8. I Tre Frati e Sant'Antonino

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI 1:25.000 - foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 8

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

GLI ARDITI PINNACOLI DEI TRE FRATI DA SANT'ANTONINO

IL BRIC SCIMARCO ED IL BRIC GRIGIO RACCHIUDONO LA BOSCOSA VALLE ERCÈA

IL COCUZZOLO DI SANT'ANTONINO, COI RUDERI DEL "CASTRUM PERTICÆ" IN BASSO A DESTRA, DALLE PENDICI DI BRIC SCIMARCO

 

INTRODUZIONE

La Rocca Carpanèa è un vasto massiccio roccioso che costituisce la sponda destra idrografica della bassa Valle dell'Aquila, contribuendo a formare la valletta sospesa di Montesòrdo. La quota massima si trova all'estremità nord, dominante l'abitato di Feglino: è il Bric del Frate (388 m), chiamato confidenzialmente dai locali "il gigante che dorme" a causa del caratteristico profilo rivolto verso l'Autostrada A10. Segue poi il cocuzzolo boscoso del Bric Grigio (365 m), ai cui piedi si evidenzia il caratteristico pinnacolo roccioso chiamato "la Caffettiera" e, oltre la piccola valletta chiamata Valle Ercèa, al cui sbocco inferiore svettano le ardite guglie dei Tre Frati, la bellissima bastionata di Bric Scimarco (325 m), caratterizzata da numerose grotte ed erosioni. Oltre l'ampia sella boscosa del Colletto di Sant'Antonino, si evidenzia ancora il cimotto boscoso chiamato, appunto, Sant'Antonino, sede di un antico castello medioevale e di una antichissima chiesetta tutt'ora esistente. 

Tutta la dorsale presenta, oltre ad intricati versanti boscosi, anche numerose pareti rocciose, sedi di falesie fra le più belle e rinomate del Finalese. L'itinerario proposto è un anello assai interessante, ben segnato e poco faticoso, che consente panorami estesi e la visita ad alcuni interessanti siti, sia ipogei che archeologici.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Finale Ligure (uscita dell'autostrada A10 Genova-Ventimiglia) si scende a Finalborgo da dove si prende la strada per Feglino lungo la Valle dell'Aquila

Dopo aver percorso la base delle impressionanti pareti del Bric Pianarella e del Bric Spaventàggi, si parcheggia in corrispondenza della piccola cappelletta della Madonna delle Grazie (a destra della strada, alcuni piccoli spiazzi, a sinistra ponte per l'agriturismo "Cà di Alice", 100 m circa di quota).

 

ITINERARIO

Si supera il ponte e si raggiunge l'agriturismo: si costeggia a destra la costruzione e si prosegue per un ripido sentiero (scalini, segnavia ◇◇) che sale nel bosco. Si taglia quasi subito una carrareccia, e poi un'altra più sopra: si deve sempre proseguire dritti, seguendo i segnavia sempre piuttosto evidenti. Più in alto il sentiero traversa per un tratto in piano a sinistra (alle spalle belle vedute sulle grandi pareti rocciose del Bric Pianarella e del Bric Spaventàggi), poi riprende a salire nel fitto bosco, fra roccette e antichissimi muri a secco. Si giunge ad un passo un po' difficoltoso, dovendo salire una placchetta rocciosa di un paio di metri (tacche nella roccia e albero per tenersi con le mani): prima di affrontare il passaggio, una brevissima deviazione a sinistra in leggera discesa (scritta SERPENTE su una roccia, in quanto la traccia conduce alla recente Falesia del Serpente), consente di visitare una bella grotta in parte adattata con muretti a secco (Arma dei Passi Cattivi)

Superato il passaggio, si prosegue in salita con alcuni tornanti, aggirando alcuni risalti rocciosi, si lascia a sinistra la traccia diretta alla Falesia del Priore (scritta PRIORE su una roccia)  e si traversa poi fino al colletto boscoso dove sorgono le guglie chiamate "I Tre Frati". Qui si incontra anche il segnavia ●●●, proveniente dalle Case Valle (Montesòrdo). È possibile, con un po' di attenzione, arrampicarsi sulle rocce per un corto caminetto e poi un'esposta cengetta verso sinistra fino ad un forcellino da dove si può ammirare la guglia principale in tutto il suo slancio

