Monte Sciguèlo 1103 m - Cresta Sud

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CARTINA CONSIGLIATA

I.G.C. scala 1:50.000 – Foglio 16

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - APPENNINO LIGURE

SCHEDA N. 26

 

FOTO NOTEVOLI

I TORRIONI DI SCIARBORASCA DAI PRESSI DI PIAN FRECCIOSO

FOTOPERCORSO DEL TRATTO ALPINISTICO (DALLA CIMA DEL GROPPO NERO)

IL GROPPO NERO E LA MADONNA DELLA GUARDIA DI VARAZZE DALL’INIZIO DEL TRATTO ALPINISTICO DELLA CRESTA

L’EREMO DELLA MADONNA DEL DESERTO E LA COSTA SAVONESE DALLA CRESTA SUD DEL MONTE SCIGUELO

LA CRESTA SUD DELLO SCIGUELO, DAL GROPPO NERO ALLO STESSO SCIGUELO, DAL SENTIERO DI DISCESA

FOTOPERCORSO INTEGRALE (VISTO DAL SENTIERO DI DISCESA)

 

STORIA ALPINISTICA

Il Monte Sciguelo (1103 m) è un arrotondato cupolone in gran parte erboso nel Gruppo del Beigua, situato leggermente a meridione dello spartiacque principale e proteso verso il Mar Ligure. Dai pressi del Rifugio Pratorotondo, a cui si perviene tramite una stretta stradina asfaltata dagli opposti borghi di Alpicella e Piampaludo, il Monte Sciguelo appare un po’ dimesso, niente più che un appena accennato rilievo del vasto altipiano prativo. Dal versante marittimo, invece, ed in particolare dal paese di Sciarborasca, esso appare in tutta la sua mole grandiosa, e la sua vetta sembra lontanissima e quasi irraggiungibile.

Lo Sciguelo è una montagna prevalentemente escursionistica, molto frequentata dai gitanti che, partendo dal vicino rifugio, hanno la soddisfazione di raggiungere una cima molto panoramica in breve tempo e con pochissima fatica. Ciò nonostante, non mancano alcune linee di salita più impegnative, come ad esempio “Scigully”, una impegnativa “goulotte fantasma” (nel senso che quasi mai si presenta in condizioni favorevoli) situata sul versante nord-est, salita dai savonesi F. Scotto e G. Canu alcuni anni fa e assai raramente ripetuta.

La Cresta Sud, costituita dalla dorsale che dal roccioso Groppo Nero (893 m) sale alla vetta dello Sciguelo attraverso l’allungata spalla del Monte Fardello (1038 m), è certamente una via di salita che, pur non raggiungendo vere e proprie difficoltà alpinistiche, risulta molto interessante per la grande valenza panoramica e per i diversi tratti alpinistici dove il grado di difficoltà è “a piacere”, essendo possibile evitare completamente le rocce, oppure affrontare anche salti di un certo impegno. Insomma, una via un po’ “d’antan”, ma molto piacevole, specialmente se percorsa in una limpida e fresca giornata di primavera o autunno.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Arenzano (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si prende verso destra l'Aurelia, si supera il valico della Colletta e si raggiunge il paese di Cogoleto. Qui si gira a destra, verso l'interno, seguendo le indicazioni per Sciarborasca: si supera la frazione Prato Zanino e si scende brevemente all'inizio del paese (212 m, 9 km da Arenzano). 

Raggiunta la piazza principale, si segue una stretta stradina asfaltata che sale ripidissima di fianco alla chiesa. Con tortuoso percorso la stradina, fra villette e case coloniche, raggiunge un piccolo spiazzo in località Pian di Nascio (333 m), dove termina l’asfalto e dove si deve lasciare l’auto.

 

AVVICINAMENTO

Dal parcheggio si segue la larga carrareccia sterrata che prosegue dritta (segnavia ). Superato un grosso serbatoio dell’acquedotto, la carrareccia entra nel bosco e continua a salire con pendenza moderata: presso un tornante verso destra la si abbandona per seguire, a sinistra, una dissestata mulattiera non segnata che sale molto ripida nel bosco (indicazione “PALESTRA DI ROCCIA”). Dopo un breve tratto la mulattiera diviene pianeggiante e taglia verso sinistra un costone alberato fino ad alcune canalizzazioni d’acqua. Aggirato il costone, si lascia quasi subito a destra il sentierino diretto ai vicini Torrioni di Sciarborasca, palestra di roccia “storica” per gli alpinisti genovesi degli anni del dopoguerra, e si prosegue lungo la mulattiera, che si inoltra pianeggiante nell’ampio Vallone Acquabona. Mantenendosi altissimi rispetto al rio che scorre nel lontano fondovalle, si taglia a mezzacosta tutta la parte inferiore del selvaggio vallone, con qualche trascurabile saliscendi: lasciata a destra una deviazione indicata da una freccia gialla, si scende leggermente attraverso una macchia di alberi raggiungendo l’alveo del Rio Acquabona, nel punto dove si forma un piccolo laghetto. Guadato il rio, si prosegue dall’altra parte su sentiero, qui più rovinato dal ruscellamento: si sale in diagonale verso sud-ovest nel bosco, superando i letti di alcuni rovinosi rii, fino a giungere ad un evidente bivio all’inizio del Pian Freccioso, antico sito di fienagione per gli abitanti di Sciarborasca (480 m circa, h 0,30).

