Si supera il ponte e
si raggiunge l'agriturismo: si costeggia a destra la costruzione e si
prosegue per un ripido sentiero (scalini, segnavia ◇◇)
che sale nel bosco. Si taglia quasi subito una carrareccia, e poi un'altra
più sopra: si deve sempre proseguire dritti, seguendo i segnavia sempre
piuttosto evidenti. Più in alto il sentiero traversa per un tratto in
piano a sinistra (alle spalle belle vedute sulle grandi pareti rocciose
del Bric Pianarella e del
Bric Spaventàggi), poi riprende a
salire nel fitto bosco, fra roccette e antichissimi muri a secco. Si
giunge ad un passo un po' difficoltoso, dovendo salire una placchetta
rocciosa di un paio di metri (tacche nella roccia e albero per tenersi con
le mani): prima di affrontare il passaggio, una brevissima deviazione a
sinistra in leggera discesa (scritta SERPENTE su
una roccia, in quanto la traccia conduce alla recente Falesia del
Serpente), consente di visitare una bella grotta in
parte adattata con muretti a secco (Arma dei Passi Cattivi).
Superato il
passaggio, si prosegue in
salita con alcuni tornanti, aggirando alcuni risalti rocciosi, si lascia a
sinistra la traccia diretta alla Falesia del Priore (scritta PRIORE
su una roccia) e si
traversa poi fino al colletto boscoso dove sorgono le guglie
chiamate "I Tre Frati". Qui si incontra anche il
segnavia ●●●,
proveniente dalle Case Valle (Montesòrdo). È possibile, con
un po' di attenzione, arrampicarsi sulle rocce per un corto caminetto e
poi un'esposta cengetta verso sinistra fino ad un forcellino da dove si
può ammirare la guglia principale in tutto il suo
slancio.
Subito oltre i
Tre Frati si lascia a destra la breve traccia (segnavia ●)
diretta alla recente Falesia della Coccinella, quindi si incontra uno slargo con una
grotta (Caverna dei Frati). Poco dopo si
lasciano a sinistra due bei punti panoramici sulla
vallata (attenzione
all'esposizione, il primo costituisce la sommità della sottostante
Falesia del Priore) e si prosegue nel bosco fitto. Si arriva in breve ad un
bivio (tabella): si lascia a sinistra il segnavia ●●●
e si prosegue dritti, sempre seguendo il ◇◇.
Si entra così nella Valle Ercèa, una valletta fossile molto
solitaria e pittoresca, compresa fra il Bric Scimarco ed il Bric
Grigio. Si risale la valletta fra fitto bosco e vecchi ripiani
terrazzati, fino a quando il sentiero taglia la testata della valle con
ampio traverso pianeggiante, fra grandi alberi di castagno. Si trascura
qui una diramazione che prosegue ripida seguendo il corso della valle
(segnavia ▬
diretti alla Grotta della Pozzànghera, vedi
itinerario n. 14) e si prosegue a destra. Il sentiero riprende a salire,
ma con pendenze sempre modeste, fra bosco fitto e roccette affioranti.
Più in alto la vegetazione si dirada un po' e la sede del sentiero si
allarga. Con un ultimo tratto di salita un po' più decisa si esce al
colletto poco sotto la cima del Bric del Frate (h
0,45).
Seguendo i segnavia a destra, in 5 minuti si raggiunge
la sommità rocciosa del Bric del Frate (388 m), sulla quale
sorgono alcune piccole antenne e da dove si gode di bellissimo panorama su
tutta la zona di Feglino.
Ritornati al colletto, si prosegue in
ripida discesa dall'altra parte, seguendo il segnavia ✚:
si giunge in breve tempo ad una vecchia cava presso alcune paretine
(seguendo una traccia pianeggiante a destra si raggiunge una piccola
falesia). Proseguendo in discesa, si supera un bel punto panoramico sulla
sottostante spianata di Pian Marino e, con numerosi tornanti nel
bosco, si transita nei pressi della Paretina di Pian Marino
(falesia) e si scende all'ampia radura erbosa di Pian Marino
(h 0,20 da Bric del Frate).
Si
percorre tutta la spianata erbosa verso sinistra (segnavia ●●)
e, al suo termine, si segue il comodo sentiero che si inoltra nel bosco.
Lasciato un anfiteatro roccioso sulla sinistra (al suo termine si stacca
il sentiero con segni ▬
per la Grotta della Pozzànghera, vedi
itinerario n. 14), si prosegue seguendo il corso di un piccolo rio spesso
asciutto. Scendendo leggermente, si lascia ancora a sinistra il bivio per
la Grotta della Pollèra (vedi itinerario
n. 14) e si giunge ad un bivio: si trascura la
prosecuzione del sentiero (diretto ad alcune falesie) e si svolta a
destra, guadando il rio. Si procede per un breve tratto in piano, poi si
sale ad una carrareccia sterrata, nei pressi della piccola chiesetta
sconsacrata di San
Carlo. Si segue la carrareccia verso sinistra poi, al termine di una
lunga casa, si prende un sentierino lastricato a sinistra che scende e va
a riprendere la carrareccia più sotto. Si prosegue lungo la strada, che
diviene a fondo cementato, e fra frutteti ed uliveti scende al parcheggio
di Montesòrdo (215 m, h 0,15 da
Pian Marino).