Subito oltre i Tre Frati si lascia a destra la breve traccia (segnavia ) diretta alla recente Falesia della Coccinella, quindi si incontra uno slargo con una grotta (Caverna dei Frati). Poco dopo si lasciano a sinistra due bei punti panoramici sulla vallata (attenzione all'esposizione, il primo costituisce la sommità della sottostante Falesia del Priore) e si prosegue nel bosco fitto. Si arriva in breve ad un bivio (tabella): si lascia a sinistra il segnavia ●●● e si prosegue dritti, sempre seguendo il ◇◇. Si entra così nella Valle Ercèa, una valletta fossile molto solitaria e pittoresca, compresa fra il Bric Scimarco ed il Bric Grigio. Si risale la valletta fra fitto bosco e vecchi ripiani terrazzati, fino a quando il sentiero taglia la testata della valle con ampio traverso pianeggiante, fra grandi alberi di castagno. Si trascura qui una diramazione che prosegue ripida seguendo il corso della valle (segnavia diretti alla Grotta della Pozzànghera, vedi itinerario n. 14) e si prosegue a destra. Il sentiero riprende a salire, ma con pendenze sempre modeste, fra bosco fitto e roccette affioranti. Più in alto la vegetazione si dirada un po' e la sede del sentiero si allarga. Con un ultimo tratto di salita un po' più decisa si esce al colletto poco sotto la cima del Bric del Frate (h 0,45). 

Seguendo i segnavia a destra, in 5 minuti si raggiunge la sommità rocciosa del Bric del Frate (388 m), sulla quale sorgono alcune piccole antenne e da dove si gode di bellissimo panorama su tutta la zona di Feglino

Ritornati al colletto, si prosegue in ripida discesa dall'altra parte, seguendo il segnavia : si giunge in breve tempo ad una vecchia cava presso alcune paretine (seguendo una traccia pianeggiante a destra si raggiunge una piccola falesia). Proseguendo in discesa, si supera un bel punto panoramico sulla sottostante spianata di Pian Marino e, con numerosi tornanti nel bosco, si transita nei pressi della Paretina di Pian Marino (falesia) e si scende all'ampia radura erbosa di Pian Marino (h 0,20 da Bric del Frate). 

Si percorre tutta la spianata erbosa verso sinistra (segnavia ●●) e, al suo termine, si segue il comodo sentiero che si inoltra nel bosco. Lasciato un anfiteatro roccioso sulla sinistra (al suo termine si stacca il sentiero con segni per la Grotta della Pozzànghera, vedi itinerario n. 14), si prosegue seguendo il corso di un piccolo rio spesso asciutto. Scendendo leggermente, si lascia ancora a sinistra il bivio per la Grotta della Pollèra (vedi itinerario n. 14) e si giunge ad un bivio: si trascura la prosecuzione del sentiero (diretto ad alcune falesie) e si svolta a destra, guadando il rio. Si procede per un breve tratto in piano, poi si sale ad una carrareccia sterrata, nei pressi della piccola chiesetta sconsacrata di San Carlo. Si segue la carrareccia verso sinistra poi, al termine di una lunga casa, si prende un sentierino lastricato a sinistra che scende e va a riprendere la carrareccia più sotto. Si prosegue lungo la strada, che diviene a fondo cementato, e fra frutteti ed uliveti scende al parcheggio di Montesòrdo (215 m, h 0,15 da Pian Marino). 

Si segue ora la stretta stradina asfaltata che percorre in discesa la pittoresca valletta di Montesòrdo (Valle Urta), racchiusa fra la Rocca Carpanèa e la Rocca di Perti: sull'opposto versante della valle si possono notare numerose falesie, dove spesso sono impegnati molti scalatori. In particolare, impressiona il Settore Centrale di Montesòrdo, un parete verticale incisa da un'arcuata fessura. Superato un altro parcheggio ed il sentiero a sinistra per la Cascina Buio, si continua a scendere fino al pittoresco agglomerato delle Case Valle (131 m, h 0,20 dal parcheggio). 

Qui si abbandona la strada e, superato il rio su un ponte in pietra, ci si inoltra fra le antiche case, sapientemente ristrutturate. Il sentiero (segnavia ●●●) risale con erti tornanti la sponda boscosa della valle: più in alto traversa verso sinistra, quasi in piano, transitando al sommo della falesia detta Placca di Case Valle, per poi riprendere la salita con altri tornanti nel bosco. Lasciate a sinistra due ravvicinate deviazioni non segnalate (vedi itinerario n. 14) si continua a salire fino al Colletto di Sant'Antonino (230 m ca., h 0,30 da Case Valle). 