Abbandonato il sentiero principale, che comunque da qui in poi diviene assai meno marcato, si prosegue per un sentierino a destra, che prende a risalire con decisione il filo di un crinale secondario. Tra alberi, cespugli e qualche roccia il sentierino guadagna velocemente quota, fino a giungere all’altezza di un costoncino che si affaccia su un nuovo vallonetto laterale. Oltre il costoncino il sentiero spiana, divenendo ancora una volta assai meno marcato: a questo punto lo si abbandona per continuare lungo un’evidente traccia che, verso sinistra, risale ripidissima il pendio di erba ed arbusti, grosso modo sulla linea di massima pendenza (numerosissimi ometti di pietre). Con faticosa ma elementare salita su terreno via via più scoperto si giunge su di un’ampia spalla erbosa, da dove si apre la vista su Sciarborasca, il paese di Cogoleto ed il Mar Ligure. Sempre seguendo gli ottimi ometti, si prosegue verso destra, lungo il crinale che riprende a salire deciso in direzione delle scure roccette sommitali del Groppo Nero. Con vedute via via più ampie sulle cime circostanti (in particolare sul complesso Bric Camulà – Monte Rama) si continua a salire giungendo ai piedi di un primo modesto risalto roccioso: sfruttando una breve rampa erbosa verso sinistra si sale ai piedi di una placchetta di 6 metri, che si scala per ottime roccette gradinate (I°+). Oltre un breve ripiano, il pendio inizia nuovamente a salire: dall’erba emergono sempre più grossi massi e fratturati torrioncini rocciosi, dominati dalla tronca piramide sommitale del Groppo Nero. Lasciato sulla destra un caratteristico riparo in pietre a secco addossato ad un grosso masso, si continua zigzagando fra le rocce, sempre guidati dagli ometti, fino alla base del pendio terminale del Groppo Nero. Rimontando senza percorso obbligato l’ultimo pendio, per prati e rocce, si giunge alla base del risalto terminale: si risale una specie di breve canalino erboso a destra del risalto, giungendo nei pressi della sommità. Traversando a destra per erba o, volendo, scalando il breve muretto fessurato immediatamente sopra lo sbocco del canalino (II°), si giunge sulla sommità del Groppo Nero (893 m, h 1,00 dal bivio presso Pian Freccioso, ometto). Bellissimo panorama sulla costa da Arenzano a Varazze. Da qui appare anche il tratto alpinistico della cresta, un ripido crestone che unisce il Groppo Nero al sovrastante Monte Fardello.

Si prosegue lungo la cresta, per un tratto pressochè pianeggiante: dall’erba emergono diversi spuntoni rocciosi, eventualmente superabili direttamente con un po’ di divertente ginnastica supplementare, altrimenti tranquillamente evitabili ai lati per prati. Si giunge così al piede della cresta rocciosa, dove questa si impenna con decisione (h 0,15 dal Groppo Nero, attacco).    

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Vista la facilità dei singoli passaggi, la via viene descritta interamente “in conserva”: nulla vieta però, in caso di presenza di persone inesperte o poco sicure, di procedere assicurati nei tratti più esposti.

Si attacca dunque la cresta e si sale inizialmente per facili roccette erbose (I°+): oltre una cengia le rocce si fanno più continue, pur mantenendosi solide e piuttosto articolate (II° con qualche passo leggermente esposto). Raggiunta la sommità dello speroncino, si scende brevemente ad un esile colletto, da dove si affronta una paretina di ottima roccia (10 m, II°+ esposto) che consente di raggiungere la cima di uno spuntone. Da qui una crestina erbosa pianeggiante conduce in un ripidissimo canalino erboso, alla base di un torrione fratturato.

Da questo punto, volendo, è possibile risalire (con fatica ma del tutto facilmente) il canalino erboso aggirando a destra il torrione e raggiungere direttamente la cresta sommitale del Monte Fardello.