Si segue ora la stretta stradina asfaltata che
percorre in discesa la pittoresca valletta di Montesòrdo (Valle Urta), racchiusa
fra la Rocca Carpanèa e la Rocca di Perti: sull'opposto
versante della valle si possono notare numerose falesie, dove spesso sono
impegnati molti scalatori. In particolare, impressiona il Settore
Centrale di Montesòrdo, un parete verticale incisa da un'arcuata
fessura. Superato un altro parcheggio ed il sentiero a sinistra per la Cascina
Buio, si continua a scendere fino al pittoresco agglomerato delle Case
Valle (131 m, h 0,20 dal
parcheggio).
Qui si abbandona la strada e,
superato il rio su un ponte in
pietra, ci si inoltra fra le antiche case, sapientemente ristrutturate. Il
sentiero (segnavia ●●●)
risale con erti tornanti la sponda boscosa della valle: più in alto
traversa verso sinistra, quasi in piano, transitando al sommo della
falesia detta Placca di Case Valle, per poi riprendere la salita
con altri tornanti nel bosco. Lasciate a sinistra due ravvicinate
deviazioni non segnalate (vedi itinerario
n. 14) si continua a salire fino al Colletto di Sant'Antonino (230
m ca., h 0,30 da Case Valle).
Seguendo i segnavia lungo il crinale a destra, si raggiungono prima i
ruderi del Castrum Perticæ, antico castello medioevale del IX°-X° secolo, poi, superato un tratto in cui risultano evidenti i resti di
numerose antiche abitazioni, si raggiunge la cima del cocuzzolo boscoso,
dove sorge l'antichissima chiesa di Sant'Antonino (284 m).
La chiesa, recentemente restaurata, è visitabile (si raccomanda il
massimo rispetto!): molto interessante è la discesa nella piccola
cripta,
dove sorge ancora l'altare originario. Dalla chiesa si può effettuare il
giro della sommità dell'altura, con belle vedute su Finale (a
destra), sull'impressionante
paretona rossastra del Bric Pianarella e sulla bastionata di Bric Scimarco (a sinistra): prestare
la massima attenzione ai salti rocciosi imminenti!
Tornati al Colletto
di Sant'Antonino, si
consiglia ancora una digressione molto interessante: si procede sul
crinale, ma questa volta a sinistra, lungo un sentierino recentemente segnalato
(cartelli del "Sentiero Ermanno Fossati"). Prima nel bosco, poi per erba e roccette, la
traccia si porta a ridosso delle pareti meridionali di Bric Scimarco,
fino a poca distanza da un bell'antro rosso nei pressi del quale si apre una piccola
grotticella. Per i più esperti, si può ancora continuare: proseguendo
lungo il comodo sentiero segnalato, si percorre una comoda cengia e si sale per banali roccette ad un pulpito
erboso, già ben visibile dall'antro rosso. Dal pulpito si prosegue a
destra attraverso un passaggio fra le rocce, poi si abbandonano i segnavia
e si scende a sinistra per ripide tracce nel bosco (attenzione, corda
fissa, facile ma esposto!) fino a
ritrovarsi sull'orlo dell'abisso della Grotta dell'Èdera,
aperta in piena parete (10 minuti dal colletto): questa è costituita da
una cavità quasi perfettamente cilindrica profonda parecchie decine di
metri, sormontata da un bell'arco roccioso. Con precauzione ci si
può avvicinare al baratro, dove a volte si possono vedere fortissimi
scalatori impegnati lungo gli impegnativi itinerari all'interno della
grotta. La prosecuzione lungo le corde fisse, che superano
l'arco naturale che sovrasta la cavità e calano poi alla
sottostante ampia cengia, è riservata agli esperti, in quanto la
discesa dall'arco alla cengia avviene per
una placca assai verticale ed esposta.
Ritornati nuovamente al colletto, si segue il ben marcato sentiero
●●●che prosegue sul
versante opposto, dapprima in leggera discesa, poi in piano, alla base
della bastionata rocciosa di Bric Scimarco. Quando la bastionata tende ad esaurirsi, e il
sentiero riprende a salire con decisione, si lascia a sinistra la vaga
traccia per la Grotta
dell’Acqua, quindi poco oltre si incontra su un masso il simbolo ∩ : abbandonando il sentiero e risalendo brevemente fra rocce ed alberi
rasentando la parete, si raggiunge in breve una vasta caverna chiamata Grotta
del Morto (o dei Zèrbi). Per i particolari delle visite a queste grotte, vedi
itinerario n. 24 e
itinerario
n. 25.
Proseguendo invece lungo il sentiero principale,
dapprima in salita e poi in piano, si ritorna al bivio presso i Tre
Frati (h 0,20 da Sant'Antonino).
Di qui, seguendo a ritroso il percorso di salita (segnavia ◇◇)
nuovamente a Madonna delle Grazie (h 0,20).