Mulo” (segnavia VM), che scende a sinistra nel bosco fitto. Con percorso
evidente ma in qualche punto ripido, il sentiero perde quota
velocemente: quando appare a destra una paretina rocciosa, si abbandona
il sentiero segnalato (che si mantiene più a sinistra) e si segue una
labile traccia che conduce dinnanzi all’ingresso dell’Arma
del Mulo (h
0,30 dalla Grotta delle Anime).
Si
tratta di un’ampia cavità parzialmente chiusa con muretti a secco,
che sul lato sinistro presentano anche due
piccole aperture a guisa di finestrelle. L’interno, molto
buio, è costituito da un primo salone piuttosto vasto che si abbassa
verso il fondo, dove una serie di colonnine sorreggono una bellissima
volta costellata di numerosissime piccole
stalattiti in formazione. Al centro una vaschetta raccoglie
le acque che cadono dal soffitto, originando una
sorta di “acquasantiera” naturale.
Ritornati sul sentiero, si prosegue la discesa, su
terreno sempre più ripido: un tratto particolarmente erto e scivoloso
è agevolato da una fune corrimano. Proseguendo la discesa nel fitto
bosco, si esce sulla stradetta asfaltata che da Perti Alto conduce a
Montesordo poco sotto le Case Valle, all’altezza della chiesetta di
San Benedetto. Di qui, seguendo la stradetta verso destra, si ritorna in
breve a Perti Alto (h
0,40 dall’Arma del Mulo).