Si consiglia però di proseguire come segue, in modo da continuare l’itinerario su roccia: giunti al ripidissimo canalino alla base del torrione fratturato, lo si discende per qualche decina di metri, facendo attenzione alle zolle erbose molto scivolose, fino alla base delle rocce dello sperone che ne costituisce la sponda sinistra orografica (cioè opposta rispetto a quella finora risalita). Qui si sfrutta un’esile cengetta rocciosa che traversa pressochè pianeggiante alla base del salto (II° esposto) per portarsi in corrispondenza del filo di detto sperone. Con un passo impegnativo ed esposto, ancorchè abbastanza ammanigliato (III°-), si supera il breve muretto incombente sulla cengia, proseguendo quindi verticalmente per ottime rocce articolate (II° con passi di II°+). Superato un ultimo breve risalto (II°+) si esce sulla poco inclinata cresta sommitale, costituita da erba e roccette: con un’ultima breve salita, si aggira l’ultimo saltino (o lo si supera al centro, con un passo impegnativo soprattutto a causa della roccia pessima, III°) e si giunge sulla sommità del Monte Fardello (1038 m, h 0,40 dall’attacco). Fantastica veduta verso la costa: alle spalle appare invece l’erboso cupolone sommitale del Monte Sciguelo.

Proseguendo lungo il comodo crinale, si supera un tratto pascolivo e, oltre alcune modestissime roccette, si attacca il ripido pendio erboso che conduce facilmente e velocemente sull’ampia calotta sommitale del Monte Sciguelo (1103 m, h 0,10 dal Monte Fardello, croce, traliccio e numerose targhe). Magnifica veduta su tutte le principali cime del Gruppo del Beigua, sulla costa da Voltri a Savona e, dalla parte opposta, sul vasto altipiano di Pratorotondo, con l’omonimo rifugio.

 

Discesa: dalla cima si segue il sentierino segnalato con ●●●, che scende ripido con diversi tornanti lungo il versante nord-ovest della montagna. Si giunge così ad un’ampia insellatura erbosa, dove si incontra la carrareccia sterrata proveniente da Le Faie (Varazze) e diretta al vicino Rifugio Pratorotondo. Seguendo la linea dell’insellatura, si incontra ben presto il bivio del segnavia ●●●, che scende verso destra in una valletta ricoperta da una fitta faggeta. La traccia perde quota con pendenza moderata nella valletta, quindi supera un rio e sfiora una aggettante paretina rocciosa. Incrociato in località Rocche di Vatterasca (960 m, paline) il sentiero , proveniente dal Rifugio Pratorotondo, si prosegue lungo questo segnavia in costante moderata discesa. Si lascia quasi subito a destra una deviazione per la località Cianèa, quindi si giunge ad un nuovo bivio (palina per la Cappelletta degli Alpini e la Casa Miniera). Proseguendo sul sentiero principale, in lungo traversone verso sinistra, si superano alcuni pittoreschi rii, mentre si gode di panorama sempre più spettacolare sulla costa e sulla lunga dorsale meridionale dello Sciguelo, che si è precedentemente percorsa. Giunti ad un ennesimo bivio, dove si incrocia il sentiero proveniente da Prato Ferretto (vedi anche itinerario Direttissima al Monte Rama) si continua a scendere sulla sinistra idrografica del Vallone Acquabona. Lasciato quasi subito a sinistra il segnavia , diretto al serbatoio dell’acquedotto nel Vallone del Rio Scorza, si prosegue lungo il segnavia . Si incontra quasi subito una fresca sorgente (fonte "Montebello”, h 1,00 dalla cima), quindi con lunga discesa mai troppo ripida si perde lungamente quota nel selvaggio vallone. Molto più in basso, quando l'antica mulattiera si trasforma in sconnessa carrareccia, si incontra a destra il sentiero percorso all’andata che raggiunge i vicini Torrioni di Sciarborasca: proseguendo a scendere, si ritorna in breve al piccolo parcheggio di Pian di Nascio (h 0,45 dalla fonte “Montebello”).

 

TEMPO TOTALE

h 4,30 circa (h 0,45 circa la parte alpinistica)

DISLIVELLO

770 m circa totali, di cui 150 m circa di arrampicata

DIFFICOLTA’

F/F+ (passi di II°+/III°- a seconda delle varianti)

MATERIALE UTILE

casco

ULTIMO SOPRALLUOGO

1° marzo 2015

PERIODO CONSIGLIATO

marzo-aprile e ottobre-novembre

COMMENTI

Lunga salita, assai panoramica ma a tratti un po’ monotòna, specie nella prima parte. Divertente e su roccia molto buona la parte “alpinistica”, comunque variabile a piacere a seconda delle difficoltà che si vogliono affrontare. Ben indicata da numerosi ometti, che rendono il percorso sconsigliabile solo in caso di fitta nebbia. Poco frequentata.