Seguendo i segnavia lungo il crinale a destra, si raggiungono prima i ruderi del Castrum Perticæ, antico castello medioevale del IX°-X° secolo, poi, superato un tratto in cui risultano evidenti i resti di numerose antiche abitazioni, si raggiunge la cima del cocuzzolo boscoso, dove sorge l'antichissima chiesa di Sant'Antonino (284 m). 

La chiesa, recentemente restaurata, è visitabile (si raccomanda il massimo rispetto!): molto interessante è la discesa nella piccola cripta, dove sorge ancora l'altare originario. Dalla chiesa si può effettuare il giro della sommità dell'altura, con belle vedute su Finale (a destra), sull'impressionante paretona rossastra del Bric Pianarella e sulla bastionata di Bric Scimarco (a sinistra): prestare la massima attenzione ai salti rocciosi imminenti! 

Tornati al Colletto di Sant'Antonino, si consiglia ancora una digressione molto interessante: si procede sul crinale, ma questa volta a sinistra, lungo un sentierino recentemente segnalato (cartelli del "Sentiero Ermanno Fossati"). Prima nel bosco, poi per erba e roccette, la traccia si porta a ridosso delle pareti meridionali di Bric Scimarco, fino a poca distanza da un bell'antro rosso nei pressi del quale si apre una piccola grotticella. Per i più esperti, si può ancora continuare: proseguendo lungo il comodo sentiero segnalato, si percorre una comoda cengia e si sale per banali roccette ad un pulpito erboso, già ben visibile dall'antro rosso. Dal pulpito si prosegue a destra attraverso un passaggio fra le rocce, poi si abbandonano i segnavia e si scende a sinistra per ripide tracce nel bosco (attenzione, corda fissa, facile ma esposto!) fino a ritrovarsi sull'orlo dell'abisso della Grotta dell'Èdera, aperta in piena parete (10 minuti dal colletto): questa è costituita da una cavità quasi perfettamente cilindrica profonda parecchie decine di metri, sormontata da un bell'arco roccioso. Con precauzione ci si può avvicinare al baratro, dove a volte si possono vedere fortissimi scalatori impegnati lungo gli impegnativi itinerari all'interno della grotta. La prosecuzione lungo le corde fisse, che superano l'arco naturale che sovrasta la cavità e calano poi alla sottostante ampia cengia, è riservata agli esperti, in quanto la discesa dall'arco alla cengia avviene per una placca assai verticale ed esposta.

Ritornati nuovamente al colletto, si segue il ben marcato sentiero ●●●che prosegue sul versante opposto, dapprima in leggera discesa, poi in piano, alla base della bastionata rocciosa di Bric Scimarco. Quando la bastionata tende ad esaurirsi, e il sentiero riprende a salire con decisione, si lascia a sinistra la vaga traccia per la Grotta dell’Acqua, quindi poco oltre si incontra su un masso il simbolo : abbandonando il sentiero e risalendo brevemente fra rocce ed alberi rasentando la parete, si raggiunge in breve una vasta caverna chiamata Grotta del Morto (o dei Zèrbi)Per i particolari delle visite a queste grotte, vedi itinerario n. 24 e itinerario n. 25.

Proseguendo invece lungo il sentiero principale, dapprima in salita e poi in piano, si ritorna al bivio presso i Tre Frati (h 0,20 da Sant'Antonino). Di qui, seguendo a ritroso il percorso di salita (segnavia ◇◇) nuovamente a Madonna delle Grazie (h 0,20).     

 

TEMPO TOTALE

h 3,00 circa 

DISLIVELLO

350 m circa

DIFFICOLTA’

E (EE con la digressione alla Grotta dell'Èdera)

ULTIMO SOPRALLUOGO

21 aprile 2010

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Classico anello del Finalese, piuttosto frequentato. E con ragione, perchè molto caratteristico e panoramico. Consigliate le numerose digressioni, anche se alcune richiedono attenzione ed un po' di esperienza a causa di qualche passo un po' delicato. Al contrario, l'anello "classico" è per tutti, e lo consiglio vivamente!